Una bambina afghana di 13 anni è stata uccisa da una pattuglia italiana a Herat che ha aperto il fuoco contro un’automobile che non si sarebbe fermata come richiesto: una pattuglia di militari italiani composta da tre mezzi che stava procedendo lungo la strada ha incrociato un'autovettura civile che procedeva in senso opposto a ‘forte velocità’.
Il comando delle truppe occupanti italiane nella regione ha reso noto che alle 11 locali, (le 8,30 in Italia), una Toyota Corolla sw bianca "si lanciava a forte velocità verso una pattuglia dell'Omlt (operation mentoring laison team) che opera nella zona di Herat". La morte della bambina è stata confermata dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha espresso le ‘lacrime di coccodrillo’ di rito mentre nel pomeriggio si è appreso che la procura di Roma ha aperto un fascicolo per chiarire la dinamica di quanto accaduto a Herat.
Tempestiva la giustificazione dei propri militari da parte del comando: "i militari hanno prontamente e correttamente attuato tutte le procedure di segnalazione previste dalle procedure di impiego" e i colpi sparati contro l'auto hanno ucciso uno degli occupanti e ferito altri tre. "Dato che la vettura continuava la propria corsa, nonostante i segnali luminosi ed i colpi di avvertimento, i militari hanno fatto fuoco sul vano motore" si legge in una nota, "nello scontro è deceduto un cittadino afghano ed altri tre risultano essere feriti".
Media e comandi militari hanno prontamente parlato prima dei sospetti suscitati da un modello di automobile che sarebbe ritenuta la preferita per attentati e azioni kamikaze, mentre le agenzie di stampa nel presentare la notizia parlano addirittura di uno ‘scontro a fuoco’ mai avvenuto.
Un altro effetto collaterale della presenza nel paese di truppe straniere.
Il comando delle truppe occupanti italiane nella regione ha reso noto che alle 11 locali, (le 8,30 in Italia), una Toyota Corolla sw bianca "si lanciava a forte velocità verso una pattuglia dell'Omlt (operation mentoring laison team) che opera nella zona di Herat". La morte della bambina è stata confermata dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha espresso le ‘lacrime di coccodrillo’ di rito mentre nel pomeriggio si è appreso che la procura di Roma ha aperto un fascicolo per chiarire la dinamica di quanto accaduto a Herat.
Tempestiva la giustificazione dei propri militari da parte del comando: "i militari hanno prontamente e correttamente attuato tutte le procedure di segnalazione previste dalle procedure di impiego" e i colpi sparati contro l'auto hanno ucciso uno degli occupanti e ferito altri tre. "Dato che la vettura continuava la propria corsa, nonostante i segnali luminosi ed i colpi di avvertimento, i militari hanno fatto fuoco sul vano motore" si legge in una nota, "nello scontro è deceduto un cittadino afghano ed altri tre risultano essere feriti".
Media e comandi militari hanno prontamente parlato prima dei sospetti suscitati da un modello di automobile che sarebbe ritenuta la preferita per attentati e azioni kamikaze, mentre le agenzie di stampa nel presentare la notizia parlano addirittura di uno ‘scontro a fuoco’ mai avvenuto.
Un altro effetto collaterale della presenza nel paese di truppe straniere.
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