Intervista a Gianluigi Pegolo della segreteria nazionale del Prc
di Tommaso Vaccaro
A poco più di settanta giorni dall’election day del 6 e 7 giugno prossimi, il processo di costruzione delle liste del Prc, aperte ad altre realtà della sinistra comunista ed anticapitalista, è in pieno svolgimento. Elezioni europee, ma anche amministrative per 4000 comuni e 73 province italiane. Una sfida importante per Rifondazione comunista, ma più in generale per la sinistra nostrana. Proprio in questi giorni sono in corso gli incontri tra le delegazioni dei movimenti, delle associazioni e delle forze politiche interessate a questo processo, ed i tre delegati del Prc, Gianluigi Pegolo, della segreteria nazionale, Ramon Mantovani e Mimmo Caporusso.
Con Pegolo tracciamo il profilo di questa lista elettorale aperta “alle lotte ed alle vertenze del territorio”con la “convergenza di forze comuniste ed anticapitaliste” che si identificano a livello europeo nel Gue. Non di secondaria importanza il tema delle amministrative, dove le eventuali alleanze di centrosinistra si faranno “solo se poggiano su proposte e pratiche di svolta”.
Quello che Rifondazione propone per le europee è semplicemente un cartello elettorale o processo politico più ampio?
Vogliamo dar vita ad una lista che raggruppi forze anticapitaliste e comuniste sulla base di proposte politiche qualificanti e di un’indicazione precisa per quanto riguarda la scelta di adesione ai gruppi parlamentari europei. I nostri eletti aderiranno al Gue e questo è un elemento vincolante. Ovviamente, per quanto riguarda la prospettiva per il futuro, fra le forze coinvolte vi sono progetti politici diversi, ma ciò non fa venir meno la qualità della proposta elettorale che, a nostro giudizio, qualifica questa lista come l’unica vera di sinistra.
Nell’ambito di questa discussione, quali saranno gli interlocutori politici privilegiati?
Abbiamo in corso trattative con il Partito dei Comunisti italiani, con Sinistra Critica e con Socialismo 2000 di Cesare Salvi. Tengo però a precisare che la lista non vuole caratterizzarsi esclusivamente come convergenza di forze politiche.
In che senso?
Nel senso che la nostra intenzione è quella di dare grande spazio all’espressione di movimenti, associazioni e istanze culturali. Vogliamo, insomma, che in questa lista vi sia una forte rappresentanza della società civile protagonista delle lotte in corso, penso a realtà di fabbriche importanti, ed espressioni delle vertenze territoriali. E’ necessario che il patrimonio di lotta di questo Paese abbia una forte proiezione in questo processo.
Qualcuno paventa, però, il rischio di una riedizione dell’Arcobaleno in chiave ristretta. Come scongiurarlo?
Il grande limite dell’arcobaleno è stato quello di dar vita ad una coalizione elettorale priva di una solida base politica. Basti pensare che su tutta una serie di temi vi erano differenze non di poco conto. Mi riferisco alla politica internazionale e allo stesso ruolo dell’Europa. Ma si potrebbero citare altri temi. Accanto a ciò, vi era un’evidente differenza d’idee sui rapporti da tenere col centrosinistra. L’Arcobaleno, inoltre, si presentava con un simbolo sconosciuto e come l’avvio di un processo che azzerava le singole identità e in particolare quella dei comunisti. Che quell’esperimento si sia concluso con un disastro era prevedibile, anche se forse non nella dimensione con cui si è prodotto.
Non tutti però danno questo giudizio…
Quello che è paradossale è che ancor oggi, infatti, qualcuno intende ripercorrere quella strada. Mi riferisco alla lista ‘Sinistra e Libertà’ che, non solo presenta i medesimi limiti dell’Arcobaleno, ma ne aggiunge degli altri.
A cosa ti riferisci?
All’annuncio che gli eventuali eletti al parlamento Ue, entreranno in gruppi diversi. La nostra lista, invece, ha un programma chiaro e alternativo alle politiche sostenute in questi anni in sede europea ed anche simbolicamente avrà un identità forte.
A proposito del simbolo, è stato più volte ripetuto che si “partirà” da quello di Rifondazione. Che significa?
Significa che offriamo agli elettori un riferimento riconoscibile nella quale ci si possa facilmente identificare. Naturalmente, proprio perché puntiamo sulla convergenza più ampia possibile di forze anticapitaliste e comuniste, diamo per scontato che non vi sarà la presentazione integrale del simbolo di Rifondazione perché dovrà essere riconosciuta la partecipazione di altri soggetti.
Sulle amministrative la partita politica è ancora più complessa, soprattutto per quanto riguarda le eventuali alleanze di centrosinistra. Come si muoverà il Prc su quel versante?
L’impegno sulle amministrative sarà molto consistente perché sono coinvolti la maggioranza dei comuni e delle province italiane. Rifondazione in molte realtà faceva parte di coalizioni di centrosinistra e la difficoltà nel riproporle è oggi ancor più evidente alla luce degli slittamenti moderati del Pd. Basti pensare alle aperture all’Udc, agli scivoloni filo-leghisti dei sindaci sceriffi ed al coinvolgimento, soprattutto in alcune realtà, di esponenti del Partito democratico in vicende giudiziarie. Oggi più di ieri, quelle alleanze sono possibili solo se poggiano su proposte e pratiche di svolta. Per questo abbiamo affermato più volte che la nostra base sono i contenuti come vero elemento discriminante.
di Tommaso Vaccaro
A poco più di settanta giorni dall’election day del 6 e 7 giugno prossimi, il processo di costruzione delle liste del Prc, aperte ad altre realtà della sinistra comunista ed anticapitalista, è in pieno svolgimento. Elezioni europee, ma anche amministrative per 4000 comuni e 73 province italiane. Una sfida importante per Rifondazione comunista, ma più in generale per la sinistra nostrana. Proprio in questi giorni sono in corso gli incontri tra le delegazioni dei movimenti, delle associazioni e delle forze politiche interessate a questo processo, ed i tre delegati del Prc, Gianluigi Pegolo, della segreteria nazionale, Ramon Mantovani e Mimmo Caporusso.
