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lunedì 27 aprile 2009

Campania: diossina e arsenico nell’acqua potabile

di Giorgio Trasarti
Solventi chimici, diossina e persino arsenico nelle acque dei comuni campani. I risultati dei test effettuati dalla US Navy in 166 abitazioni, prese in affitto dalle famiglie dei militari Usa di stanza nel napoletano e nel casertano, delineano un gravissimo scenario di contaminazione chimica e biologica delle risorse idriche locali. "Sono altissime le concentrazioni di componenti organiche volatili in undici abitazioni di Casal di Principe", scrive il Comando della Marina che ha ordinato lo sgombero immediato del personale ivi ospitato ed il suo trasferimento nella base di Gricignano. Mentre Casal di Principe viene dichiarata "off limits", l'accertata presenza di agenti chimici
in "quantità inferiori" nelle abitazioni occupate dai militari USA ad Arzano, Marcianise e Villa Literno ha determinato la "sospensione temporanea degli affitti" in questi tre comuni.
Il composto inquinante rilevato nelle acque è il tetracloroetene, anche noto come tetracloroetilene o PCE, utilizzato come solvente e per la produzione di pesticidi. Scarsamente biodegradabile, è assai
nocivo per l'uomo e per l'ambiente. Inalato, deprime il sistema nervoso centrale e produce sintomi simili a quelli dell'ubriacatura da alcolici: mal di testa, confusione, difficoltà nella coordinazione motoria, riduzione delle percezioni tattili. L'esposizione a grandi percentuali di solventi volatili
organici clorati (denominati VOC) può compromettere le capacità di risposta immunitaria e, nel caso di una gravidanza, il corretto sviluppo del feto. Esposizioni prolungate possono inoltre condurre al danneggiamento dei tessuti epatici, renali e del sistema nervoso centrale. Il tetracloroetilene è considerato oltretutto un agente cancerogeno.
In che modo il PCE sia finito nei rubinetti di alcuni comuni campani è cosa tutta da accertare. Per i medici statunitensi l’inquinamento sarebbe legato principalmente alla combustione illegale dei rifiuti nelle strade e nelle discariche della Campania. Gli "inaccettabili livelli" del solvente riscontrati dalla US Navy hanno imposto immediatamente l'allontanamento da Casal di Principe di undici famiglie statunitensi. Una misura che non ha preoccupato invece minimamente gli amministratori locali: la popolazione civile continua infatti ad essere rifornita di acqua contaminata. Il rilevamento di pericolose quantità di componenti chimiche nell’acqua e nel suolo di alcuni comuni, era stato preannunciato dal Comando USA già nell’autunno 2008 sul settimanale Panorama
distribuito tra il personale militare. Sembra invece che della questione non siano state informate le autorità sanitarie italiane, e gli amministratori locali si sarebbero guardati bene dal richiedere copia dei dati dell’indagine.
Omessa anche la notizia del rilevamento di un altro pericolosissimo veleno: si tratta dell'arsenico, particolarmente utilizzato in agricoltura come pesticida, erbicida ed insetticida. A rivelare che nelle acque campane scorre arsenico è stata la moglie di un ufficiale statunitense, Maria Ortiz, che ha ottenuto nel mese di giugno di essere trasferita con la famiglia in un nuovo alloggio della base USA di Gricignano. Qualche mese prima il Comando di Napoli aveva comunicato verbalmente al marito che i test effettuati nella sua residenza a Villa Literno avevano evidenziato la presenza di "alti livelli di arsenico e altri pericolosi agenti chimici". Un esame successivo confermò i "risultati del
campione preliminare con una presenza consistente di tetracloroetene", senza però fare più cenno all'arsenico. Maria Ortiz decise allora di rendere pubblico quanto riscontrato nel test originario. “I valori di arsenico dispersi nel suolo nella mia abitazione – ha dichiarato Maria Ortiz - erano 40 volte più grandi di quelli che l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente degli Stati Uniti, considera come una minaccia potenziale in caso di un periodo espositivo di trent'anni. I risultati delle analisi dell'acqua erano ancora peggiori. L'arsenico eccedeva il limite di ben 180 volte”.

Per far fronte a quella che è a tutti gli effetti una vera e propria emergenza idrica, il Comando di
Napoli, contemporaneamente alla sospensione degli affitti in quattro comuni campani, ha richiesto ai proprietari dei circa 2.000 immobili che ospitano militari USA di farsi carico dell'installazione di contenitori d'acqua e potabilizzatori, pena la rescissione dei contratti già stipulati. Nel frattempo
ad ogni singolo membro delle famiglie statunitensi sono distribuiti giornalmente 4 litri di acqua minerale in bottiglia, intervento che solo negli ultimi due mesi è costato al Dipartimento della Difesa 263.000 dollari. Il Comando dell’US Navy ha deciso di avviare una seconda fase di analisi che interesserà altre 210 abitazioni del personale statunitense sparse tra la provincia di Napoli e quella di Caserta. La lista dei comuni sotto osservazione è lunghissima e l’esito dei test di laboratorio è previsto per la fine del 2009. In Italia, la legge considera i rifiuti contenenti tetracloroetene come "rifiuti pericolosi". Tali rifiuti, recita il Decreto legislativo del 2006 in
merito alle norme in materia ambientale ( DL 3 aprile 2006, n.152 - art.184), non devono essere smaltiti in fognatura. È lecito a questo punto chiedersi quale trattamento verrà riservato anche in futuro al resto della popolazione civile campana, che continua ad utilizzare inconsapevolmente acqua al tetracloroetene.

