venerdì 17 aprile 2009

Il Prc di Firenze sbanda sulla questione elettorale

di Dario Salvetti (segreteria provinciale Prc Firenze)
“Qualcosa di antico, anzi di nuovo” era lo slogan che il Psi di Craxi adottò nella sua ultima campagna elettorale a Firenze. Questo slogan si presta tutt'oggi a presentare la proposta elettorale con cui Rifondazione ha deciso di affrontare le prossime amministrative di Firenze. Con 35 voti a favore, 27 contrari e 7 astenuti il Cpf di Firenze ha infatti deciso di formare una coalizione insieme alla lista “Valdo Spini, insieme per Firenze”.
Valdo Spini sarà quindi il candidato con cui Rifondazione spera di intaccare l'egemonia del Pd. Il pedigree del personaggio non scherza: deputato nel 1979 del Psi, vicesegretario nazionale dal 1981 al 1984 ai tempi del più bieco craxismo, Sottosegretario al Ministero dell'Interno dal 1986 al 1992, Sottosegretario ali Esteri con il Governo Amato, poi Ministro dell'Ambiente, Presidente della Commissione Difesa della Camera dal 1991 al 2001, Deputato dei Ds dal1996 al 2001, presidente della Fondazione Italia Usa nel 2007 e aderente al nuovo Partito socialista.
Insomma, è proprio il caso di dirlo: un uomo vecchio per Palazzo Vecchio. Com'è possibile che un fossile della Prima Repubblica, impegnato in incarichi governativi nel corso di 20 anni di attacchi alle condizioni di vita dei lavoratori, sia rotolato di bocciatura in bocciatura fino alla grande incoronazione con cui il Prc di Firenze lo ha scelto come il nuovo che avanza? La verità è che il partito esce disorientato e immobilizzato da questa scelta tanto improvvisa quanto traumatica. Inizia così l'ennesima campagna elettorale messa in salita dalle sciagurate scelte istituzionali. E non solo per il passato dell'individuo, ma per il merito e il metodo che hanno accompagnato la sua candidatura.

La vicenda è quindi antica, anzi nuova.

Manovre a sinistra
Questo in sintesi quello che è successo: per due mesi il Prc di Firenze è stato immobilizzato da tensioni interne legate alla questione elettorale. Le ragioni sono di difficile comprensione, visto che la posizione del partito a Firenze si presentava come una delle più avanzate a livello nazionale.
Il partito formalmente avanza il 6 febbraio una propria candidatura – quella della compagna Mercedes Frias – a guidare una coalizione di sinistra alternativa al Partito Democratico. La guardia è tenuta ben alta anche rispetto alle manovre del Pdci: viene ribadita l'ambiguità dei comunisti italiani rispetto al Pd e la necessità che il Prc si presenti con le proprie liste.
Il tutto è sintetizzato da un documento politico approvato il 6 febbraio.
A quel punto tra il 10 marzo e il 6 aprile vengono convocati 5 federali sul tema elettorale. Ma ognuno di questi rimanda qualsiasi decisione. Il corpo del partito è posto di fronte ad un immobilismo difficile da capire. Nei corridoi evidentemente si svolgono complicate manovre. Una parte dei compagni sostiene la necessità di candidare a sindaco di Firenze Ornella De Zordo, esponente della lista civica Unaltracittà-unaltromondo. Con Ornella De Zordo non ci sono particolari differenze programmatiche. Al contrario: ha svolto per cinque anni una efficace opposizione al Pd fiorentino a fianco del nostro partito. Le perplessità riguardano semmai la necessità di presentare un nostro candidato di partito in una fase in cui si vuole ripartire da Rifondazione Comunista. Oltre tutto in diversi comuni della provincia, le liste civiche ispiratesi alla De Zordo mostrano un carattere contraddittorio. A Borgo San Lorenzo, ad esempio, la lista civica Libero Mugello stringe contatti con un'altra lista civica guidata da un esponente del centrodestra.
Queste sono le argomentazioni politiche con cui i dirigenti della prima mozione insistono per due mesi a mantenere la candidatura della Frias. Come quarto documento sosteniamo la necessità di individuare una candidatura operaia da contrapporre a Renzi, ma nella misura in cui non si trova la disponibilità di un candidato che risponda a questo identikit, riteniamo che la candidatura della Mercedes Frias possa comunque rappresentare la svolta a sinistra del Prc, a patto che nella lista siano inserite candidature provenienti dal mondo del lavoro che qualifichino la nostra campagna elettorale.
Ma proprio la prima mozione tra venerdì 27 e lunedì 30 svolge la più classica e clamorosa delle capovolte politiciste. Mercedes Frias è scaricata a favore della candidatura di Valdo Spini. Mercedes Frias scrive in seguito una lettera in cui racconta di averne ricevuto comunicazione in un incontro al gruppo regionale lunedì 30 mattina e di sapere che la proposta arriva direttamente dal segretario nazionale, Paolo Ferrero. Ma i compagni coinvolti in questo incontro si guardano bene dal darcene comunicazione quando lunedì 30 sera si riunisce l'ennesimo Cpf.
Il passato di Valdo Spini l'abbiamo già descritto. Qualcosa in più va detto sul presente. Pochi giorni prima aveva rilasciato un'intervista in cui affermava: “la mia candidatura non è contro il Pd” (ripreso da Il Manifesto, pagina di Firenze, 2 aprile). Il programma che Spini ha propagandato per due mesi per Firenze è impresentabile. E' un misto di demagogia territorialeggiante da far invidia al candidato della Pdl e di vecchia concertazione diessina. Il suo slogan è “Firenze una città da riconciliare e da amare”. Sul tema del lavoro, sostiene la necessità di una“rivisitazione e un aggiornamento del “Patto per lo Sviluppo”, firmato quattro anni fa fra le parti sociali e le istituzioni locali” . Un patto che da sempre il Prc di Firenze ha correttamente criticato come espressione della peggior concertazione sindacale.
Sin dall'inizio Spini ha abbandonato il tavolo delle trattative per la coalizione di sinistra (in verità lui in persona non si è mai fatto vedere), ponendo come discriminante la sua candidatura a sindaco. A noi appare evidente qual'era allora la sua manovra: mandare Renzi al ballottaggio per poi apparentarsi al secondo turni e magari rientrare nei giochi da assessore.
Cosa sia andato male al povero Valdo non lo sappiamo e poco ci interessa: fatto sta che domenica 5 aprile è disposto a ritrattare grosse parti del suo programma e il 6 aprile è pronto all'incoronazione a candidato sindaco da parte del Cpf di Rifondazione con i voti determinanti di ciò che rimane della vecchia seconda mozione vendoliana. Una scelta che lascia il Prc di Firenze privo di una linea politica comprensibile e spiegabile in città.

