venerdì 20 marzo 2009

Francia, cresce la protesta, 3 milioni contro Sarkozy

Contro la politica economica giudicata dai sindacati "ingiusta e inefficace"
Ma il governo non cambia: "Nessun nuovo piano di rilancio, né prelievi ai ricchi"
PARIGI - Cresce la protesta contro Sarkozy. In milioni per le strade della Francia contro la politica economica del governo giudicata "ingiusta e inefficace". I sindacati chiedono di proteggere i posti di lavoro che vengono distrutti giorno dopo giorno dalla crisi, di prendere misure per rilanciare il potere d'acquisto e di difendere i servizi pubblici, non solo di dare soldi alle banche.

Tre milioni in piazza. A circa due mesi di distanza dalle manifestazioni sindacali del 29 gennaio - che avevano riunito nel Paese fra un milione e due milioni di persone - la mobilitazione di oggi ha portato in piazza - secondo la Cgt, il principale sindacato di sinistra - tre milioni di persone (350 mila a Parigi). Una cifra mai raggiunta da quando Sarkozy è arrivato all'Eliseo, nel 2007. Il grosso dei manifestanti era costituito da dipendenti pubblici, la cui astensione dal lavoro ha provocato disagi nei trasporti, scuole, ospedali, uffici.

Manifestazioni in tutta la Francia. Da Parigi a Marsiglia, da Grenoble a Lione, stamane in Francia si sono svolte 229 manifestazioni. I sindacati alazano il tiro forti del successo della mobilitazione: secondo un sondaggio, per il 78% dei francesi la giornata di protesta è "giustificata" e per il 62% è "cattiva" la politica dell'esecutivo di fronte alla crisi.

"Proteggere il potere d'acquisto". "Il governo - sottolinea Bernard Thibault, leader della Cgt - dovrà accettare di ridiscutere con i sindacati le questioni dell'occupazione, del potere d'acquisto, degli investimenti e delle politiche pubbliche". I sindacati mettono sul banco degli imputati anche il Medef, la confindustria francese, che ha prontamente risposto parlando di 'demagogia' dei leader sindacali.

Il presidente nella banlieue. Sarkozy - oggi a Bruxelles - aveva ieri preferito parlare, osserva maliziosamente Le Monde, di uno dei suoi temi preferiti, la sicurezza, e non di crisi, andando in banlieue a dichiarare guerra alle bande violente promettendo pene più severe per quelli che aggrediscono gli insegnanti e danneggiano gli istituti scolastici. Come è, fra l'altro, successo anche oggi in Val d'Oise, dove un preside è stato picchiato.

"Il governo non cambia idea". Il presidente aveva comunque detto di capire "la preoccupazione dei francesi in questo periodo di crisi", ma il primo ministro Francois Fillon ha subito chiuso la porta: non ci saranno "interventi supplementari" dopo i 2,6 miliardi di euro decisi a favore delle famiglie più deboli, dopo la manifestazione del 29 gennaio. Il governo non cambia linea: non ci sarà un nuovo piano di rilancio, né alcun prelievo sui conti dei più ricchi.

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