venerdì 24 aprile 2009

G8 Ambiente. Il controvertice sfila nelle strade di Siracusa

di Simone Di Stefano
SIRACUSA - La solita girandola di cifre sui presenti, tra chi minimizza riducendo il corteo ad una scampagnata e gli organizzatori che invece parlano di numeri consistenti. Se la verità è nel mezzo allora i presenti al contro-corteo del G8 di Siracusa di ieri erano alcune migliaia. E chi si aspettava vetrine in frantumi e cassonetti rigirati stavolta sarà rimasto deluso perché mai come oggi la scia di manifestanti ha regolarmente concluso il suo percorso nella più risoluta compostezza.
Eppure la giornata non era iniziata nel migliore dei modi. L'arresto di un cittadino polacco colto in possesso di un coltello non aveva fatto altro che alimentare le paure dei negozianti ignari degli appelli del sindaco Roberto Visentin a sedare gli «inutili allarmismi», tanto che stamattina per il centro di Siracusa diverse erano le serrande abbassate. Il corteo è però partito da Piazza Sgarlata senza arrecare danno a nessuno. Presenti come di consueto i soliti caschi blu, i manganelli e la Polizia a cavallo, ma stavolta nessun intervento e solo ordinaria amministrazione. A parte un allarme bomba in tarda serata ieri, che ha destato i visi tirati dal sonno dei poliziotti. Tutto rientrato dopo che gli artificieri hanno fatto brillare il contenitore, che altro non era se non una vecchia cassa acustica. «La scelta di Siracusa limita la partecipazione a livello nazionale. Quindi qui sono presenti soprattutto giovani siciliani. Siamo qui per manifestare il nostro forte dissenso rispetto alla dissennata politica ambientale che ci propinano i partecipanti del G8», ha spiegato l'ex parlamentare e leader dei no global, Francesco Caruso, alla testa del corteo. Molte le sigle: Prc, Sinistra e Libertà, No dal Molin, Cobas e anche migranti africani richiedenti il permesso di soggiorno. Una folta rappresentanza di Rifondazione ha accompagnato il corteo fino all'ingresso di Ortigia, dove si svolge il vertice internazionale sull'ambiente e dove era prevista la conclusione della manifestazione. Oltre a Ramon Mantovani (direzione nazionale Prc), anche il segretario regionale Luca Cangemi, che ha lanciato una frecciata a chi temeva incidenti. «A Siracusa - ha affermato Cangemi - è stato diffuso un terrore ingiustificato della nostra iniziativa che ha colpito e preoccupato la città. Ma ciò nonostante dalla Sicilia sono arrivate delegazioni da tutte le nove province. Siamo contenti comunque che il nostro contro-vertice, due giorni di incontri tra associazioni varie, abbia avuto un grande successo riuscendo a mettere insieme tutte le più grandi vertenze ambientali e sociali dell'isola». Nel frattempo 19 ministri discutevano, approvavano, rimandavano. Contento il ministro dell'ambiente danese, Connie Hadegaard, che ritiene «questo G8 un passo avanti rispetto ai precedenti incontri». Poi continua, «dovrebbe arrivare un messaggio molto chiaro ai capi di stato alla Maddalena a luglio». Contenta del vertice anche Lega Ambiente che ha apprezzato la Carta sulla biodiversità che ne è scaturita. Ma poi c'è anche chi crede che «da 40 anni questi signori girano per il mondo per dire che c'è un problema ambientale ma loro stessi non hanno alcun interesse a bloccarlo», ha spiegato Francesco Caruso. A giudicare dal dolce girar circense il leader no-global non è troppo lontano dal vero. A forum ancora in corso, infatti, già si guarda alla prossima conferenza sulla protezione della biodiversità che si terrà ad Atene il 27 aprile e ultima in ordine di tempo arriva anche la decisione che il G8 della Maddalena è stato spostato a L'Aquila. Così i Summit internazionali diventano nomadi …

martedì 7 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo, catastrofismo e tranquillismo

