giovedì 26 marzo 2009

Rabbia operaia

di Alessandro Cisilin
Per l’Europa l’11 marzo evoca l’incubo del più grave attentato terroristico del dopoguerra, cinque anni fa a Madrid. Per la Francia la stessa data rimarrà probabilmente nella storia come l’emblema del cataclisma economico e dell’esplosione della rabbia sociale. In quel giorno i vertici della tedesca Continental annunciavano la chiusura dello stabilimento di Clairoix, nel nord-ovest della Francia, ossia il licenziamento entro un anno di tutti i suoi millecentoventi lavoratori, che si aggiungeranno ai settecentottanta messi in strada ad Hannover. La risposta operaia è stata di una virulenza inedita, espressione del resto prevedibile di chi versa nell’assoluta disperazione.
Molti di loro sono giovani, sotto i quarant’anni, e la maggioranza rifiuta etichette ideologiche. Tutti sono arrabbiati, e “pronti a tutto”. Perfino a impiccare i manichini di due dirigenti, quelli del capo della fabbrica e della società, non senza il rogo di decine di pneumatici – di cui la multinazionale è il quarto produttore mondiale - e copiosi lanci di scarpe e di uova. Le stesse uova sono state anche protagoniste di assalti verso dirigenti in carne e ossa.In un caso gli operai hanno così messo in fuga il direttore dello stabilimento nell’atto del terribile annuncio. In un altro, qualche giorno più tardi, si sono recati in trasferta nella vicina Reims, riuscendo a penetrare nell’albergo dove i delegati della società stavano a colloquio coi rappresentanti dell’amministrazione locale.
La rabbia tra i “Conti” (così apostrofati i dipendenti Continental) è alimentata anche dal senso del tradimento. Solo pochi mesi fa avevano accettato un compromesso che prevedeva l’allungamento dell’orario lavorativo e altri sacrifici contrattuali in cambio della rassicurazione scritta del mantenimento del posto almeno fino al 2012. L’impresa si difende illustrando il calo del trenta per cento della domanda nei primi due mesi dell’anno, correlata al crollo del settore auto.
Il vicepresidente della Continental Bernhard Trilken aggiunge poi che «la sovrapproduzione è arrivata alla fine del 2008 a sette milioni e mezzo di pneumatici» e che Clairoix è «la fabbrica meno competitiva al mondo», in quanto eroga salari da almeno millesettecento euro, superiori a quelli degli altri stabilimenti. Cifre rilevanti, non meno tuttavia di quella, riferita da «Le Monde», di un utile netto, generato l’anno scorso da Clairoix stessa, di ben ventisette milioni.
La solidarietà verbale agli operai sembra essere quasi unanime, ma raramente è gradita. Gelida è stata la risposta alle dichiarazioni in ordine sparso dei socialisti. Peggio ancora nei confronti di alcuni deputati dell’Ump, il partito di Sarkozy (“il presidente del potere d’acquisto”), allontanati a spintoni dalla fabbrica, dove si erano presentati per esprimere la loro vicinanza.
La novità dell’azione dei ‘Conti’ sta in effetti proprio nella loro esplicita minaccia di un “conflitto violento”. «Non abbiamo nulla da perdere, e la polizia lo sappia: non siamo infermiere, non ci faremo fregare», ha detto ai media un operaio anziano, nonostante la prossimità della pensione. I sindacati, offesi dal dietrofront della multinazionale, stavolta appoggiano. «Hanno avuto il nostro sudore, vogliono il nostro sangue, non avranno il nostro culo», è il colorito monito di Xavier Mathieu, vertice della Cgt. E secondo il segretario di Force Ouvrière Jean-Claude Mailly «questa violenza è legittima difesa». Una violenza che esce dai confini di Clairoix.
A Pontnox-sur-l’Adour, l’amministratore delegato di Sony France Serge Foucher è stato trattenuto in ostaggio per una notte all’interno dell’impianto, anch’esso prossimo alla chiusura, e rilasciato solo dopo aver accettato riaprire la trattativa sulla cassa integrazione.
Ed è un paese intero a schierarsi a fianco degli operai. Lo si è visto nello sciopero generale del 19 marzo scorso, indetto per protesta contro il piano anticrisi dell’Eliseo – sbilanciato sulle banche e paragonabile per esiguità, nei paesi industrializzati, solo alle misure del governo italiano – con una partecipazione quasi senza precedenti dei lavoratori privati. E col sostegno, secondo i sondaggi, di tre francesi su quattro.

