venerdì 24 aprile 2009

I movimenti di lotta replicano alla decisione di Berlusconi di spostare a l’Aquila il vertice del G8

di Marco Santopadre
Sono previste per oggi le reazioni ufficiali dei governi di Berlino e Parigi al cambio di luogo del prossimo G8 di luglio. Il cancelliere tedesco Angela Merkel terrà infatti in giornata la sua conferenza settimanale nella quale si attende un commento alla proposta del governo italiano di tenere il vertice all’Aquila. Il presidente francese Nicolas Sarkozy dovrebbe aver concordato con la Merkel una posizione comune. Finora non ci sono state reazioni da parte dei governi di Giappone, Canada e Russia, gli altri paesi che fanno parte del G8, ma da Palazzo Chigi si lascia intendere che se Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia daranno il loro appoggio alla proposta di Berlusconi non dovrebbero esserci ulteriori obiezioni. Il problema per Berlusconi era di ottenere l'assenso dei sette leader dei paesi del G8. Finora è arrivato solo il sì da parte del governo della Gran Bretagna, mentre la Casa Bianca ha fatto sapere di seguire ''con interesse'' gli sviluppi della proposta del premier italiano. Il Dipartimento di Stato USA, con una nota, ha precisato di essere impegnato in una serie di ''intense consultazioni con gli italiani per approfondire le conseguenze'' della proposta di Berlusconi di spostare il vertice del G8 a L'Aquila. Fonti diplomatiche italiane a Washington hanno precisato di avere trovato un atteggiamento sostanzialmente positivo negli interlocutori statunitensi.

Lo spostamento della località dove far svolgere il vertice del G8 di luglio implica comunque una non facile rimessa a punto di un complicato apparato organizzativo già in moto da mesi. Bisogna ristudiare tutti gli aspetti di sicurezza da garantire al summit insieme alla collocazione logistica delle centinaia di funzionari e diplomatici che accompagnano i capi di governo. Stesso problema logistico per i giornalisti provenienti da tutto il mondo - ne sono attesi in tutto almeno 3000 - che devono essere messi in grado di svolgere il loro lavoro.
Se Berlusconi pensa che i cosiddetti ‘no-global’ non andranno a L'Aquila per manifestare contro il G8. «si sbaglia di grosso» afferma Luca Casarini, sottolineando che la mobilitazione non sarà solo a L'Aquila, «ma in tutte quelle zone rosse di questa società in crisi, per riaffermare la lotta in difesa dei beni comuni». Berlusconi, dice Casarini, «ha dimostrato ancora una volta la capacità di rovesciare le situazioni a suo favore. È un nemico molto intelligente, è come Luigi Bonaparte e non un arrogante ducetto come Mussolini. Ancora una volta ha dimostrato di essere completamente disinteressato della sacralità delle istituzioni e sfruttare a suo favore ogni situazione». «Il G8 di oggi è diverso da quello del 2001, che era la celebrazione del sistema capitalistico - continua Casarini -. Oggi quel sistema è in crisi e dunque le zone rosse da violare non sono più tanto i luoghi dove i potenti scelgono di rappresentare la propria crisi, ma le tante zone rosse che l'hanno provocata: i manager e le banche». Dunque contestazione ci sarà, ma «per riaffermare la lotta per la difesa dei beni comuni e i temi su cui ogni giorno si confrontano i movimenti: l'acqua, la casa, i rifiuti». Se alla fine la decisione di fare il G8 a L'Aquila comporterà che le persone colpite dal terremoto avranno una casa, «io sarò il primo ad essere contento. Ma - conclude Casarini - mi auguro che non usino le tragedie, come hanno sempre fatto, solo per fare propaganda lasciando gli sfollati nelle tendopoli». Anche Francesco Caruso, altro leader del movimento negli anni scorsi e poi passato per il Parlamento nel gruppo di Rifondazione, critica Silvio Berlusconi: «Ancora una volta vuole strumentalizzare il dramma del popolo abruzzese e usarlo come scudo umano nei confronti del dissenso». "L'ultima cosa che possiamo fare è indietreggiare rispetto alla colossale provocazione e alla clamorosa manovra politica" dice invece Piero Bernocchi, della Confederazione Cobas: "Lo hanno già fatto in maniera vergognosa Franceschini ed Epifani, che hanno sottoscritto senza fiatare tutto (spreco del denaro pubblico già investito alla Maddalena, provocazione verso le legittime manifestazioni, uso strumentale ulteriore dei terremotati ecc..), guai se lo facessimo noi. La militarizzazione eventuale dell'Abruzzo non può certo essere peggiore di quella della Maddalena, anzi". "Ci vorrebbe un meraviglioso convegno internazionale sul terremoto, da noi organizzato con i migliori esperti italiani e stranieri in cui si lanci la proposta di destinare la spesa degli F35 e quella per il Ponte di Messina alla ricostruzione dell'Abruzzo ed alla messa in sicurezza di tutto il patrimonio edilizio nazionale. Un controvertice coi fiocchi" propone Nella Ginatempo del Patto permanente contro la guerra.

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