Con Pegolo tracciamo il profilo di questa lista elettorale aperta “alle lotte ed alle vertenze del territorio”con la “convergenza di forze comuniste ed anticapitaliste” che si identificano a livello europeo nel Gue. Non di secondaria importanza il tema delle amministrative, dove le eventuali alleanze di centrosinistra si faranno “solo se poggiano su proposte e pratiche di svolta”.
Quello che Rifondazione propone per le europee è semplicemente un cartello elettorale o processo politico più ampio?
Vogliamo dar vita ad una lista che raggruppi forze anticapitaliste e comuniste sulla base di proposte politiche qualificanti e di un’indicazione precisa per quanto riguarda la scelta di adesione ai gruppi parlamentari europei. I nostri eletti aderiranno al Gue e questo è un elemento vincolante. Ovviamente, per quanto riguarda la prospettiva per il futuro, fra le forze coinvolte vi sono progetti politici diversi, ma ciò non fa venir meno la qualità della proposta elettorale che, a nostro giudizio, qualifica questa lista come l’unica vera di sinistra.
Nell’ambito di questa discussione, quali saranno gli interlocutori politici privilegiati?
Abbiamo in corso trattative con il Partito dei Comunisti italiani, con Sinistra Critica e con Socialismo 2000 di Cesare Salvi. Tengo però a precisare che la lista non vuole caratterizzarsi esclusivamente come convergenza di forze politiche.
In che senso?
Nel senso che la nostra intenzione è quella di dare grande spazio all’espressione di movimenti, associazioni e istanze culturali. Vogliamo, insomma, che in questa lista vi sia una forte rappresentanza della società civile protagonista delle lotte in corso, penso a realtà di fabbriche importanti, ed espressioni delle vertenze territoriali. E’ necessario che il patrimonio di lotta di questo Paese abbia una forte proiezione in questo processo.
Qualcuno paventa, però, il rischio di una riedizione dell’Arcobaleno in chiave ristretta. Come scongiurarlo?
Il grande limite dell’arcobaleno è stato quello di dar vita ad una coalizione elettorale priva di una solida base politica. Basti pensare che su tutta una serie di temi vi erano differenze non di poco conto. Mi riferisco alla politica internazionale e allo stesso ruolo dell’Europa. Ma si potrebbero citare altri temi. Accanto a ciò, vi era un’evidente differenza d’idee sui rapporti da tenere col centrosinistra. L’Arcobaleno, inoltre, si presentava con un simbolo sconosciuto e come l’avvio di un processo che azzerava le singole identità e in particolare quella dei comunisti. Che quell’esperimento si sia concluso con un disastro era prevedibile, anche se forse non nella dimensione con cui si è prodotto.
Non tutti però danno questo giudizio…
Quello che è paradossale è che ancor oggi, infatti, qualcuno intende ripercorrere quella strada. Mi riferisco alla lista ‘Sinistra e Libertà’ che, non solo presenta i medesimi limiti dell’Arcobaleno, ma ne aggiunge degli altri.
A cosa ti riferisci?
All’annuncio che gli eventuali eletti al parlamento Ue, entreranno in gruppi diversi. La nostra lista, invece, ha un programma chiaro e alternativo alle politiche sostenute in questi anni in sede europea ed anche simbolicamente avrà un identità forte.
A proposito del simbolo, è stato più volte ripetuto che si “partirà” da quello di Rifondazione. Che significa?
Significa che offriamo agli elettori un riferimento riconoscibile nella quale ci si possa facilmente identificare. Naturalmente, proprio perché puntiamo sulla convergenza più ampia possibile di forze anticapitaliste e comuniste, diamo per scontato che non vi sarà la presentazione integrale del simbolo di Rifondazione perché dovrà essere riconosciuta la partecipazione di altri soggetti.
Sulle amministrative la partita politica è ancora più complessa, soprattutto per quanto riguarda le eventuali alleanze di centrosinistra. Come si muoverà il Prc su quel versante?
L’impegno sulle amministrative sarà molto consistente perché sono coinvolti la maggioranza dei comuni e delle province italiane. Rifondazione in molte realtà faceva parte di coalizioni di centrosinistra e la difficoltà nel riproporle è oggi ancor più evidente alla luce degli slittamenti moderati del Pd. Basti pensare alle aperture all’Udc, agli scivoloni filo-leghisti dei sindaci sceriffi ed al coinvolgimento, soprattutto in alcune realtà, di esponenti del Partito democratico in vicende giudiziarie. Oggi più di ieri, quelle alleanze sono possibili solo se poggiano su proposte e pratiche di svolta. Per questo abbiamo affermato più volte che la nostra base sono i contenuti come vero elemento discriminante.
Nel caso in cui non fossero possibili quelle convergenze, daremo vita ad alleanze alternative cercando nei movimenti e nelle altre forze di sinistra i nostri interlocutori.
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