Salvare i manager per salvare i profitti. E’ questa la filosofia che ispira la modifica al Testo Unico sulla Sicurezza apportata, con un vero e proprio colpo di mano, dal ministro Sacconi che l’ha inserita nella bozza di decreto legislativo. La norma che inchiodava gli alti vertici delle aziende alle loro responsabilità, in quanto “il non impedire l’evento equivale a cagionarlo”, viene di fatto annullata dalle condizioni introdotte: “che l’evento non sia imputabile ai soggetti di cui agli articoli dal 56 al 60 compreso del presente decreto legislativo per le violazioni ivi richiamate”.
I soggetti a cui si riferisce sono i preposti, il medico competente, i progettisti, i fornitori e i lavoratori. “Sarà facile dimostrare in giudizio, per chi ha uno staff legale strapagato, che le responsabilità sono da ricercare nella scala gerarchica dei sottoposti, fino ad individuare nei lavoratori, cioè le vittime, i veri responsabili degli incidenti che li colpiscono, arrivando anche a richiedere loro il risarcimento dei danni materiali e morali”, denuncia Giuliano Greggi, della Direzione Nazionale RdB-CUB P.I. “Con queste premesse quale interesse avranno gli imprenditori a investire nella sicurezza del lavoro? Questo ulteriore e pesante attacco ai diritti dei lavoratori – prosegue Greggi - è ancora più odioso in quanto si vuole scaricare sulle vittime la responsabilità della non applicazione delle norme di tutela sacrificate sull’altare del profitto. La RdB/CUB, anche alla luce dei contributi giunti da giuristi ed esperti della materia al convegno sulla sicurezza organizzato lo scorso14 marzo Torino, darà battaglia a questa controriforma, facendo appello direttamente ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) e a tutti i lavoratori, non solo per difendere il diritto alla sicurezza sui luoghi di lavoro ma rilanciando sul terreno della prevenzione e del coordinamento delle attività ispettive sui luoghi di lavoro”, conclude il dirigente RdB-CUB.
I soggetti a cui si riferisce sono i preposti, il medico competente, i progettisti, i fornitori e i lavoratori. “Sarà facile dimostrare in giudizio, per chi ha uno staff legale strapagato, che le responsabilità sono da ricercare nella scala gerarchica dei sottoposti, fino ad individuare nei lavoratori, cioè le vittime, i veri responsabili degli incidenti che li colpiscono, arrivando anche a richiedere loro il risarcimento dei danni materiali e morali”, denuncia Giuliano Greggi, della Direzione Nazionale RdB-CUB P.I. “Con queste premesse quale interesse avranno gli imprenditori a investire nella sicurezza del lavoro? Questo ulteriore e pesante attacco ai diritti dei lavoratori – prosegue Greggi - è ancora più odioso in quanto si vuole scaricare sulle vittime la responsabilità della non applicazione delle norme di tutela sacrificate sull’altare del profitto. La RdB/CUB, anche alla luce dei contributi giunti da giuristi ed esperti della materia al convegno sulla sicurezza organizzato lo scorso14 marzo Torino, darà battaglia a questa controriforma, facendo appello direttamente ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) e a tutti i lavoratori, non solo per difendere il diritto alla sicurezza sui luoghi di lavoro ma rilanciando sul terreno della prevenzione e del coordinamento delle attività ispettive sui luoghi di lavoro”, conclude il dirigente RdB-CUB.
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