di Grazia Orsati
Ieri, domenica, gli ecuadoriani sono andati alle urne per le elezioni generali anticipate come previsto dalla nuova Costituzione entrata in vigore lo scorso ottobre. Una tornata elettorale che rinnoverà tutto il Paese, sia a livello amministrativo sia legislativo. E il Presidente uscente, Rafael Correa, padre della nuova Costituzione, ha vinto.
Dopo lo scrutinio di circa il 40% delle schede, Correa può contare sul 51% dei consensi. Molto distante l’ex-presidente Lucio Gutiérrez, che supera di poco il 27% e l’imprenditore Alvaro Noboa, fermo al 12,19%.
Dopo la storica approvazione di una Costituzione che ha gettato le basi di un Paese fondato sul rispetto dei diritti umani e dell'identità indigena, una Costituzione che guarda alle classi deboli e ha una nuova idea di welfare, dalla scuola alle pensioni, ai servizi di base, l'Ecuador ieri è andato alle urne per concretizzare la sua nuova identità e il voto ha dimostrato che gli ecuadoriani sono intenzionati a dare un ulteriore sonoro schiaffo all'oligarchia.
Gli ecuadoriani sostengono Correa anche nella linea dura e coraggiosa in politica estera, la linea di un governo che non si è piegato a compromessi e che ha avuto il coraggio di imporsi agli Usa, sostenuto dai paesi amici latinoamericani come il Venezuela. In particolare nella gestione della crisi seguita all'attacco colombiano del 1° marzo 2008 in territorio ecuadoriano, posizioni ribadite da Correa al suo omologo colombiano, Alvaro Uribe, in occasione del V° vertice dell'Oea a Trinidad e Tobago.
La vittoria di Correa rafforza la politica di opposizione ai Trattati di Libero Commercio con gli Stati Uniti, l’opposizione alla presenza dei militati USA nella base di Manta, l’opposizione al libero mercato. Si consolida inoltre il processo di integrazione latinoamericana.
Nel commentare la vittoria, Correa ha sottolineato come i cittadini abbiano deposto nelle urne il consenso ad un modello economico solidale, caratterizzato dalla supremazia dell’essere umano sul capitale e sul mercato, ha anche fatto riferimento alla crisi dell’economia mondiale e alle sue ripercussioni sull’Ecuador. Secondo Correa la congiuntura internazionale conferma il “successo” delle politiche del suo governo, fondate su aumento della spesa pubblica e sostegno alle fasce deboli; si è poi impegnato a continuare su questa strada, favorendo lo sviluppo dell’economia popolare e fornendo sanità ed istruzione gratuita. “La Rivoluzione è in cammino e nessuno la fermerà” ha concluso il Presidente Correa.
Ieri, domenica, gli ecuadoriani sono andati alle urne per le elezioni generali anticipate come previsto dalla nuova Costituzione entrata in vigore lo scorso ottobre. Una tornata elettorale che rinnoverà tutto il Paese, sia a livello amministrativo sia legislativo. E il Presidente uscente, Rafael Correa, padre della nuova Costituzione, ha vinto.
Dopo lo scrutinio di circa il 40% delle schede, Correa può contare sul 51% dei consensi. Molto distante l’ex-presidente Lucio Gutiérrez, che supera di poco il 27% e l’imprenditore Alvaro Noboa, fermo al 12,19%.
Dopo la storica approvazione di una Costituzione che ha gettato le basi di un Paese fondato sul rispetto dei diritti umani e dell'identità indigena, una Costituzione che guarda alle classi deboli e ha una nuova idea di welfare, dalla scuola alle pensioni, ai servizi di base, l'Ecuador ieri è andato alle urne per concretizzare la sua nuova identità e il voto ha dimostrato che gli ecuadoriani sono intenzionati a dare un ulteriore sonoro schiaffo all'oligarchia.
Gli ecuadoriani sostengono Correa anche nella linea dura e coraggiosa in politica estera, la linea di un governo che non si è piegato a compromessi e che ha avuto il coraggio di imporsi agli Usa, sostenuto dai paesi amici latinoamericani come il Venezuela. In particolare nella gestione della crisi seguita all'attacco colombiano del 1° marzo 2008 in territorio ecuadoriano, posizioni ribadite da Correa al suo omologo colombiano, Alvaro Uribe, in occasione del V° vertice dell'Oea a Trinidad e Tobago.
La vittoria di Correa rafforza la politica di opposizione ai Trattati di Libero Commercio con gli Stati Uniti, l’opposizione alla presenza dei militati USA nella base di Manta, l’opposizione al libero mercato. Si consolida inoltre il processo di integrazione latinoamericana.
Nel commentare la vittoria, Correa ha sottolineato come i cittadini abbiano deposto nelle urne il consenso ad un modello economico solidale, caratterizzato dalla supremazia dell’essere umano sul capitale e sul mercato, ha anche fatto riferimento alla crisi dell’economia mondiale e alle sue ripercussioni sull’Ecuador. Secondo Correa la congiuntura internazionale conferma il “successo” delle politiche del suo governo, fondate su aumento della spesa pubblica e sostegno alle fasce deboli; si è poi impegnato a continuare su questa strada, favorendo lo sviluppo dell’economia popolare e fornendo sanità ed istruzione gratuita. “La Rivoluzione è in cammino e nessuno la fermerà” ha concluso il Presidente Correa.
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