Una serie di ritagli stampa (a partire dal 2005) riguardanti Giampaolo Giuliani, il tecnico che aveva paventato un terremoto "disastroso", verificatosi poi una settimana dopo.
Sul Corriere l'ultimo aggiornamento sulla diatriba è in: L'esperto denunciato per il suo allarme «Confermo: lo si poteva prevedere»”.
Riportiamo senza commentare, perchè si commenta da sè.
Se il sensore prevede il terremoto, Sole 24 ore , 10 giugno 2005
«Un giorno dell'ottobre 2002, poco prima del drammatico terremoto di San Giuliano di Puglia, Gioacchino Giuliani osserva segnali intensi e anomali: convinto che si tratti di un evento eccezionale, avverte i colleghi che invece pensano a un guasto e consigliano di spegnere la macchina.
Ma Giuliani non spegne, e anzi registra picchi sempre più rapidi e violenti. Quando infine arriva il terremoto, i quattro si guardano negli occhi, spaventati e confusi sul da farsi: questa esperienza convince la società Caen — leader nella produzione di dispositivi elettronici per i maggiori esperimenti di fisica del mondo - a investire uomini e mezzi nell'impresa, che sembra aprire nuove prospettive nella difficile sfìda dalla previsione dei terremoti.»
Qui c'è aria di terremoto, Club 3, ottobre 2008
«Giuliani e il suo staff previdero anche il terremoto del Molise del 2002, dove persero la vita 27 bambini: fu comunicato l’allarme alla Protezione civile, ma allora tutto il sistema era ancora in fase sperimentale. [...]
«Abbiamo investito tutto in questo progetto», conclude il tecnico. «Adesso il mio sogno è che venga potenziato, migliorato e utilizzato su vasta scala nelle zone sismiche, per poter salvare quante più vite umane possibili»
Lettera della società SCS alla protezione civile del 15 maggio 2006
«Egregio dr. G. Bertolaso,
desidero portare alla Sua attenzione un progetto costituito da una rete di sensori del tipo PM-4 e PM-2 che si propone come obiettivo principale la rivelazione di precursori sismici, ottenuti dal monitoraggio di gas Radon, nonché il controllo sull’ inquinamento ambientale prodotto dallo stesso Radon, su vaste aree.[...]
L’intero sistema, la metodologia di rivelazione e l’algoritmo di analisi dati, è protetto da brevetto depositato dall’autore di questa nuova procedura, Sig. Gioacchino Giuliani.
Risultato test: dal 27 Dicembre 2003 al 8 Gennaio 2004, sono stati generati 12 Allarmi ed osservati 9 terremoti, pari ad una efficienza del 75 %, poichè tre ripetute dopo scosse principali, non calcolate.»
Niente allarmismo i terremoti non sono prevedibili, Abruzzo 24 ore , 1 aprile 2009 (purtroppo non è un pesce d'aprile)
Intorno al tavolo c'erano i massimi esperti italiani in materia di terremoti, che hanno rassicurato: lo sciame sismico che interessa l'Aquila da circa tre mesi è un fenomeno geologico tutto sommato normale, che non è il preludio ad eventi sismici parossistici, anzi il lento e continuo scarico di energia, statistiche alla mano, fa prevedere un lento diradarsi dello sciame con piccole scosse non pericolose. Rassicurazioni che fanno davvero bene a tutti gli aquilani, sull'orlo di una crisi di nervi, e al sindaco Massimo Cialente.
Sottolineano poi gli esperti: uno specifico evento sismico non può essere previsto, chi lo fa procura solo ingiustificato allarme. Il riferimento è ovviamente allo studioso aquilano Gioacchino Giuliani, che grazie ad un sensore afferma poter prevedere di 24 ore gli eventi sismici studiando i raggi gamma del Radon emesso dalla crosta terrestre. Giuliani è stato denunciato ieri per procurato allarme, perchè ha telefonato al sindaco di Sulmona, per avvertirlo che era in arrivo un forte terremoto nel pomeriggio di domenica.»
L'uomo che dice di prevedere i terremoti ora rischia una denuncia, Abruzzo 24 ore , 31 marzo 2009
«Dice infatti di aver previsto una scossa domenica a Sulmona, dopo quella della mattina, per il pomeriggio; scossa che in realtà non c'è mai stata. Telefonò subito alla polizia municipale, poi al sindaco Federico per annunciarla, prevista con più intensità della precedente.
"Non è possibile che si vada in giro a creare allarmismi", evidenzia il sindaco Federico, "domenica ho passato la giornata più brutta della mia vita perché dopo aver parlato con quel signore, che mi aveva annunciato un sisma devastante, molto più forte di quello che c’era stato in mattinata, mi sono trovato in una situazione difficilissima. [...] trovando rassicurazioni solo dopo aver parlato con il Centro nazionale di sismologia di Roma, dove hanno ribadito che le possibilità che si verificasse un terremoto a Sulmona erano le stesse di un altro territorio a rischio sismico in giro per il mondo. [grassetto nell'originale]»
Il terremoto è avvenuto 8 giorni dopo, un centinaio di km a nord di Sulmona, ma è avvenuto. Qui leggete l'intervista rilasciata oggi da Giuliani. Per il tranquillismo vedi qui. A proposito di tranquillismo, potete leggere qui .

giovedì 26 marzo 2009

Acerra in piazza contro l'inaugurazione dell'inceneritore

Quasi 5 anni dopo gli scontri con la polizia in opposizione all'inizio dei lavori per l'inceneritore di Acerra, quando 30mila persone manifestarono la loro rabbia contro l'ennesimo scempio per la salute e l'ambiente, venendo duramente caricati dalle forze dell'ordine (40 feriti, 5 arresti, 50 lacrimogeni sparati), viene inaugurato oggi, dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi insieme alla sua corte politica e imprenditoriale, il "mostro di Acerra". Inceneritore per il quale è previsto che bruci in una prima fase 750 tonnellate di spazzatura al giorno e 2mila a regime. Opera devastante che andrà a ricadere su un territorio già altamente provato, tra i più inquinati d'Italia e con la presenza di una percentuale di diossina elevatissima.
Leggi l'appello che ha convocato la 2 giorni del Movimento Campano per Rifiuti Zero
Negli anni instancabile è stata l'attività di opposizione all'impianto di incenerimento dei rifiuti, protesta che ha visto una partecipazione ed una trasversalità importante, facendo scendere in piazza migliaia di persone contro l'inceneritore. Anche quest'oggi i comitati per la salute e l'ambiente hanno organizzato una nuova iniziativa dopo il corteo di ieri pomeriggio: alle 10 di questa mattina era fissato il concentramento in piazza Castello, nella cittadina della provincia di Napoli, il presidio è stato trasformato in corteo, che si è diretto verso la località Pantano, dove è situato l'inceneritore e dove si svolgerà il teatrino organizzato dal sottosegretario Guido Bertolaso per l'inaugurazione dell'impianto con il premier. La polizia ha bloccato il corteo a un chilometro, che ora sta tentando di raggiungere l'ingresso dell'inceneritore per vie traverse.

Il corteo regionale di ieri pomeriggio
Un migliaio di manifestanti hanno sfilato ieri contro il termovalorizzatore di Acerra in un corteo regionale da aperitivo alla contestazione dell'inaugurazione di quest'oggi. Dietro lo striscione "Acerra e la Campania salutano il presidente della truffa. Oggi come il 29 agosto 2004 diciamo no a inceneritori e discariche" il Movimento Campania Rifiuti Zero, il comitato cittadino di Acerra contro l'inceneritore, i disoccupati dei Banchi Nuovi e di Acerra, i Cobas, i centri sociali, hanno attraversato per quasi 2 ore le strade del centro cittadino, andando a concludere il corteo in piazza del Duomo e rinnovando l'appuntamento odierno.
Non si ferma la mobilitazione a Chiaiano
L'altro ieri invece si è data una nuova mobilitazione del presidio permanente contro la discarica di Chiaiano e Marano. I manifestanti a difesa delle cave di Chiaiano hanno dato vita ad un presidio sotto il consiglio comunele di Napoli, nel giorno della discussione sul futuro dell'area dell'ex Italsider di Bagnoli. Il presidio ha ottenuto un incontro con il sindaco Rosa Iervolino per giovedi 26 marzo (oggi, alle 18, a Palazzo San Giacomo), convocando quindi anche un presidio.
Rifiuti: corteo acerra bloccato da polizia
Agenti in assetto antisommossa, manifestanti cercano di trattare
(ANSA) - ACERRA (NAPOLI), 26 MAR - La polizia ha bloccato il corteo di manifestanti diretto all'inceneritore di Acerra a circa un chilometro dall'impianto. Le forze dell'ordine in assetto antisommossa hanno fermato il corteo nei pressi del ponte della Strada Statale 162. I manifestanti stanno cercando una trattativa con i dirigenti della polizia per poter proseguire il cammino fino al termovalorizzatore.

