
Sabrina, nata a Mogadiscio, da papà italiano e mamma somala, se l'è cavata con 10 giorni di prognosi per trauma cranico e con una contusione alla spalla. Denunciando l'accaduto ha dichiarata: "Non voglio compassione, ma voglio parlare anche per tutte le altre persone che vengono aggredite per il colore della pelle, ma magari sono clandestine e non lo possono denunciare come ho fatto io. Non è la prima volta che mi accade una cosa del genere. Nel 1996 ero andata in ospedale per curare una costola, mi cacciarono dicendo "Non curiamo i negri" e finimmo in procura. Pensavo non mi sarebbe accaduto più nulla e invece... Adesso ho paura, tanta paura, ma non mi arrendo".
L'aggressione di ieri mattina non può che esser letta quindi come specchio di una realtà sporcata dal razzismo, figlia di un clima prodotto tanto dalle politiche discriminatorie dei governi quanto dalle rappresentazioni mediatiche fatte sul tema dei migranti. Risultante razzista a cui si è giunti, non solo nel nostro paese, nell'implementazione di discorsi volti a scaricare ogni problema e tensione verso il basso, individuando nel migrante il prototipo dell'avversario ideale.
Ascolta l'intervista con Sabrina realizzata da Radio BlackOut
Guarda la video-intervista realizzata da La Repubblica Torino
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