Continua purtroppo a tremare la terra all'Aquila. Una scossa di magnitudo 3.8 si è registrata sette minuti prima dell'una di ieri notte, altre minori nella serata di due giorni fa. Una scossa di terremoto, di minore intensità, è stata avvertita poi anche dalla popolazione in provincia di Parma.
Continua nel frattempo l'esame di agibilità degli edifici, la Procura della Repubblica dell'Aquila ha proceduto ieri al sequestro della Casa dello Studente, del Tribunale, di alcuni reparti dell'ospedale S. Salvatore e di altre aree in via XX Settembre.
Intanto esce fuori un rapporto della protezione civile che elencava gli edifici a rischio in tutto il sud Italia. Era tutto previsto, dunque, il dossier risalente addirittura a 10 anni fa aveva previsto tutto. Commissionato dalla Protezione Civile, quando ancora il capo era Franco Barberi, e redatto da
circa 140 esperti (precari) tra ingegneri e geologi , il documento, nel 1999, aveva censito la «vulnerabilità degli edifici pubblici strategici e speciali» in zone a rischio. Una mole di informazioni enciclopedica: oltre 42.000 gli edifici presi in esame, dislocati in tutto il sud Italia. Campania, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sicilia e naturalmente in Abruzzo.
Si tratta di un documento straordinario, testimonianza dell'ennesimo vero scandalo italiano: l' assenza di una seria politica di prevenzione. "Appare indispensabile - si legge nel rapporto - che questo patrimonio di dati costituisca linea di indirizzo costante per l'avviamento a soluzione dei complessi problemi legati alla sicurezza del territorio interessato dal rischio sismico, in una corale accettazione di responsabilità da parte di tutti gli organismi interessati".
Una doppia beffa perchè poco dopo l'indagine degli esperti la Regione Abruzzo ha lavorato a catalogare duemila edifici pubblici, redigere schede tecniche ed a memorizzare in un data base le informazioni relative al loro stato. E addirittura elencare i palazzi a rischio: la Prefettura dell'Aquila, Palazzo Quinzi, sede del liceo classico cittadino, i locali del Comune, del Tribunale,
della scuola De Amicis, il Conservatorio, le facoltà universitarie, la Biblioteca comunale. Tutti edifici, crollati o gravemente danneggiati nella notte del 6 aprile scorso, che in zone a rischio sismico, dovrebbero essere in grado di garantire la propria funzionalità.
Continua nel frattempo l'esame di agibilità degli edifici, la Procura della Repubblica dell'Aquila ha proceduto ieri al sequestro della Casa dello Studente, del Tribunale, di alcuni reparti dell'ospedale S. Salvatore e di altre aree in via XX Settembre.
Intanto esce fuori un rapporto della protezione civile che elencava gli edifici a rischio in tutto il sud Italia. Era tutto previsto, dunque, il dossier risalente addirittura a 10 anni fa aveva previsto tutto. Commissionato dalla Protezione Civile, quando ancora il capo era Franco Barberi, e redatto da
circa 140 esperti (precari) tra ingegneri e geologi , il documento, nel 1999, aveva censito la «vulnerabilità degli edifici pubblici strategici e speciali» in zone a rischio. Una mole di informazioni enciclopedica: oltre 42.000 gli edifici presi in esame, dislocati in tutto il sud Italia. Campania, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sicilia e naturalmente in Abruzzo.
Si tratta di un documento straordinario, testimonianza dell'ennesimo vero scandalo italiano: l' assenza di una seria politica di prevenzione. "Appare indispensabile - si legge nel rapporto - che questo patrimonio di dati costituisca linea di indirizzo costante per l'avviamento a soluzione dei complessi problemi legati alla sicurezza del territorio interessato dal rischio sismico, in una corale accettazione di responsabilità da parte di tutti gli organismi interessati".
Una doppia beffa perchè poco dopo l'indagine degli esperti la Regione Abruzzo ha lavorato a catalogare duemila edifici pubblici, redigere schede tecniche ed a memorizzare in un data base le informazioni relative al loro stato. E addirittura elencare i palazzi a rischio: la Prefettura dell'Aquila, Palazzo Quinzi, sede del liceo classico cittadino, i locali del Comune, del Tribunale,
della scuola De Amicis, il Conservatorio, le facoltà universitarie, la Biblioteca comunale. Tutti edifici, crollati o gravemente danneggiati nella notte del 6 aprile scorso, che in zone a rischio sismico, dovrebbero essere in grado di garantire la propria funzionalità.
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