Una grave crisi politica e istituzionale è in corso in Nepal, dove il governo, guidato dal partito degli ex-guerriglieri maoisti, è in aperta polemica con il presidente Ram Baran Yadaw, esponente dell’opposizione di destra. La crisi, che secondo gli esperti era nell’aria da settimane, è esplosa definitivamente ieri dopo che il governo ha licenziato il capo di Stato di maggiore delle Forze Armate nepalesi, il generale Rookmangud Katawal, accusato di “insubordinazione e disobbedienza” per il suo ostracismo e per quello dei vertici dell’esercito (che sono gli stessi del periodo monarchico precedente alla proclamazione della Repubblica e all’insediamento dei maoisti al potere dopo la vittoria alle elezioni) nei confronti dell’arruolamento di migliaia di ex combattenti maoisti nelle file delle forze armate regolari, come invece previsto dall’accordo di pace nel 2006.
Poche ore dopo l’annuncio della caccia del generale Katawal, il presidente ha inviato al capo di Stato maggiore e al primo ministro una lettera nella quale chiedeva all’alto ufficiale di restare al suo posto, giudicando “incostituzionale” la decisione di rimuoverlo da parte del governo. Secca la risposta del governo che oggi ha denunciato un “colpo di Stato costituzionale” da parte del presidente (che formalmente è anche il capo supremo dell’esercito) e ha precisato che “la decisione presa mette in pericolo il processo di pace”. In attesa del discorso alla nazione che il Primo ministro nepalese terrà in mattinata (il primo pomeriggio in Nepal), i vertici del Partito comunista maoista (Cpn-M, lo schieramento di maggioranza) hanno deciso di indire una serie di proteste nelle piazze e in parlamento per denunciare il comportamento del presidente. Intanto il principale partito alleato dei maoisti in Parlamento, di centrosinistra, si è ritirato dalla coalizione di governo, minacciando la fragile maggioranza del Cpn alla Camera.
Poche ore dopo l’annuncio della caccia del generale Katawal, il presidente ha inviato al capo di Stato maggiore e al primo ministro una lettera nella quale chiedeva all’alto ufficiale di restare al suo posto, giudicando “incostituzionale” la decisione di rimuoverlo da parte del governo. Secca la risposta del governo che oggi ha denunciato un “colpo di Stato costituzionale” da parte del presidente (che formalmente è anche il capo supremo dell’esercito) e ha precisato che “la decisione presa mette in pericolo il processo di pace”. In attesa del discorso alla nazione che il Primo ministro nepalese terrà in mattinata (il primo pomeriggio in Nepal), i vertici del Partito comunista maoista (Cpn-M, lo schieramento di maggioranza) hanno deciso di indire una serie di proteste nelle piazze e in parlamento per denunciare il comportamento del presidente. Intanto il principale partito alleato dei maoisti in Parlamento, di centrosinistra, si è ritirato dalla coalizione di governo, minacciando la fragile maggioranza del Cpn alla Camera.
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