
Ben poco ci interessa, in questo momento, analizzare e capire quale sarebbe dovuta essere la soluzione dettata dalle scartoffie dell'Europa. Certo è che 2 paesi dell'Unione Europea, Italia e Malta, si sono consumati in un braccio di ferro di pessimo gusto, rimpallandosi il compito di soccorso e accoglienza, omettendo le loro responsabilità, in un gioco diretto dal protegger i contigui interessi nazionali, politici ed economici... Non ha sicuramente una "cenerentola" questa diatriba, un vergognoso episodio di cui si sono macchiati entrambi i paesi coinvolti, nella conferma di una Fortezza Europa capace di trovar convergenza solamente nelle sue vesti poliziesche, nella repressione dei flussi migratori, nella discriminazione perpetua e nell'incarcerazione coatta dei migranti. Anche questo episodio non può che essere ascritto al fallimento delle politiche implementate nell'ultimo decennio: l'inconsistenza e la fragilità di un sistema incongruo e ideologico si è rivelata in queste drammatiche giornate di impasse, incongruo perchè viziato dalle interpretazioni degli accordi europei e delle convenzioni internazionali fatte dai 2 paesi, ideologico perchè abiettamente improntato nella considerazione dei flussi migranti come rotte da reprimere.
I ministri Maroni e Frattini hanno perso un'altra occasione per redimersi, contrapponendosi vigorosamente a Malta, ostinati sulla strada della non accoglienza, tra appelli all'Unione Europea e minacce diplomatiche. Il premier Berlusconi, eternamente attento anche alle ricadute mediatiche del teatro della politica, ha tolto le "castagne dal fuoco", vista anche la dimensione e la drammaticità che il caso stava prendendo, con focolai di indignazione e potenziali macchie d'immagine: i 154 migranti verranno accolti in Italia, saranno trasportati fino a Porto Empedocle, la Pinar riprenderà il suo viaggio per la tunisina Sfax.
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