lunedì 23 marzo 2009

V World Water Forum: poco da festeggiare

di Sara Vegni
A Istanbul si chiude oggi il V World Water Forum, organizzato, come le edizioni precedenti di Marrakech, L'Aja, Kyoto, Città del Messico, dal World Water Council, un think-tank internazionale di governi, esperti, ong e agenzie intergovernative sponsorizzato e di fatto guidato dalle più grandi multinazionali del settore idrico.
Nato su iniziativa della Banca Mondiale per affrontare la crisi idrica globale e per realizzare gli obiettivi del millennio, comprendenti la riduzione della sete nel mondo, propone come soluzione le stesse politiche che questa crisi hanno creato: la considerazione dell'acqua come merce, sottoposta alle regole di mercato e la costruzione di grandi infrastrutture che colpiscono ecosistemi e comunità. Del resto l'attuale presidente del World Water Council Loïc Fauchon è allo stesso tempo presidente della Société des Eaux de Marseille, di proprietà di Suez e Veolia, rispettivamente 70 e 110 milioni di clienti nel mondo, le più grandi multinazionali dell'acqua.
Dal 2003 il Consiglio si è aperto ad un numero sempre maggiore di attori ma ancora oggi rimane saldamente nella mani del settore privato che conta il 41% dei membri, una percentuale significativa comparata con le istituzioni accademiche (27%), i governi (17%), le organizzazioni non governative (10%) e quelle internazionali intergovernative (5%).
Il forum in tutte le passate edizioni, e questa non fa eccezione, propone e porta avanti la privatizzazione delle risorse idriche del pianeta. Ma oggi il contesto globale appare certamente mutato, con un numero sempre maggiore di Stati riconoscere attraverso interventi legislativi l'acqua come bene comune indisponibile al mercato. In Ecuador e Bolivia il diritto all’acqua viene addirittura sancito nelle nuove Costituzioni votate e adottate dai paesi Andini come simbolo della difesa non solo della sovranità nazionale ma come proposta capace di mettere al centro delle relazioni e del ruolo degli Stati la difesa della vita e dei diritti.Già in occasione dell'edizione del Forum tenutosi a Città del Messico nel 2006Uruguay, Bolivia, Venezuela e Cuba, firmarono congiuntamente una dichiarazione per chiedere che un reale processo democratico, trasparente e aperto si sostituisca al World Water Forum.
Ma la macchina del Forum, incurante del mutato scenario e della crisi globale che è innanzitutto crisi ambientale e quindi idrica, è andata avanti e per l'edizione del 2009 ha scelto la Turchia come paese ospite. E la Turchia rappresenta un terreno di sperimentazione privilegiato per le politiche degli oligopoli mondiali dell'acqua.
Da tempo infatti questo paese ha aperto ai privati la gestione dei servizi idrici e attualmente sta elaborando una legislazione per consegnare al mercato anche le fonti d'acqua. In altre parole, la proprietà delle stesse fonti idriche potrebbero essere trasferite nelle mani dei grandi interessi privati che già oggi gestiscono la distribuzione dell'acqua per il consumo umano.
Ma non solo. È evidente che parlare di politiche dell'acqua non significa solo concentrarsi sul diritto all'accesso all'acqua degli esseri umani. L'acqua rappresenta un paradigma trasversale collegato inesorabilmente con altri beni comuni universali come terra, cibo, energia, biodiversità, spazio bioriproduttivo e rappresenta un fattore geopolitico cruciale.
Riguarda anche la scelta di progetti infrastrutturali come le grandi dighe che erodono spazi vitali ed agricoli, responsabili di milioni di sfollati ambientali e di danni incalcolabili agli ecosistemi fluviali. Un passivo ambientale e sociale che rimane ancora fuori dai bilanci delle multinazionali e dagli interessi di molti Stati, più preoccupati a fare affari che a garantire diritti.
Una delle regioni del mondo più colpita da questi progetti è il Kurdistan turco, zona estremamente ricca d’acqua. Ed è proprio per la sua ricchezza che questa regione è stata scelta come il luogo “ideale” per la realizzazione del mega-progetto che prevede la costruzione di dighe GAP.
GAP è l’acronimo con cui il governo turco identifica il Guney Anadolu Projesi, colossale progetto di sviluppo idrico infrastrutturale nel sud-est della Turchia che prevede la costruzione di 22 dighe e 19 impianti idroelettrici sui fiumi Tigri, Eufrate ed i loro affluenti, oltre che la costruzione di diverse strutture per lo sviluppo economico della regione. Una delle principali opere del GAP è rappresentata dall’impianto Ilisu, che il governo turco intende costruire sul fiume Tigri, in Anatolia sud-orientale - la regione kurda della Turchia -, appena a valle della città di Hasankeyf ed a soli 65 chilometri a monte della frontiera con l’Iraq e la Siria.
