lunedì 27 aprile 2009

Campania: diossina e arsenico nell’acqua potabile

di Giorgio Trasarti
Solventi chimici, diossina e persino arsenico nelle acque dei comuni campani. I risultati dei test effettuati dalla US Navy in 166 abitazioni, prese in affitto dalle famiglie dei militari Usa di stanza nel napoletano e nel casertano, delineano un gravissimo scenario di contaminazione chimica e biologica delle risorse idriche locali. "Sono altissime le concentrazioni di componenti organiche volatili in undici abitazioni di Casal di Principe", scrive il Comando della Marina che ha ordinato lo sgombero immediato del personale ivi ospitato ed il suo trasferimento nella base di Gricignano. Mentre Casal di Principe viene dichiarata "off limits", l'accertata presenza di agenti chimici
in "quantità inferiori" nelle abitazioni occupate dai militari USA ad Arzano, Marcianise e Villa Literno ha determinato la "sospensione temporanea degli affitti" in questi tre comuni.
Il composto inquinante rilevato nelle acque è il tetracloroetene, anche noto come tetracloroetilene o PCE, utilizzato come solvente e per la produzione di pesticidi. Scarsamente biodegradabile, è assai
nocivo per l'uomo e per l'ambiente. Inalato, deprime il sistema nervoso centrale e produce sintomi simili a quelli dell'ubriacatura da alcolici: mal di testa, confusione, difficoltà nella coordinazione motoria, riduzione delle percezioni tattili. L'esposizione a grandi percentuali di solventi volatili
organici clorati (denominati VOC) può compromettere le capacità di risposta immunitaria e, nel caso di una gravidanza, il corretto sviluppo del feto. Esposizioni prolungate possono inoltre condurre al danneggiamento dei tessuti epatici, renali e del sistema nervoso centrale. Il tetracloroetilene è considerato oltretutto un agente cancerogeno.
In che modo il PCE sia finito nei rubinetti di alcuni comuni campani è cosa tutta da accertare. Per i medici statunitensi l’inquinamento sarebbe legato principalmente alla combustione illegale dei rifiuti nelle strade e nelle discariche della Campania. Gli "inaccettabili livelli" del solvente riscontrati dalla US Navy hanno imposto immediatamente l'allontanamento da Casal di Principe di undici famiglie statunitensi. Una misura che non ha preoccupato invece minimamente gli amministratori locali: la popolazione civile continua infatti ad essere rifornita di acqua contaminata. Il rilevamento di pericolose quantità di componenti chimiche nell’acqua e nel suolo di alcuni comuni, era stato preannunciato dal Comando USA già nell’autunno 2008 sul settimanale Panorama
distribuito tra il personale militare. Sembra invece che della questione non siano state informate le autorità sanitarie italiane, e gli amministratori locali si sarebbero guardati bene dal richiedere copia dei dati dell’indagine.
Omessa anche la notizia del rilevamento di un altro pericolosissimo veleno: si tratta dell'arsenico, particolarmente utilizzato in agricoltura come pesticida, erbicida ed insetticida. A rivelare che nelle acque campane scorre arsenico è stata la moglie di un ufficiale statunitense, Maria Ortiz, che ha ottenuto nel mese di giugno di essere trasferita con la famiglia in un nuovo alloggio della base USA di Gricignano. Qualche mese prima il Comando di Napoli aveva comunicato verbalmente al marito che i test effettuati nella sua residenza a Villa Literno avevano evidenziato la presenza di "alti livelli di arsenico e altri pericolosi agenti chimici". Un esame successivo confermò i "risultati del
campione preliminare con una presenza consistente di tetracloroetene", senza però fare più cenno all'arsenico. Maria Ortiz decise allora di rendere pubblico quanto riscontrato nel test originario. “I valori di arsenico dispersi nel suolo nella mia abitazione – ha dichiarato Maria Ortiz - erano 40 volte più grandi di quelli che l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente degli Stati Uniti, considera come una minaccia potenziale in caso di un periodo espositivo di trent'anni. I risultati delle analisi dell'acqua erano ancora peggiori. L'arsenico eccedeva il limite di ben 180 volte”.

Per far fronte a quella che è a tutti gli effetti una vera e propria emergenza idrica, il Comando di
Napoli, contemporaneamente alla sospensione degli affitti in quattro comuni campani, ha richiesto ai proprietari dei circa 2.000 immobili che ospitano militari USA di farsi carico dell'installazione di contenitori d'acqua e potabilizzatori, pena la rescissione dei contratti già stipulati. Nel frattempo
ad ogni singolo membro delle famiglie statunitensi sono distribuiti giornalmente 4 litri di acqua minerale in bottiglia, intervento che solo negli ultimi due mesi è costato al Dipartimento della Difesa 263.000 dollari. Il Comando dell’US Navy ha deciso di avviare una seconda fase di analisi che interesserà altre 210 abitazioni del personale statunitense sparse tra la provincia di Napoli e quella di Caserta. La lista dei comuni sotto osservazione è lunghissima e l’esito dei test di laboratorio è previsto per la fine del 2009. In Italia, la legge considera i rifiuti contenenti tetracloroetene come "rifiuti pericolosi". Tali rifiuti, recita il Decreto legislativo del 2006 in
merito alle norme in materia ambientale ( DL 3 aprile 2006, n.152 - art.184), non devono essere smaltiti in fognatura. È lecito a questo punto chiedersi quale trattamento verrà riservato anche in futuro al resto della popolazione civile campana, che continua ad utilizzare inconsapevolmente acqua al tetracloroetene.

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