la linea di classe unitaria e di massa.
Il metodo della Rete vince la sfida e prosegue il suo cammino.
In 5000 a Taranto (1000 per la questura e parte della stampa e tv locali che hanno dato grande risalto) in una forte e spettacolare manifestazione e in una bella e toccante assemblea finale in piazza.
Un lungo serpentone colorato di bandiere rosse guidato da donne proletarie e centinaia di scatenatissimi giovani operai dell'Ilva, mai scesi in piazza prima d'ora così, compatti e combattivi, convinti dalla linea e dalla prassi unitaria e intransigente applicata nella costruzione della manifestazione di Taranto.
E' stata una manifestazione realmente nazionale con lavoratori e associazioni arrivati da Palermo e da Trento, da Torino e da Taranto, Marghera, Bologna, Ravenna, Perugia, Molfetta, Roma, Bari e Napoli.
Tutti insieme, operai e lavoratori di diverse organizzazioni sindacali, associazioni di familiari delle vittime del lavoro e centri sociali, militanti di partiti e organizzazioni e le punte avanzate di alcune università in lotta nei mesi scorsi. Una manifestazione difficile da realizzare in una città del "profondo" sud. Un grande spinta dal basso in forma totalmente autorganizzata tra le diverse forme dello sfruttamento che si sono ricomposte in unica posizione di classe.
Abbiamo anche reso la "questione Riva" una battaglia nazionale. Un padrone che i compagni di Taranto della nostra rete dello slai cobas per il sindacato di classe avevano sfidato da tempo, quasi in solitudine, numeri e cifre alla mano. Lo slogan "Riva assassino", gridato spontaneamente da
centinaia di tarantini alla manifestazione, fa capire perchè il padrone aveva giustamente percepito come un pericolo quella denuncia. Ora bisogna farne una questione nazionale e di classe piena insieme ai molti comitati di lotta dei lavoratori, comitati di quartiere e strutture territoriali ambientaliste presenti alla manifestazione.
Il ponte simbolico tra la Thyssen di Torino e l'Ilva di taranto, che sembrava impossibile, è diventato sabato 18 aprile realtà in carne e ossa formato dagli operai che si sono incontrati al di fuori degli accordi o sostegni del sindacalismo sia confederale che di base colpevolmente "distratti" su questa mobilitazione dal basso che va avanti da mesi e che proseguirà il proprio percorso.
Sabato si sono finalmente incontrati in piazza - e non solo in televisione - i familiari di alcune delle più importanti realtà delle morti sul lavoro (Thyssen, ILVA, Umbria Olii, ecc...). Ma abbiamo anche formalizzato un nesso pratico e di lotta tra le morti sul lavoro e la lotta contro precarietà,
cassintegrazione, nuova contrattazione nazionale, attacco al diritto di sciopero e estensione dei diritti ai precari.
La presenza del Sindaco di Taranto è stato un ulteriore successo di questa manifestazione perchè ha simbolizzato il sostegno della città alla Rete e ha rappresentato anche un ulteriore sostegno e riconoscimento della battaglia dei familiari degli operai morti sul lavoro.
Siamo consapevoli che abbiamo vinto solo un'altra battaglia che rappresenta una tappa di un percorso di lunga durata.
Stiamo costruendo la rete passo dopo passo rispetto a una prassi parolaia di addetti ai lavori e di sole denunce mediatiche su un tema così drammatico e centrale nella lotta contro il sistema di sfruttamento capitalistico ed i
suoi governi.
Abbiamo dato a tutti, senza alcuna discriminazione e con la massima buona intenzione, la possibilità di schierarsi e tanti lo hanno fatto con adesioni massicce andate anche oltre quelle già significative della riuscita manifestazione del 6 dicembre scorso. Ma soprattutto vogliamo sotolineare una partecipazione, al di là delle adesioni formali, ancora più combattiva e solida in una manifestazione in cui tutti si sono sentiti protagonisti e promotori. Con il metodo e la linea che questa Rete ha scelto sin dall'inizio.