La diga Ilisu sarà alta 138 metri, larga 1.820 metri e creerà un lago artificiale ampio 313 chilometri quadrati e comporterà l’inondazione di 6000 ettari di terre agricole, la distruzione dell’ecosistema del fiume Tigri, la scomparsa di numerosi centri d’inestimabile valore archeologico e storico tra cui la città di Hasankeyf, luogo con 5000 anni di storia, forse il centro più importante per la cultura curda.
Il progetto è di fatto l'ennesimo strumento di repressione che lo stato turco usa contro la popolazione Kurda, che si oppone da oltre dieci anni al progetto, maggioranza nella regione, già vittima di continue violazioni ai propri diritti umani individuali e collettivi. Uno strumento diretto di controllo del territorio (terra di confine con Siria e Iraq) attraverso la gestione diretta della sua anima: l'acqua.
Anche quest’anno un'articolazione variegata di comunità in resistenza, movimenti, reti, associazioni, organizzazioni non governative ha portato ad Istanbul la voce dei popoli che si oppongono alla mercificazione dell'acqua a favore di una gestione pubblica, partecipata e democratica della risorsa idrica: acqua come strumento di pace, simbolo e anima della difesa dei territori. Mentre nei giorni che hanno preceduto il Fourm diverse Carovane in solidarietà con il popolo Kurdo, contro le dighe ed in difesa dell'acqua hanno attraversato il paese con l’obiettivo di costruire una solidarietà attiva nei confronti di un popolo dimenticato in nome degli interessi strategici che legano l’Europa alla Turchia.
Nelle giornate di seminari e assemblee i rappresentanti della società civile internazionale hanno denunciato l'illegittimità del World Water Forum e le ingiustizie che le politiche globali sull'acqua producono. Come nel recente Forum Sociale Mondiale di Belém centrale è stata la critica alla insostenibilità del modello di sviluppo che ha trasformato l'acqua e i beni comuni in merce, l'intera Natura in una riserva di materie prime e il pianeta in una discarica a cielo aperto.
Diverse le manifestazioni di protesta, alle quali sono seguite le reazione durissime da parte della polizia turca: 17 gli arresti e due attiviste rimpatriate perché accusate di un reato d'opinione (l'apertura di uno striscione contro le dighe). A dimostrazione di quanto aperto e democratico fosse il Forum.
Molti italiani dei comitati e della società civile hanno partecipato alle proteste. Ma altrettanto folta è stata la delegazione italiana presente al forum ufficiale. La delegazione governativa, guidata dalla ministra Prestigiacomo aveva tra i suoi obiettivi primari quello di una maggiore co-partecipazione pubblico-privata nella gestione dei servizi idrici “resa obbligatoria dalla crescita dei costi dell'oro blu” si legge nella nota stampa ufficiale. In altre parole continuare a portare avanti le politiche già ampiamente sperimentate nel nostro paese di aziende miste per la gestione dei servizi idrici, in cui i costi economici, politici e sociali delle privatizzazioni ricadono sul pubblico con aumento di tariffe per i cittadini, diminuzione occupazionale, scarsa manutenzione e qualità, e con utili altissimi sempre nelle stesse mani: Suez, Veolia, e le altre sorelle.
Modello che ha portato un bene collettivo a trasformarsi in pacchetti azionari fluttuanti nel mercato borsistico sempre più distante dal controllo dei cittadini e delle comunità. In un paese dove negli ultimi anni i movimenti per l'acqua si sono diffusi e moltiplicati, raccogliendo più di 400.000 firme per una gestione pubblica e partecipata dell'acqua, moltissimi enti locali dalla Lombardia alla Sicilia si sono schierati a favore della ripubblicizzazione dell'acqua. Esempio in Italia e all'estero della co-partecipazione pubblico-privata nella gestione dell'acqua rimane Acea, ex municipalizzata del Comune di Roma da dieci anni trasformata in una holding con partecipazioni azionarie di Suez e Caltagirone, quotata in borsa, vorace nell'acquisire il controllo dei servizi idrici in Italia e nel mondo, capace di occuparsi di energia, rifiuti, inceneritori e forse domani gas. Ai cittadini di Roma toccano solo rialzi in bolletta, i malfunzionamenti e la scarsa qualità, nel silenzio del Consiglio Comunale e della giunta impegnati più a tutelare gli interesse dei grandi azionisti in borsa.
A Istanbul come a Roma le politiche dell'acqua sono sempre più una cartina tornasole del livello di democrazia e partecipazione dei cittadini e delle comunità locali. Riappropriarsi dell'acqua significa riacquisire spazio pubblico vitale, recuperare dal basso parola di fronte allo svilimento della politica istituzionale e dare corpo e senso alla democrazia.