Le ricadute della crisi: cronache di lotta e resistenza dall'Europa La crisi si fa sentire sul piano europeo dove l'incapacità di un ceto politico e imprenditoriale di predisporre contro-misure all'altezza (aldilà di un mero governo dell'esistente) sfocia in tentativi di addomestimento sociale di basso cabotaggio e nell'erosione ancora maggiore dei pochi diritti rimasti. Una crisi che comincia ad affondare i denti, mandando in fibrillazione governi e scatenando le prime reazioni di quanti vengono individuati dall'alto come "paganti della crisi"... ma il programma comune di molti (per quanto non ricomposto) resta quello dell'Onda autunnale: "Noi la criisi non la paghiamo!"
La rabbia operaia in FranciaE' sicuramente la Francia il paese europeo che sta riscontrando la reazione "più rumorosa" da parte di tutti quei soggetti che non voglion pagare i costi di una crisi prodotta da un sistema che ora vuol scaricare, ancora una volta, le perdite verso il basso.Ieri pomeriggio gli operai della fabbrica 3M di Pithiviers hanno seguito l'esempio (di qualche settimana fà) arrivato dai colleghi della Sony: hanno obbligato il direttore dell'azienda, Luc Rousselet, a passare la notte nel suo ufficio, mettendolo di fronte alle sue responsabilità per ciò che riguarda la sorte della casa farmaceutica, visto che sono previsti 110 licenziamenti entro settembre. "E' l'ultima cartuccia che abbiamo" hanno dichiarato gli operai della fabbrica. Il direttore è stato liberato questa mattina.Sempre ieri un'altra iniziativa contro la crisi si è data sul territorio transalpino: oltre 700 operai della Continental di Clairoix hanno manifestato a Parigi, dirigendosi verso l'Eliseo, dove hanno ottenuto di potersi incontrare con il consigliere del presidente Nicolas Sarkozy. Sono usciti delusi dall'incontro, vista la mancanza di garanzie trovata dalla sponda governativa: la Continental è destinata alla chiusura entro il 2010, 780 i licenziamenti annunciati. "Chi semina miseria raccoglie la collera", questo la scritta con la quale gli operai dell'azienda tedesca hanno attraversato lo sciopero generale del 19 marzo scorso.Infine, sempre per ciò che riguarda la crisi francese, un'altra ricaduta (drammatica) si è avuta a Chauvigny: Philippe Widdershoven, 56 anni, delegato Cgt e direttore informatico di una fabbrica di porcellane di Chauvigny, si è suicidato, annegandosi in uno stagno. Ha lasciato una lettera nella sede della Cgt locale, chiedendo che il suo suicidio venga considerato un incidente sul lavoro. La fabbrica, che mette a lavoro 130 persone, aveva licenziato 84 persone nel dicembre scorso e tuttora sono forti le pressioni che incombono sui lavoratori.A febbraio il numero di disoccupati in Francia è cresciuto di 80mila unità, ciò fà seguito a un aumento della disoccupazione di 87mila persone a gennaio. Se i calcoli dell'oggi venissero rispettati a fine del 2009 in Francia i disoccupati arriveranno alla cifra di 1 milione. In conclusione, è da segnalare come gli operai e le operaie in mobilitazione per la difesa dei posti di lavoro abbiano ben individuato il primo e diretto antagonista contro cui combattere: il padrone di fabbrica.
Ascolta il commento dalla Francia con Enrico Riboni

Scozia, attacco ad un "produttore di crisi" Ignoti sono penetrati la scorsa notte nella lussuosa abitazione di Sir Fred Goodwin, ex direttore generale della Royal Bank of Scotland, beneficiario di una pensione d'oro da 700 mila sterline all'anno. Goodwin ha lasciato la RBS lo scorso ottobre dopo avere portato la storica banca sull'orlo del collasso, con l'annuncio di 2300 licenziamenti. Per salvarla dal fallimento lo stato ha sborsato 20 miliardi di sterline, diventandone così il maggiore azionista. Gli "intrusi" hanno rotto 3 finestre del piano terra della casa e i finestrini dell'auto del manager.

Roma, la disperazione da crisi Un fatto di cronaca collegato al piano di crisi presente anche nel nostro paese si è avuto ieri a Roma, in piazza del Campidoglio. Un uomo, Vincenzo, 39 anni, si è dato fuoco per protesta e disperazione. E' stato portato in ospedale, non è in pericolo di vita. vincenzo è disoccupato da 6 mesi, dopo aver lavorato presso un panificio romano, è spostato ed ha un bimbo piccolo da mantenere. Vive in una casa popolare di Ponte di Nona, non riceve neanche il sussidio di disoccupazione perché il datore di lavoro che lo ha licenziato non aveva versato correttamente i contributi.


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