Alla conquista dello spazio che non c'è
La verità è che c'è dell'ordine in questa apparente follia. Si tratta di una scelta che risponde ad una logica politica ben precisa. Con la candidatura Spini si pensa di andare a coprire quello spazio elettorale di diessini delusi dall'eccessivo spostamento a destra del Pd. E' la stessa teoria elettoralistica che ha guidato il compagno Vendola e che è alla base della scissione che abbiamo subito. Questa teoria è tanto banale da essere disarmante: i Ds non esistono più, candidiamo qualcosa che ci assomigli, chi votava Ds voterà noi. Torniamo quindi al punto di partenza: perchè allora Sd è nata come un aborto, perchè La sinistra fondata da Vendola è in forti difficoltà, perché noi stessi non abbiamo appoggiato la teoria di Vendola?
Forse sarebbe necessario prendere atto che lo spazio elettorale che si rincorre affannosamente semplicemente non esiste. Il Pd è il risultato di uno spostamento ventennale a destra che ha finito per ingurgitare da ogni punto di vista ciò che rimaneva dei Ds. Non ci pare un caso che in diverse elezioni primarie siano gli ex-esponenti del Ppi-Margherita a guadagnare larghi consensi. Renzi è l'esempio per eccellenza. I contrasti che oggi emergono dentro il Pd assomigliano ad uno scontro tra bande con ben pochi rapporti con la situazione sociale.
Rifondazione non si ricostruisce dalle alchimie elettorali, ma ricostruendo totalmente il partito, la sua egemonia tra la classe e nel cosiddetto blocco sociale. Il Prc sopravvive al bipolarismo se mette in campo un terzo progetto.
Ma questa non è l'unica parte della svolta a sinistra di Chianciano che è stata calpestata con la scelta fatta a Firenze. La segreteria fiorentina, nonostante i documenti votati dal Cpf di Firenze e dal Cpn, ha messo in campo come materia di scambio elettorale il ritiro del simbolo del Prc alle amministrative per fare una lista unica con il Pdci (vedi il documento del Cpf ).
Il nostro Cpf ha lasciato addirittura l'ultima parola a riguardo al Pdci, il quale ha riunito il proprio Cpf il giorno dopo il nostro. E il Pdci ha scelto: dopo due mesi di trattative il Cpf dei comunisti italiani si è proclamato per un appoggio a Matteo Renzi e al Pd (vedi http://www.comunistifiorentini.it/). Una capovolta causata dal fatto che non gli abbiamo dato il candidato a presidente della provincia. Partita chiusa, quindi? Assolutamente no. Lo stesso giorno in cui apprendiamo tutto questo una mail del nostro segretario regionale ci tranquillizza, dicendo che il Pdci Nazionale ha deciso di non dare il simbolo a quello fiorentino. Questo viene definito: “un passo decisivo verso l'obiettivo di cui abbiamo parlato anche nel nostro CPN, teso a fare del nostro non un semplice cartello elettorale, ma, appunto, l'avvio di un progetto politico aperto e condiviso”. In pratica il Pdci di Firenze è sciolto d'arbitrio dall'alto da Diliberto per permettere al Prc..... di non presentare il proprio simbolo alle amministrative. Della serie: ci unifichiamo con un partito che a livello fiorentino non esiste più, ma se esistesse....voterebbe Renzi. Contro le stesse decisioni del Cpn, quindi, il partito a Firenze e provincia correrà con una lista unificata con il Pdci.
Abbiamo assistito in questi giorni a Firenze al risorgere della peggior miopia che ci portò alla formazione della Sinistra Arcobaleno e all'entrata nella giunta regionale Martini. Non a caso oggi, su Repubblica Firenze, Valdo Spini loda così il nostro partito: “Rifondazione Comunista collabora in regione con Martini e ha fatto una scelta coraggiosa a candidare un uomo della sinistra laica e riformista come me.”
I fatti sono finora senz'appello. Non può vivere una reale svolta a sinistra senza una forte sinistra interna al partito. Gli stessi dirigenti che si sono resi complici dei peggiori errori passati stanno facendo di tutto per dimostrarci di avere ancora gli stessi vecchi vizi.
Ma ciò che ci appare altrettanto dimostrato è che chi negli ultimi mesi è uscito dal Prc per inventarsi qualcosa più a sinistra di Rifondazione è finito rapidamente nella testimonialità o nell'inattività. Questo partito è il patrimonio organizzato più importante da contrapporre al Pd e alla Pdl. E lo difenderemo, a partire da una campagna elettorale che metta al centro il radicamento operaio. Useremo anche le elezioni per ricostruire il partito, e lotteremo contro chi invece vuole un partito da usare per soli scopi elettorali.

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