22 marzo: Giornata Internazionale di Mobilitazione per il Diritto Umano all'Acqua

Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata Internazionale di Mobilitazione per il Diritto Umano all'Acqua. Acqua bene comune, risorsa vitale e diritto inalienabile di ogni uomo e donna sulla terra.
Una Giornata che unisce tutte le lotte che si combattono nei territori del Nord e del Sud del mondo per il riconoscimento di questo diritto fondamentale e per la difesa delle risorse e del servizio idrico dagli interessi privati, ma che ancora oggi, a ben guardare, ha poco da festeggiare. Se da un lato infatti l'offensiva delle multinazionali e del WTO è feroce, dall'altra poco ancora hanno fatto i governi per porre rimedio all'appropriazione privata del bene comune più vitale.
Proprio oggi
a Istanbul si chiude il Forum Mondiale dell'Acqua, organizzato dalle multinazionali della nuova risorsa strategica. Un Forum durante il quale nulla è mutato nelle posizioni dei governi, che continuano a promuovere privatizzazioni e ad affermare che l'acque è una merce.
Sempre in Turchia in questi giorni si è conclusa la
Carovana dell'Acqua che ha attraversato il Kurdistan Turco, visitando i territori minacciati dalla costruzione di megadighe e impianti idroelettrici.
Le stesse dighe (
Ilisu, Yusufeli, Munzur) giudicate dalla sessione straordinaria del Tribunale dell'Acqua che si è celebrato nella capitale turca dal 10 al 14 marzo scorsi, e la cui sentenza ha messo in luce le enormi responsabilità dello Stato turco nell'applicare politiche lesive dei diritti individuali e collettivi della popolazione e dell'ambiente.
In Italia, le lotte per l'acqua continuano a costruire una geografia di resistenza che tocca comunità, paesi, città. Ieri 21 marzo è stata celebrata a Roma una
assemblea pubblica per discutere di ACEA, l'ex municipalizzata capitolina, poi privatizzata per metà, che ha acquisito partecipazioni in altre società in Italia ed all'estero, violando spesso le leggi e il diritto all'accesso all'acqua delle popolazioni. Scarsi investimenti nelle infrastrutture idriche, aumento delle tariffe, scarsi controlli di qualità sull'acqua, distacchi illegittimi sono solo alcune delle violazioni più ricorrenti.
É quello che
accade ad esempio a Bogotà, dove dall'ingresso di ACEA nella gestione del servizio idrico, le tariffe sono vertiginosamente cresciute, di fronte a un servizio rimasto di bassa qualità.
L'intenzione dei movimenti romani ed italiani per l'acqua è quella di lanciare contro ACEA una campagna di azione ed informazione, che articoli nei prossimi mesi una serie di azioni e mobilitazioni per richiamarel'attenzione sulla problematica e aprire un processo cittadino che porti come risultato finale alla ripubblicizzazione dell'impresa.
Per continuare a discutere di acqua assieme ad organizzazioni, movimenti, istituzioni pubbliche e agli attivisti italiani di ritorno dalla Carovana in Kurdistan, l'appuntamento è per il
9 aprile, con l'iniziativa ACQUA e LIBERTA', nella Sala della Pace di Palazzo Valentini a Roma, alle ore 15.00.

Rapporto rifiuti 2008: aumentano i costi e non cambiano le strategie

Comunicato_stampa_Rapporto_Rifiuti 2008.pdf
L’Ispra ha presentato stamani il rapporto annuale sulla gestione dei Rifiuti e, in attesa di studiare e approfondire i dati contenuti nel documento, secondo quanto riportato da una nota stampa dell’agenzia, nel 2007 (anno preso a riferimento) è calata la produzione procapite dei rifiuti urbani e si è fermata anche la crescita in valore assoluto.

Migliora anche la percentuale degli Rsu raccolti in maniera differenziata, che arriva al 27,5% della produzione totale, quindi l’1,7% in più rispetto all’anno precedente, ma ancora assai lontana dal target del 40% fissato per il 2007 dalla legislazione vigente.Aumentano anche i costi del servizio di igiene urbana: ogni italiano nel 2006 ha speso in media 127,93 euro, il 3,9% in più rispetto all’anno precedente, destinati per il 48,2% alla gestione dei rifiuti indifferenziati, per il 17,9% alla raccolta differenziata e per il 14,7% alla pulizia delle strade.
Riguardo allo smaltimento, la discarica resta il sistema ancora più diffuso (anche se con un calo del 2,4% rispetto al 2006) accogliendo il 47% del totale dei rifiuti domestici, mentre va ad incenerimento il 10,3%.Sui trattamenti a monte dello smaltimento si registra un dato positivo relativo al riciclaggio dei rifiuti da imballaggio: con oltre 7,1 tonnellate provenienti da superfici pubbliche e private nel corso del 2007, il recupero rispetto a quanto immesso al consumo ha raggiunto il 68%, percentuale che a livello nazionale supera l’obiettivo del 60% previsto dalla legge per fine 2008. In crescita anche il compostaggio della frazione organica da matrici selezionate, con un incremento del 4,7% e una quantità di rifiuti trattati che è arrivata a 2,4 milioni di tonnellate.
A valle della raccolta differenziata, sempre più determinante pare il trattamento meccanico biologico, che permette una gestione più corretta del rifiuto residuo, con la frazione organica che viene poi usata nella copertura delle discariche o in attività paesaggistiche e di ripristino ambientale. Nel 2007, quasi il 23% dei rifiuti urbani, pari a circa 8,8 milioni di tonnellate, è stato avviato ad impianti di biostabilizzazione e produzione di CDR, con un incremento, rispetto al 2006, del 7,6% circa.Riguardo alla produzione procapite di Rsu, si registra una contrazione nel 2007, con 546kg/abitante, rispetto ai 550 del 2006.
Il valore più alto è registrato nel Centro Italia, dove si producono 630 chilogrammi a persona, seguito dal Nord con 539 e dal Sud che si ferma a 508 kg.La crescita nella produzione totale nazionale, nel 2007 si è attestata a 32,5 milioni di tonnellate, con un incremento di 40mila tonnellate pari allo 0,1 per cento; molto più basso rispetto al trend registrato negli anni precedenti.Sulle percentuali di raccolta differenziata si evidenziano ancora differenze macroscopiche sul territorio: il Nord supera abbondantemente l’obiettivo, con il 42,4%, mentre ne restano lontani il Centro, con il 20,8%, e il Sud che si ferma all’11,6%. Trend confermato anche dai dati per regione, con il Trentino Alto Adige e il Veneto che vanno oltre il 50% (rispettivamente con il 53,4% e il 51,4%) mentre balza al terzo posto il Piemonte, che col 44,8% cresce di quattro punti e scavalca la Lombardia (44,5%).Al Sud, una menzione speciale per la Sardegna, che con l’attivazione di specifici sistemi di raccolta anche domiciliare fa un grande balzo in avanti, passando dal 9,9% del 2005 al 27,8% di oggi, mentre restano sotto il 10% le altre regioni del Mezzogiorno, esclusa la Campania. Qui si raggiunge infatti un 13,5% complessivo, ma ci sono situazioni molto differenziate per provincia, con Avellino e Salerno che superano il 25% e Benevento che arriva al 15,9%, mentre Napoli e Caserta si fermano rispettivamente al 10,3% e 7,1%. Nel capoluogo di regione, nonostante il permanere dell’emergenza, cresce la raccolta differenziata, passata dall’8,9% del 2006 all’11,5% dell’anno scorso: in generale, tra le città con più di 150mila abitanti Reggio Emilia si conferma la più virtuosa con il 46,6%, seguita da Padova col 39,4% e Torino col 38,7%.Riguardo allo smaltimento in discarica, il primato della Regione che ricorre meno a questo sistema rimane la Lombardia con appena il 10% dei rifiuti prodotti nella regione che ha questa destinazione, peraltro con una consistente contrazione dell’11% rispetto al 2006.Anche in Veneto, il conferimento in discarica si ferma al 29% del totale, così in Friuli Venezia Giulia e in Trentino Alto Adige, che lo utilizzano entrambe solo per il 28% dei rifiuti residui.
A differenza del Lazio, dove le discariche hanno accolto nel 2007 circa l’83% di quanto prodotto, con la sola città di Roma che ha conferito 1,4 milioni di tonnellate, a fronte dei 2 milioni dell’intera provincia.Il capitolo dei rifiuti speciali presenta una crescita della produzione: nel 2006 (anno cui si riferiscono i dati ) ne sono stati contabilizzati 134 milioni di tonnellate, di cui 73,4 milioni di tonnellate non pericolosi, 9,2 milioni pericolosi, e 52 milioni provenienti da attività di costruzione e demolizione.
La forma prevalente di gestione in questo settore sembra essere il recupero di materia, che interessa circa 57,7 milioni di tonnellate, mentre 45,6 milioni di tonnellate sono i rifiuti destinati ad attività di smaltimento. Un quantitativo pari a 13,4 milioni di tonnellate viene invece avviato ad impianti di stoccaggio, in attesa di trattamenti successivi.
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http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=18625

