di Margherita Dean - Peacereporter
Qui, in tutta la Grecia, oramai la polizia ha avuto, finalmente, la decenza di abbandonare le teorie 'pubbliche', quelle per cui il poliziotto è il migliore amico del cittadino, se 'regolare', per mostrare il suo vero volto quello della coscienza deformata da divisa e manganello, se non arma da fuoco. Quale che sia il fuoco. Quale che sia il poliziotto. Poco interessa il motivo personale che spinge un essere umano a indossare le vesti della violenza gratuita.
Vittime preferite: i cosiddetti ‘'anarchici'' e i migranti. Stamane, all'alba, agenti anti - sommossa hanno mandato in ospedale due studenti (uno con la testa rotta e l'altro con le mani rotte, perché usate per proteggersi la testa). Ovviamente non si può stare nel parco della via Navarinou, angolo Zoodochou Pighis, in diabolica prossimità col punto in cui fu ucciso, sempre da un poliziotto, Alexandros Grigoropoulos, il 6 dicembre del 2008. Non ci si può stare a quell'ora in cui le persone per bene dormono. Non si può stare a Exarchia, da sempre quartiere di anarchici e tossici. Un quartiere pericoloso, a dire di varie star dei telegiornali delle otto. Un ghetto, a dire del governo. Non si può stare a Exarchia neanche per una passeggiata, non se si è uomini con i capelli lunghi, vestiti di nero. Altrimenti capita che ti chiedano i documenti. Come minimo. Oppure una camera con vista nell'ospedale di turno è prenotata a tuo nome.
Ora, in quel punto, da poco parco, per molti anni c'era il parcheggio a pagamento da me preferito: la notte era gratuito per tacita sonnolenza del gestore. La mitica Punto ci passò molte ore in attesa mia e degli amici che io, vittima della mia sindrome da autista di autobus, amo caricare e portare in giro. Lo Stand, l'Underground e altri locali storici resistono, non il parcheggio. Scaduto il contratto d'affitto, gli abitanti dei paraggi occuparono la colata d'asfalto, aprirono buchi e ci piantarono alberi e fiori. Il parcheggio della via Navarinou divenne parco autogestito fino a che l'accordo non fu raggiunto e il parco sarà parco. Non grazie al sindaco di Atene, noto taglialegna.
Nel parco, però, non ci si può sedere per fumare l'ultima sigaretta prima di una dolce buonanotte. Non si può neanche essere malati di epilessia, come l'immigrato illegale dal Kurdistan iracheno, altrimenti quelli della Guardia Costiera di Igoumenitsa raccontano che se sei ridotto ad un vegetale è colpa della tua malattia, non del fatto che la tua testa l'hanno usata per stimare la resistenza della banchina (incriminata?) del porto di andata verso l'Italia. Arivan Osman Abdullah è l' ‘'irregolare'' in questione, ha ventinove anni ed è in coma irreversibile dal 3 aprile, giorno del pestaggio subito dalla Guardia Costiera di questo Paese.
Qui, in tutta la Grecia, oramai la polizia ha avuto, finalmente, la decenza di abbandonare le teorie 'pubbliche', quelle per cui il poliziotto è il migliore amico del cittadino, se 'regolare', per mostrare il suo vero volto quello della coscienza deformata da divisa e manganello, se non arma da fuoco. Quale che sia il fuoco. Quale che sia il poliziotto. Poco interessa il motivo personale che spinge un essere umano a indossare le vesti della violenza gratuita.
Vittime preferite: i cosiddetti ‘'anarchici'' e i migranti. Stamane, all'alba, agenti anti - sommossa hanno mandato in ospedale due studenti (uno con la testa rotta e l'altro con le mani rotte, perché usate per proteggersi la testa). Ovviamente non si può stare nel parco della via Navarinou, angolo Zoodochou Pighis, in diabolica prossimità col punto in cui fu ucciso, sempre da un poliziotto, Alexandros Grigoropoulos, il 6 dicembre del 2008. Non ci si può stare a quell'ora in cui le persone per bene dormono. Non si può stare a Exarchia, da sempre quartiere di anarchici e tossici. Un quartiere pericoloso, a dire di varie star dei telegiornali delle otto. Un ghetto, a dire del governo. Non si può stare a Exarchia neanche per una passeggiata, non se si è uomini con i capelli lunghi, vestiti di nero. Altrimenti capita che ti chiedano i documenti. Come minimo. Oppure una camera con vista nell'ospedale di turno è prenotata a tuo nome.
Ora, in quel punto, da poco parco, per molti anni c'era il parcheggio a pagamento da me preferito: la notte era gratuito per tacita sonnolenza del gestore. La mitica Punto ci passò molte ore in attesa mia e degli amici che io, vittima della mia sindrome da autista di autobus, amo caricare e portare in giro. Lo Stand, l'Underground e altri locali storici resistono, non il parcheggio. Scaduto il contratto d'affitto, gli abitanti dei paraggi occuparono la colata d'asfalto, aprirono buchi e ci piantarono alberi e fiori. Il parcheggio della via Navarinou divenne parco autogestito fino a che l'accordo non fu raggiunto e il parco sarà parco. Non grazie al sindaco di Atene, noto taglialegna.
Nel parco, però, non ci si può sedere per fumare l'ultima sigaretta prima di una dolce buonanotte. Non si può neanche essere malati di epilessia, come l'immigrato illegale dal Kurdistan iracheno, altrimenti quelli della Guardia Costiera di Igoumenitsa raccontano che se sei ridotto ad un vegetale è colpa della tua malattia, non del fatto che la tua testa l'hanno usata per stimare la resistenza della banchina (incriminata?) del porto di andata verso l'Italia. Arivan Osman Abdullah è l' ‘'irregolare'' in questione, ha ventinove anni ed è in coma irreversibile dal 3 aprile, giorno del pestaggio subito dalla Guardia Costiera di questo Paese.
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