“La riforma del modello contrattuale è soprattutto un modo per dare ai padroni una mano per uscire dalla crisi”, afferma Pierpaolo Leonardi, Coordinatore Nazionale CUB. “Dall’accordo quadro scompare infatti ogni riferimento all’emergenza salariale e si parla solo di efficiente dinamica retributiva, che sottintende lo stretto rapporto con le necessità competitive delle aziende, mentre nell’ambito della contrattazione di secondo livello si rendono possibili deroghe in pejus sia per la parte salariale che normativa”.“Ma rilanciare la crescita economica, lo sviluppo occupazionale e l’aumento della produttività sono gli stessi principi in nome dei quali nel ‘92/’93 sono stati siglati i famigerati accordi di luglio – sottolinea Leonardi - che hanno senz’altro raggiunto lo scopo di garantire benefici e profitti alle imprese, ma dai quali è partita la destrutturazione del potere contrattuale dei lavoratori”.
“Questo accordo – aggiunge Leonardi - vorrebbe inoltre mettere fine all’esistenza di un sindacato che si pone come scopo la difesa dei diritti dei lavoratori. Ne deriveranno nuove regole in materia di rappresentanza sindacale, con le quali si intende restringere il diritto sciopero nei servizi pubblici locali e far fuori qualunque possibilità di partecipazione democratica dei lavoratori nelle decisioni che li riguardano.
Ai sindacati di base e ai lavoratori spetta ora mobilitarsi, non solo per respingere questa riforma, ma per impedire che essa trovi applicazione negli accordi di categoria, aziendale e territoriali”, conclude il dirigente CUB”.
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