mercoledì 29 aprile 2009

Perù dà asilo a un 'oppositore' venezuelano, crisi diplomatica tra i due paesi

di Grazia Orsati
Il governo peruviano ha accordato ieri l’asilo politico a Manuel Rosales, il dirigente della opposizione venezuelana che, dopo essere stato accusato dalla magistratura di Caracas di arricchimento illecito, era fuggito dal paese rifugiandosi appunto in Perù. Il governo venezuelano ha richiamato il proprio ambasciatore ed ha avviato una "revisione integrale" delle sue relazioni con Lima. Il ministero degli Esteri di Caracas ha detto che la decisione del governo peruviano "costituisce una presa in giro del diritto internazionale, un duro colpo alla lotta contro la corruzione e una sfida al popolo venezuelano". Il cancelliere venezuelano, Nicolas Maduro aveva fatto sapere lunedì di aver consegnato all'Interpol peruviana tutta la documentazione per sostenere la richiesta di cattura di Rosales, accusato di "arricchimento illecito" tra il 2002 e il 2004 quando era governatore di Zulia.
C’è poi da ricordare che Manuel Rosales aveva partecipato al colpo di Stato del 2002, firmando il decreto che nominava il golpista Pedro Carmona nuovo Presidente della Repubblica.
Il Perù, insomma, dà rifugio a golpisti accusati di furto, ma certo è uno dei pochi paesi latinoamericani ad agire ancora così. Negli ultimi anni l’aria è decisamente cambiata in America Latina e, grazie anche all’esempio di dignità e indipendenza del popolo e del governo cubano, ormai il continente si è incamminato su tutt’altra strada.
E sono iniziate ad arrivare le prime reazioni alla vittoria del presidente dell’Ecuador Rafael Correa. Il quotidiano cubano Granma parla di vittoria “storica e inedita perché dal 1976 nessun candidato aveva vinto al primo turno”; dal Nicaragua, il presidente Daniel Ortega ha elogiato Correa per il risultato elettorale, “un successo indubbio per il movimento e il popolo ecuadoriano”; il Costa Rica ha espresso “le sue più calorose congratulazioni al presidente eletto e al popolo ecuadoriano per aver contribuito al consolidamento della democrazia”; congratulazioni sono giunte anche dal segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani, il cileno José Miguel Insulza; da Caracas, il presidente venezuelano Hugo Chávez ha telefonato a Correa per felicitarsi “della netta e storica vittoria” ricordando “il processo popolare costituente che ha permesso all’Ecuador di vivere una tappa di rifondazione democratica in modo pacifico”. Parlando ieri con la stampa estera, il presidente Correa si è detto certo che la sua vittoria rappresenti “un forte appoggio al cambiamento epocale che si vive in America Latina” in riferimento allo spostamento politico a sinistra affermatosi negli ultimi anni nella regione.

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