mercoledì 29 aprile 2009

Francia, studenti e medici scendono in piazza insieme

di Anna Maria Merlo
Due cortei che si fondono in uno, medici e ospedalieri da un lato, ricercatori e studenti dall'altro, ognuno con le proprie rivendicazioni, ma con un malessere comune: tutti contro l'irruzione della logica mercantile ed economicista nel servizio pubblico. I ricercatori erano ieri alla loro undicesima manifestazione dall'inizio del movimento, che, con fasi alterne, continua malgrado le forti pressioni della ministra Valérie Pécresse, che minaccia di far perdere l'anno se i corsi non saranno completati prima delle vacanze estive. In venti università sulle 85 che conta la Francia, l'agitazione resta forte. A Lione II, lunedì ci sono stati alcuni incidenti, in occasione del voto per levare il blocco dei corsi organizzato dal rettorato: ha votato una piccola percentuale, meno del 15%, più dell'80% è favorevole alla ripresa dei corsi, mentre il principale sindacato degli studenti, l'Fse (legato alla sinistra radicale) aveva invitato al boicottaggio delle urne. Dopo gli scontri, l'università è stata chiusa. Al di là di questo episodio violento, i ricercatori hanno percepito in grande maggioranza come una «provocazione» la recente decisione del consiglio dei ministri di approvare la riforma che li riguarda, con qualche ritocco rispetto al testo originale, malgrado la forte opposizione degli ultimi mesi. La contestazione riguarda la logica economicista che il governo vuole imporre.
E' la stessa protesta che ha ora raggiunto gli ospedali. Qui, per la prima volta, si è formato un fronte comune del personale sanitario, dai grandi professori fino a tutti i dipendenti. Ieri, nel corteo parigino - 20 mila persone, secondo gli organizzatori, 8 mila per la polizia - c'erano anche alcuni nomi famosi della medicina francese che hanno sfilato dietro lo striscione «contro l'ospedale-impresa». La riforma preparata dalla ministra della sanità Roselyne Bachelot significa «l'onnipotenza del direttore dell'ospedale - afferma Bernard Debré, figlio di un primo ministro di De Gaulle ed ex ministro della sanità in un governo di destra - ma io avevo l'impressione che fossero i medici a curare i pazienti, non il direttore». I medici contestano la logica dell'ospedale-impresa, che annullerebbe la specificità della sanità pubblica, applicando i criteri di gestione delle cliniche private, gerarchizzando le decisioni, tutte in mano al presidente-manager. Venticinque grandi professori di cliniche universitarie hanno firmato un testo di condanna della riforma, «la cui parola-chiave non è più la salute ma la redditività. La preoccupazione centrale non è più il malato, ma il budget dell'ospedale». La riforma Bachelot non è però contestata da tutti. Claude Evin, presidente della Federazione ospedaliera di Francia ed ex ministro della sanità socialista, la ritiene «assolutamente necessaria» e «lungi dall'essere liberista». François Chérèque, della Cfdt, afferma: «Non sono sicuro che difendendo il potere dei medici si difenda l'ospedale».

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