A Taranto ora siamo più forti e autorevoli nella battaglia in quella che è attualmente la più grande fabbrica del nostro paese (per operi diretti e indotto), il primo stabilimento siderurgico d'Europa e uno dei primi 10 al mondo. In una città dove c'è anche l'ENI e la più grande Base militare
italiana che si affaccia nel mediterraneo a sostegno delle guerre USA e Nato. In una regione segnata dai petrolchimici assassini e semi-dismessi di Manfredonia e Brindisi.
Ma ora dobbiamo ulteriormente rilanciare il percorso a livello nazionale verso nuove scadenze e fronti di lotta.
Dalla manifestazione di Taranto siamo usciti con l'impegno a rilanciare la piattaforma della manifestazione e della Rete verso uno sciopero generale nazionale.
Allargheremo ulteriormente il lavoro sul campo in queste settimane a partire dalle manifestazioni del 1° maggio e in tutte le scadenze e iniziative di lotta previste (dai processi esemplari contro la Thyssen, Eternit, Umbria
Olii e tutti gli altri).
Avvieremo la costruzione di una nuova assemblea nazionale per il 27 giugno a Roma con incontri preparatori territoriali e regionali a Palermo, Taranto, Napoli, Roma, Ravenna, Milano, Bergamo, Marghera, Torino, e ovunque sarà possibile, per pianificare in autunno nuove iniziative nazionali. In particolare pensiamo a una lotta sul "caso Eternit" a Casal Monferrato e una nuova giornata di mobilitazione nazionale nella prima decade di dicembre.
Da questa assemblea dobbiamo uscire con la definizione di questi appuntamenti, ma anche con nuove proposte per la costruzione della rete e della lotta tra i lavoratori immigrati e per formare una struttura di servizio.
La Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
manifestazione18aprile@gmail.com
20 aprile 2009
In 5000 a Taranto (1000 per la questura e parte della stampa e tv locali che hanno dato grande risalto) in una forte e spettacolare manifestazione e in una bella e toccante assemblea finale in piazza.
Un lungo serpentone colorato di bandiere rosse guidato da donne proletarie e centinaia di scatenatissimi giovani operai dell'Ilva, mai scesi in piazza prima d'ora così, compatti e combattivi, convinti dalla linea e dalla prassi unitaria e intransigente applicata nella costruzione della manifestazione di Taranto.
E' stata una manifestazione realmente nazionale con lavoratori e associazioni arrivati da Palermo e da Trento, da Torino e da Taranto, Marghera, Bologna, Ravenna, Perugia, Molfetta, Roma, Bari e Napoli.
Tutti insieme, operai e lavoratori di diverse organizzazioni sindacali, associazioni di familiari delle vittime del lavoro e centri sociali, militanti di partiti e organizzazioni e le punte avanzate di alcune università in lotta nei mesi scorsi. Una manifestazione difficile da realizzare in una città del "profondo" sud. Un grande spinta dal basso in forma totalmente autorganizzata tra le diverse forme dello sfruttamento che si sono ricomposte in unica posizione di classe.
Abbiamo anche reso la "questione Riva" una battaglia nazionale. Un padrone che i compagni di Taranto della nostra rete dello slai cobas per il sindacato di classe avevano sfidato da tempo, quasi in solitudine, numeri e cifre alla mano. Lo slogan "Riva assassino", gridato spontaneamente da
centinaia di tarantini alla manifestazione, fa capire perchè il padrone aveva giustamente percepito come un pericolo quella denuncia. Ora bisogna farne una questione nazionale e di classe piena insieme ai molti comitati di lotta dei lavoratori, comitati di quartiere e strutture territoriali ambientaliste presenti alla manifestazione.
