venerdì 17 aprile 2009

Israele, siluro sull'inchiesta Onu

«Commissione non imparziale», Tel Aviv chiude la porta a Goldstone Nessuna collaborazione con gli ispettori che indagheranno su Piombo fuso.
di Michelangelo Cocco
Tel Aviv non collaborerà con l'inchiesta delle Nazioni Unite sull'operazione «Piombo fuso», l'offensiva delle truppe israeliane che tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009 ha causato la morte di oltre 1.417 palestinesi (la maggior parte dei quali civili) nella Striscia di Gaza. «Israele ha informato il Consiglio dei diritti umani dell'Onu che non coopererà con un'indagine basata su una risoluzione non imparziale» ha dichiarato alla France presse un funzionario dello Stato ebraico che ha chiesto di restare anonimo. Hamas al contrario - riferisce il quotidiano Ha'aretz - ha fatto sapere di essere pronta a cooperare con la squadra guidata da Richard Goldstone, il giudice sudafricano (ex procuratore dei tribunali per i crimini di guerra commessi in Ruanda ed Ex Yugoslavia) che guiderà gli investigatori attesi tra qualche settimana nella regione e il cui rapporto al Consiglio è previsto per il luglio prossimo.
La lettera che ufficializza il diniego è stata spedita, attraverso l'ambasciata israeliana a Ginevra, a Goldstone e alla sede dell'Agenzia dell'Onu che si occupa dei diritti umani. Senza la collaborazione da parte delle autorità israeliane, per gli investigatori di Goldstone sarà più difficile raccogliere prove sulle armi utilizzate contro Gaza, su condotte criminali da parte dei soldati e su eventuali ordini che le hanno causate. Già da qualche giorno si era capito che i responsabili dei massacri di Gaza avevano intenzione di mettere il bastone tra le ruote all'iniziativa del Consiglio, di cui fanno parte 47 paesi: «L'indagine non ha alcuna base morale, perché già prima di essere iniziata ha deciso chi è colpevole e di cosa» aveva tagliato corto qualche giorno fa Yigal Palmor, il portavoce del ministero degli esteri.
All'allora governo Olmert proprio non era andata giù la risoluzione, adottata dal Consiglio dei diritti umani il 12 gennaio scorso, che condannava l'offensiva militare e chiedeva la fine dei bombardamenti. Eppure Goldstone, che si era detto «scioccato» per l'incarico affidatogli - a causa della sua collaborazione con istituzioni israeliane (tra cui l'università ebraica di Gerusalemme) - aveva fatto di tutto per non suscitare il sospetto delle autorità israeliane. Mentre il mandato gli chiede d'indagare sulla condotta delle truppe di Tel Aviv nei 22 giorni di attacco a Gaza, il giudice aveva dichiarato di voler prendere in esame tutte le presunte violazioni (anche i lanci di razzi da parte di Hamas) e di voler estendere il raggio temporale dell'inchiesta al periodo precedente l'attacco, per spiegarne il contesto.
Le organizzazioni non governative palestinesi e internazionali - tra cui Amnesty international e Human rights watch - hanno raccolto indizi che accusano l'esercito di aver bombardato aree densamente popolate, utilizzato munizioni al fosforo bianco su zone abitate, impiegato palestinesi come scudi umani, aver effettuato esecuzioni extragiudiziali. Anche Hamas è stata accusata per il lancio di razzi in territorio israeliano e di aver utilizzato scudi umani.
Per le stesse accuse il procuratore della Corte penale internazionale (Icc) Luis Moreno Ocampo sta tuttora valutando se sussiste la possibilità di aprire un'indagine contro Tel Aviv in base alle denunce presentate da decine di ong.
Intanto continua l'opera di sdoganamento di Hamas, considerata «organizzazione terroristica» dalla Comunità internazionale ma con cui sempre più governi iniziano a intavolare trattative. Ieri il leader palestinese Khaled Meshaal, a capo dell'ufficio politico del movimento islamico in esilio, ha incontrato a Damasco una nuova delegazione parlamentare britannica, nel terzo meeting del genere nell'arco di un mese. In un comunicato, Hamas precisa che la delegazione guidata dall'onorevole Roger Godsiff ha incontrato Meshaal e altri rappresentanti di Hamas.
«È una visita che s'inserisce nel quadro degli sforzi europei per aprire canali di dialogo con Hamas al fine di comprendere nel profondo, attraverso un dialogo diretto col movimento, la nostra causa», si legge nel testo. Hamas figura dal 2003 nella lista dell'Unione europea delle organizzazioni terroristiche, eppure Meshaal aveva già incontrato a Damasco nel marzo scorso deputati europei. «I membri della delegazione britannica - prosegue il comunicato - hanno espresso la loro convinzione che nella regione non si può arrivare alla pace senza un dialogo con Hamas che si è conquistato la fiducia del popolo palestinese in modo democratico trasparente».

Nessun commento:

Posta un commento