martedì 21 aprile 2009

Il degrado della libertà di critica e di informazione in Italia

Una lettera appello al Consiglio d'Europa, al Parlamento europeo, alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo e al Commissario per i diritti umani

di Lucio Manisco, Giuseppe Di Lello e Alessandro Cisilin
Con riferimento alla risoluzione del Consiglio d’Europa 1387 (2004): Monopolio dei media e possibile abuso di potere in Italia; e alla risoluzione del Parlamento Europeo P5TA (2004) 0373: Libertà di espressione e di informazione. Rischi di violazione nell’Ue e particolarmente in Italia della libertà di espressione e di informazione (articolo 11, paragrafo 2 della Carta dei Diritti Fondamentali, 2003/2237 INI), i sottoscritti sottopongono all’attenzione del Consiglio d’Europa e dei suoi organi competenti quanto segue:
1.I rilievi avanzati dalla risoluzione del Consiglio d’Europa sono stati ignorati o disattesi negli ultimi cinque anni dai governi Prodi e Berlusconi e da due legislature parlamentari italiane per quanto riguarda il conflitto d’interesse tra proprietà e controllo delle aziende e carica di ufficio pubblico (presidente del Consiglio), gli emendamenti alla legge Gasparri, il duopolio, divenuto ora monopolio, Rai-Mediaset, l’indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo.
2.La situazione della libertà di critica, di informazione e di pluralismo mediatico ha registrato soprattutto nel settore televisivo un ulteriore devastante degrado negli ultimi cinque anni.
3.A riprova di quanto sopra richiamiamo all’attenzione del Consiglio d’Europa tre ultimi gravissimi episodi che attestano interferenze dirette del potere esecutivo con la libertà di informazione e di critica degli operatori di due programmi del servizio pubblico televisivo e il dominio autocratico del capo del governo su tutti i programmi dello stesso:
a)Il programma di giornalismo investigativo “Report” di Milena Gabanelli sulla “social card”, una direttiva del governo a favore dei meno abbienti, è stato fatto oggetto di aspre critiche dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, e il nuovo direttore generale della Rai Mauro Masi ha immediatamente provveduto a sottoporre ad azione disciplinare il programma stesso da parte del Comitato Etico della Rai. L’onorevole Giuseppe Giulietti (Associazione Art.21) ha stigmatizzato tale misura nei seguenti termini: “L’attacco a Report dimostra che c’è un disegno preciso: la progressiva espulsione dalla Rai dei temi e degli autori sgraditi al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi”.
b)Un secondo programma di giornalismo investigativo della Rai, “Annozero”, diretto da Michele Santoro (già sospeso nel 2001 per ‘editto’ del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e poi riattivato con nuova denominazione su sentenze della magistratura italiana), nella puntata del 9 aprile c.a. dedicata alla carenze di misure preventive della Protezione Civile sul terremoto nell’Abruzzo, è stato attaccato tre giorni dopo, domenica 12 alle 16.30, dal presidente del Consiglio in questi termini: “La tv pubblica non può comportarsi in questo modo”. Alle 18 dello stesso giorno il nuovo presidente della Rai Paolo Garimberti e il direttore generale Masi in una nota ufficiale disponevano un esame di “approfondimento” su Annozero. Il direttore generale ordinava quindi al conduttore di Annozero Michele Santoro di programmare una puntata “riequilibratrice” e gli ingiungeva di sospendere la collaborazione di Vauro Senesi, il più noto vignettista politico italiano.
c)Secondo quanto riferito dalla stampa italiana, il 17 aprile 2009 il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una riunione indetta con i suoi alleati di governo (Popolo della Libertà e Lega) nella sua residenza romana ha deciso il nuovo organigramma della Rai assegnando a giornalisti e funzionari a lui fedeli le direzioni dei telegiornali e delle reti, compito questo che dovrebbe essere invece espletato per statuto dal consiglio di amministrazione della Rai.
Si appalesa così, con inconfutabile evidenza, un controllo diretto, arbitrario e autocratico del capo del governo sul servizio pubblico televisivo, controllo la cui immediata efficacia censoria viene favorita dalla subordinazione degli organi direttivi della Rai ai poteri del capo del governo, che già controlla le emittenti private Mediaset.
I sottoscritti chiedono pertanto al Consiglio d’Europa di predisporre sui suddetti eventi un’indagine conoscitiva dell’Assemblea parlamentare, di monitorare questi e prevedibili nuovi attacchi alla libertà di informazione in Italia, di rinnovare al governo e al Parlamento della Repubblica Italiana, aggiornandoli,i rilievi già avanzati nella risoluzione 1387 del 2004.

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