sabato 21 marzo 2009

Cremona, in piazza contro le megadiscariche di amianto

Corteo contro le megadiscariche di amianto questa mattina a Cremona. Il comitato "Cittadini contro l'amianto in provincia di Cremona" ha convocato una manifestazione in opposizione al progetto di costruzione di 2 megadiscariche di amianto della Regione Lombardia.
La Regione del presidente Roberto Formigoni vorrebbe poter usufruire di questi 2 siti per buttarci dentro tutto l'amianto proveniente dalla città di Milano e dintorni, in vista del rifacimento operante nella direzione dell'Expo 2015.Di fronte a questa prospettiva di attacco dei territori, della salute e dell'ambiente, oltre 200 persone sono scese in piazza quest'oggi. Manifestazione partita da Corte Madama, e che poi ha bloccato e percorso la Paulese, per poi dirigersi verso l'ex cava dove si vorrebbero costruire le megadiscariche di amianto.
Per il territorio è un momento sicuramente importante, vista la pertecipazione dei cittadini dei comuni della provincia e di molti sindaci, che ha inoltre registrato anche la solidarietà e l'appoggio del comitato NoExpo 2015, dei comitati sparsi nel territorio circostante e dell'associazione esposti amianto.La prossima iniziativa del comitato "Cittadini contro l'amianto in provincia di Cremona" è fissata per martedi 24 marzo, presidio di protesta sotto il Pirellone a Milano.
Ascolta la diretta con Mariella del comitato "Cittadini contro l'amianto"

martedì 17 marzo 2009

Forum mondiale dell'acqua: scontri con la polizia a Instanbul

E' partito quest'oggi a Instanbul il 5° Forum mondiale dell'acqua, grande vetrina per le multinazionali che fanno della merceficazione di un bene comune e indispensabile come l'acqua una questione di mercato e profitto. Si concluderà il 22 marzo, nella giornata mondiale dell'acqua. In parallelo al Forum internazionale è iniziato anche il controvertice dei movimenti mondiali, per ribadire che l'acqua non può essere considerata una merce.
Nella giornata di ieri vi è già stato un primo momento di protesta, nel quale 3mila persone hanno manifestato contro la politica rispetto alle risorse idriche del governo turco di Recep Tayyip Erdogan.

Questa mattina vi è stato un nuovo corteo che ha visto la partecipazione di oltre 300 persone e che si è concluso con cariche da parte della polizia turca contro i manifestanti, dei quali 17 sono stati arrestati, dopo le botte e i lacrimogeni. Ma anche all'interno del Forum si sono registrati momenti di tensione per la presenza e contestazione arrivata dagli attivisti che sono riusciti ad accedere.Il 5° Forum mondiale dell'acqua è intotalato "Costruire ponti contro le divisioni per l'acqua" ed è organizzato dal Consiglio mondiale dell'acqua, branchia legata a doppia mandata alle politiche della Banca mondiale e delle multinazionali.

