Un nuovo sciopero generale ha attraversato la Francia quest'oggi: le 8 sigle sindacali hanno indetto un ulteriore giornata di blocco del paese dopo le grandi manifestazioni del 29 gennaio scorso, che avevano portato in piazza 2 milioni e mezzo di persone. 213 le manifestazioni previste in tante città transalpine, contro la crisi, contro le politiche economiche della presidenza Sarkozy.
Le ferrovie, i trasporti urbani e gli aeroporti hanno avuto pesanti ricadute. La scuola e l'università sono tornate in piazza nel continuo delle mobilitazioni contro la riforma dell'istruzione. Colpita anche la funzione pubblica, dalla sanità alle poste e alle telecomunicazioni. Quotidiani e tv in agitazione. Importante anche la mobilitazioni del settore privato, soprattutto da parte di quelle fabbriche per le quali è stata annunciata la serrata.
A Parigi il corteo è partito alle 14 da piazza della Repubblica, in direzione di piazza della Nazione, passando per la Bastiglia. Stamani si sono svolti imponenti cortei in provincia, in particolare a Marsiglia. Nella piccola Compiegne sono scesi in piazza in 10mila, con in testa i 1120 dipendenti della Continental. Nonostante non siano ancora pubbliche le cifre dell'adesione allo sciopero i primi dati parlano di una partecipazione simile a quella del 29 gennaio, se non superiore. Ma al di là del balletto delle cifre, è importante sottolineare come lo sciopero generale possa già incassare un risultato, dato dall'appoggio che i francesi hanno palesato in un sondaggio dell'istituto Ifop, pubblicato sul settimanale Paris Match: il 78% dei francesi lo definisce "giustificato", il 62% giudica "cattiva" la politica del governo di fronte alla crisi.
Il contesto all'interno del quale si sta svolgendo lo sciopero generale di quest'oggi dà il quadro di un paese che comincia a sentire sulla propria pelle lo stringere della global crisis, con l'aumento della disoccupazione (90 mila nuovi disoccupati in gennaio) e l'installarsi della recessione (-1,5 di crescita prevista per il 2009), che va in parallelo con la continua depressione del potere d'acquisto.
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