giovedì 26 marzo 2009

«Fosforo bianco su Gaza da Israele»

di Michele Giorgio
Non passa giorno senza la presentazione di un nuovo rapporto su gravi violazioni e crimini compiuti dalle forze armate israeliane durante l'offensiva «Piombo fuso» a Gaza dello scorso gennaio. Human rights watch ha diffuso i risultati della sua inchiesta sull'utilizzo da parte di Israele di munizioni al fosforo bianco durante i bombardamenti che hanno devastato la Striscia provocando oltre 1.300 morti, tra i quali centinaia di civili. «A Gaza i militari israeliani non solo hanno usato il fosforo bianco come schermo protettivo in aree aperte ma lo hanno fatto ripetutamente in aree densamente popolate anche quando le loro truppe non erano presenti o si sarebbero potuti usare ordigni con sostanze fumogene più sicure», ha denunciato Hrw sottolineando che i civili palestinesi «hanno sofferto senza ragione o sono morti».

Una nuova accusa perciò si aggiunge a quelle presentate nei giorni scorsi da altre organizzazioni internazionali e locali e dal professor Richard Falk, relatore speciale dell'Onu per i diritti umani, confermate peraltro dalle rivelazioni fatte dagli stessi soldati israeliani. Da parte sua lo stato maggiore israeliano ieri ha comunicato che, secondo i suoi dati, i morti palestinesi di «Piombo fuso» sono stati almeno 1.370, ma ha ridimensionato il numero dei civili ucciso. Cifre che confermano quelle fornite dai palestinesi e che smentiscono definitivamente il bilancio di poche centinaia di morti fatto dal Corriere della Sera a gennaio.

Accuse e denunce che non scuotono il leader del Likud e premier incaricato, Benyamin Netanyanhu, che mercoledi prossimo presenterà alla Knesset il nuovo governo. La coalizione sarà dominata da un fronte di forze di destra, alcune delle quali ultraradicali, al quale garantisce copertura il Partito laburista di Ehud Barak che martedì ha deciso di aggregarsi all'esecutivo nonostante i dissensi interni. Netanyahu lancia segnali rassicuranti all'esterno ma lo stesso presidente Usa Obama martedì sera ha riconosciuto che il nuovo governo israeliano non renderà «più semplice» la pace con i palestinesi.
D'altronde le notizie che arrivano non lasciano dubbi sulle intenzioni del nuovo premier. Ieri la radio dell'esercito israeliano ha riferito che Netanyahu ha concluso un accordo segreto con Avigdor Lieberman, leader del partito di estrema destra Yisrael Beitenu, partner di governo, che prevede la costruzione di 3mila alloggi uffici e alberghi, nella zona detta «E1» , tra la megacolonia di Maale Adoumim e Gerusalemme est. Si tratta di un progetto contestato anche dagli Stati uniti che taglia in due la Cisgiordania, rendendo di fatto impossibile la costituzione di uno Stato palestinese indipendente. In effetti poco meno di due mesi fa ne aveva già scritto il quotidiano Haaretz sottolineando come l'allora ministro della difesa e candidato premier laburista Ehud Barak sostenesse anche lui il piano, citando la colonia di Maale Adumin come parte «inalienabile» di Gerusalemme. Adesso Barak si è finalmente unito ai suoi alleati naturali: Netanyahu e Lieberman.

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