martedì 10 marzo 2009

Il G8 Ambiente in Sicilia e l’attacco del Governo al territorio dell’Isola

di Paola Calì *

Pochi giorni fa, discutevamo dell’accordo-propaganda italo-francese sulla costruzione di nuove centrali nucleari in Italia. Tra gli obiettivi individuati, anche la Sicilia. Addirittura gli amministratori hanno proposto il loro territorio di riferimento, sperando in finanziamenti a pioggia, ponendosi, però, come “trait d’union” tra i suddetti territori e le speculazioni di cui saranno vittime.
Ovviamente sono nati comitati spontanei che si oppongono all’ennesima distruzione ambientale. La provincia di Ragusa, Palma di Montechiaro (Ag), tutta la ‘Sicilia civile’ si organizza per far fronte comune contro l’ennesimo scempio del territorio. Un territorio già martoriato, con mille problemi ambientali e strutturali, con ferite ancora aperte.
E, last but not least, un territorio ad alto rischio sismico. (Secondo il sistema di individuazione internazionale delle sedi appropriate per le centrali nucleari, quello in vigore negli USA, per intenderci, nessuna sede in Italia è inquadrabile tra i siti “Sicuri”) Un territorio, però, con alto potenziale energetico, per quel che concerne le fonti rinnovabili. Vento, geotermia, SOLE. A livello puramente razionale, non si comprende come in una terra del genere, baciata dal sole ben più della continentale Germania, si ipotizzi la costruzione di centrali nucleari e non un investimento pubblico serio sull’eolico (per lo più lasciato all’iniziativa privata) ed ancor più sul solare.
La politica energetica del Governo Berlusconi ha delle strategie e delle prospettive a dir poco criticabili, e non – o non solo – con critica di matrice ideologico-ambientalista.(L’assunto del presidente del Consiglio in merito) Lo stesso giorno in cui il Ministro dell’Ambiente Presigiacomo annunciò l’arrivo 8 milioni di euro per il solare negli edifici pubblici, presentò poi “un emendamento collegato alla legge Finanziaria approvata dal Consiglio dei ministri, che riconosce gli incentivi del Cip6 anche per l’energia elettrica prodotta dagli impianti di termovalorizzazione dei rifiuti. L’emendamento, presentato di concerto col ministro per lo Sviluppo Economico, interviene nella questione relativa agli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e assimilate, consistenti in una maggiorazione del prezzo di vendita dell’energia elettrica (il cosiddetto Cip6 su cui si sarebbero migliaia di articoli da scrivere, anche sul colpo di mano del governo Prodi a Camere sciolte nda) in questo modo prodotta.
L’emendamento riconosce l’agevolazione anche all’energia prodotta dalla combustione di rifiuti non organici, quali quelli utilizzati nel ciclo di termovalorizzazione, con riferimento agli impianti, costruiti o in costruzione, che si trovano in zone a rischio emergenza rifiuti dichiarata con provvedimento del presidente del consiglio dei ministri.
"La disposizione, in deroga a quanto stabilito dalla direttiva comunitaria 77/2001 che limita la misura, per le fonti assimilate a quelle rinnovabili, all’energia prodotta dalla combustione di rifiuti organici, evitera’, in particolare per la Regione Siciliana , i rischi connessi al possibile blocco della costruzione dei tre termovalorizzatori previsti, essenziali per risolvere in via definitiva la questione smaltimento dei rifiuti.”
E allora, delle due l’una, o il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’ambiente hanno un concetto di energia pulita, fonti rinnovabili, impatto ambientale non esattamente chiaro, o alla solita propaganda è sotteso un modello di sviluppo che non tiene conto in primo luogo della salute dei cittadini e del futuro del pianeta, ma nemmeno dei costi economici, favorendo unicamente l’oligarchia di Imprenditori amici.
Alla luce di quanto detto, il G8 ambiente a Siracusa - con i suoi investimenti puramente di restyling ad hoc ed a vantaggio dei soliti noti (si parla di interventi per 4 milioni di euro che riguarderanno il recupero del lungomare di Ortigia, interventi di riqualificazione ambientale in via Colomba, infrastrutture viarie della zona umbertina ed opere di sistemazione della zona del Castello Maniace – sede effettiva del G8- e delle aree adiacenti. Il tutto grazie ad un’intesa fra ministero dell’Ambiente, Regione Siciliana e Comune di Siracusa. Le opere previste saranno finanziate dalla Regione Siciliana a valere sui fondi Fas 2007-2013) - è un’offesa per un territorio martoriato come quello della provincia di Siracusa.
Uno dei maggiori esempi delle ferite laceranti inferte dall’industrializzazione senz’anima, dal modello capitalistico, e ancora oggi dal neoliberismo. A pochissimi chilometri dalla splendida Ortigia e dal Castello Maniace, si trova il triangolo della morte Augusta-Priolo-Melilli: incidenza tumorale in percentuali inimmaginabili, malformazioni alla nascita, aborti spontanei, problemi di fertilità, distruzione del paesaggio e dell’ecosistema, depauperamento della falda idrica e per ultimo, ma non meno importante, rischio sismico nelle zone interessate dalla presenza delle strutture industriali.
Gli interventi reali per la riqualificazione di quest’area sin dal Piano di Risanamento approvato con il DPR 17.1.95? Si aspettano da anni. Virate sulla questione ambientale da parte del governo? Sì, gli inceneritori ed il nucleare…
Anche noi Comunisti abbiamo fatto, a volte, nel passato l’errore di sottovalutare la questione ambientale ed energetica, ma proprio l’esempio del siracusano ci pone chiaramente davanti ad un nodo cruciale: un modello sostenibile, alternativo all’aggressione neoliberista del globo, un modello che ponga al centro la salute dei cittadini e, perché no, il progresso; un progresso ben diverso dal modello dei G8, un modello non basato unicamente sul profitto.
Proprio per questo la rete siciliana contro il G8 sta organizzando tavoli territoriali e riunioni organizzative in previsione di questo evento, che sarebbe miope ritenere secondario.
Il PRC ed i Giovani Comunisti siciliani, tra i promotori, dovranno fare attivamente parte di questa organizzazione, e, anzi, essere fautori di iniziativa politica tematica e di un coinvolgimento reale dell’intero partito e dell’intera organizzazione giovanile regionale a tutti i livelli.
Riteniamo inoltre fondamentale l’apporto, contestualmente all’organizzazione del Movimento contro il G8 della Maddalena e degli altri G8 tematici, dell’intero Partito e dell’intera struttura dei Giovani Comunisti, che dovranno spendersi con tutte le proprie forze, anche nella prospettiva di un rilancio politico che, in alcuni settori e territori, stenta ancora a decollare.

* Segreteria prov. PRC, GC Catania