Alta tensione in Bolivia dove il presidente Evo Morales è finito nel mirino degli attentatori. Le forze di sicurezza hanno ingaggiato una sparatoria, durata circa mezz'ora, con alcuni indiziati pedinati da giorni. Nello scontro a fuoco sono morti tre dei presunti attentatori, un boliviano e due ungheresi. Altri due sono stati arrestati. Per Morales si tratta di mercenari stranieri pagati per uccidere lui e altri esponenti del governo.
Nei giorni scorsi Evo Morales aveva denunciato una possibile cospirazione per assassinarlo ed aveva risposto ad una chiamata telefonica di Chavez che, da Caracas, gli ha offerto tutto il suo appoggio nella battaglia contro la destra.
Morale aveva denunciato durante l’intervista rilasciata alla televisione che se gli accadrà qualcosa, a lui o al vicepresidente del paese, Álvaro García Linera, "sarà opera della destra fascista" ed aveva sottolineato che "l’opposizione dapprima ha cercato di schiacciare la sua gestione, poi ha cercato di abbatterlo con un colpo di stato ed ora cerca d’ucciderlo".
Il presidente boliviano ha iniziato uno sciopero della fame il 9 aprile scorso insieme con 1.500 attivisti affinché il Congresso approvi la Legge che da via libera alle elezioni politiche nel prossimo dicembre.
Bolivia. Sgominata una banda di mercenari autori degli attentati contro Evo Morales, il cardinale Terrazas e il vicepresidente Alvarez
Il presidente boliviano Evo Morales ha annunciato che un gruppo di mercenari stranieri voleva assassinarlo in Bolivia al ritorno del suo viaggio in Venezuela. Sono mercenari stranieri, soprattutto provenienti dai paesi dell'Europa dell'est e c'è anche un boliviano che aveva combattuto come mercenario in Jusoglavia tra le milizie croate. Morales, da Cumana, in Venezuela, dove partecipa ad un incontro regiobale, ha denunciato: "Ero stato informato che preparavano un attentato e ho dato istruzioni per lanciare una operazione e arrestarli", ha proseguito, assicurando che il gruppo disponeva di un "armamento sofisticato". La polizia boliviana in precedenza aveva annunciato di aver ucciso tre terroristi e di averne arrestati altri due nel corso di un blitz al loro hotel a Santa Cruz, capitale economica nell'est del Paese andino dove è forte la destra che si oppone anche con la violenza al governo popolare boliviano. Secondo gli inquirenti, il gruppo sarebbe implicato anche nell'attentato dinamitardo compiuto ieri a Santa Cruz davanti all'abitazione del cardinale Julio Terrazas, capo della Chiesa cattolica boliviana e negli attentati contro il vice presidente boliviano Alvarez. Il presidente boliviano, ha accusato la destra di essere dietro gli attentati. Questa vicenda avviene alla fine di una crisi politica in Bolivia, dove Morales era ricorso anche allo sciopero della fame per strappare al Parlamento il voto di una nuova legge elettorale per indire le elezioni presidenziali a settembre.
Nei giorni scorsi Evo Morales aveva denunciato una possibile cospirazione per assassinarlo ed aveva risposto ad una chiamata telefonica di Chavez che, da Caracas, gli ha offerto tutto il suo appoggio nella battaglia contro la destra.
Morale aveva denunciato durante l’intervista rilasciata alla televisione che se gli accadrà qualcosa, a lui o al vicepresidente del paese, Álvaro García Linera, "sarà opera della destra fascista" ed aveva sottolineato che "l’opposizione dapprima ha cercato di schiacciare la sua gestione, poi ha cercato di abbatterlo con un colpo di stato ed ora cerca d’ucciderlo".
Il presidente boliviano ha iniziato uno sciopero della fame il 9 aprile scorso insieme con 1.500 attivisti affinché il Congresso approvi la Legge che da via libera alle elezioni politiche nel prossimo dicembre.
Bolivia. Sgominata una banda di mercenari autori degli attentati contro Evo Morales, il cardinale Terrazas e il vicepresidente Alvarez
Il presidente boliviano Evo Morales ha annunciato che un gruppo di mercenari stranieri voleva assassinarlo in Bolivia al ritorno del suo viaggio in Venezuela. Sono mercenari stranieri, soprattutto provenienti dai paesi dell'Europa dell'est e c'è anche un boliviano che aveva combattuto come mercenario in Jusoglavia tra le milizie croate. Morales, da Cumana, in Venezuela, dove partecipa ad un incontro regiobale, ha denunciato: "Ero stato informato che preparavano un attentato e ho dato istruzioni per lanciare una operazione e arrestarli", ha proseguito, assicurando che il gruppo disponeva di un "armamento sofisticato". La polizia boliviana in precedenza aveva annunciato di aver ucciso tre terroristi e di averne arrestati altri due nel corso di un blitz al loro hotel a Santa Cruz, capitale economica nell'est del Paese andino dove è forte la destra che si oppone anche con la violenza al governo popolare boliviano. Secondo gli inquirenti, il gruppo sarebbe implicato anche nell'attentato dinamitardo compiuto ieri a Santa Cruz davanti all'abitazione del cardinale Julio Terrazas, capo della Chiesa cattolica boliviana e negli attentati contro il vice presidente boliviano Alvarez. Il presidente boliviano, ha accusato la destra di essere dietro gli attentati. Questa vicenda avviene alla fine di una crisi politica in Bolivia, dove Morales era ricorso anche allo sciopero della fame per strappare al Parlamento il voto di una nuova legge elettorale per indire le elezioni presidenziali a settembre.
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