Il ponte simbolico tra la Thyssen di Torino e l'Ilva di taranto, che sembrava impossibile, è diventato sabato 18 aprile realtà in carne e ossa formato dagli operai che si sono incontrati al di fuori degli accordi o sostegni del sindacalismo sia confederale che di base colpevolmente "distratti" su questa mobilitazione dal basso che va avanti da mesi e che proseguirà il proprio percorso.
Sabato si sono finalmente incontrati in piazza - e non solo in televisione - i familiari di alcune delle più importanti realtà delle morti sul lavoro (Thyssen, ILVA, Umbria Olii, ecc...). Ma abbiamo anche formalizzato un nesso pratico e di lotta tra le morti sul lavoro e la lotta contro precarietà,
cassintegrazione, nuova contrattazione nazionale, attacco al diritto di sciopero e estensione dei diritti ai precari.
La presenza del Sindaco di Taranto è stato un ulteriore successo di questa manifestazione perchè ha simbolizzato il sostegno della città alla Rete e ha rappresentato anche un ulteriore sostegno e riconoscimento della battaglia dei familiari degli operai morti sul lavoro.
Siamo consapevoli che abbiamo vinto solo un'altra battaglia che rappresenta una tappa di un percorso di lunga durata.
Stiamo costruendo la rete passo dopo passo rispetto a una prassi parolaia di addetti ai lavori e di sole denunce mediatiche su un tema così drammatico e centrale nella lotta contro il sistema di sfruttamento capitalistico ed i
suoi governi.
Abbiamo dato a tutti, senza alcuna discriminazione e con la massima buona intenzione, la possibilità di schierarsi e tanti lo hanno fatto con adesioni massicce andate anche oltre quelle già significative della riuscita manifestazione del 6 dicembre scorso. Ma soprattutto vogliamo sotolineare una partecipazione, al di là delle adesioni formali, ancora più combattiva e solida in una manifestazione in cui tutti si sono sentiti protagonisti e promotori. Con il metodo e la linea che questa Rete ha scelto sin dall'inizio.
A Taranto ora siamo più forti e autorevoli nella battaglia in quella che è attualmente la più grande fabbrica del nostro paese (per operi diretti e indotto), il primo stabilimento siderurgico d'Europa e uno dei primi 10 al mondo. In una città dove c'è anche l'ENI e la più grande Base militare
italiana che si affaccia nel mediterraneo a sostegno delle guerre USA e Nato. In una regione segnata dai petrolchimici assassini e semi-dismessi di Manfredonia e Brindisi.
Ma ora dobbiamo ulteriormente rilanciare il percorso a livello nazionale verso nuove scadenze e fronti di lotta.
Dalla manifestazione di Taranto siamo usciti con l'impegno a rilanciare la piattaforma della manifestazione e della Rete verso uno sciopero generale nazionale.
Allargheremo ulteriormente il lavoro sul campo in queste settimane a partire dalle manifestazioni del 1° maggio e in tutte le scadenze e iniziative di lotta previste (dai processi esemplari contro la Thyssen, Eternit, Umbria
Olii e tutti gli altri).
Avvieremo la costruzione di una nuova assemblea nazionale per il 27 giugno a Roma con incontri preparatori territoriali e regionali a Palermo, Taranto, Napoli, Roma, Ravenna, Milano, Bergamo, Marghera, Torino, e ovunque sarà possibile, per pianificare in autunno nuove iniziative nazionali. In particolare pensiamo a una lotta sul "caso Eternit" a Casal Monferrato e una nuova giornata di mobilitazione nazionale nella prima decade di dicembre.
Da questa assemblea dobbiamo uscire con la definizione di questi appuntamenti, ma anche con nuove proposte per la costruzione della rete e della lotta tra i lavoratori immigrati e per formare una struttura di servizio.
La Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
manifestazione18aprile@gmail.com
20 aprile 2009
Le Foto della manifestazione a Taranto
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