sabato 7 marzo 2009

Pisa: Rebeldìa, Africa Insieme sull'ordinanza "antiborsoni"‏

È stata firmata la cosiddetta "ordinanza antiborsoni": l´ennesima di quelle "ordinanze creative" che hanno fatto il giro del mondo, suscitando il sarcasmo di quotidiani come Le Monde o The Independent. Se ne possono citare infinite varianti: dal divieto di sostare nei parchi (Novara), alla multa per i fidanzati «colpevoli» di leggere un libro sul prato (Vicenza).
Così, mentre a Trento si multa la carrozza di Babbo Natale, mentre vicino Napoli - a Brusciano - si sanzionano le "battaglie con le arance" dei bambini, mentre a Rimini si vietano i massaggi alla schiena sulla spiaggia e - nella vicina Lucca - si chiude la città ai kebab, Pisa decide di multare con 100 euro «il trasporto e
la detenzione di contenitori quali borse, sacchi, involucri di cartone o altro materiale»: purché tali "borsoni" siano «inequivocabilmente riconducibili alla vendita illegale».
http://comunistinews.blogspot.com/2009/03/pisa-prc-rebeldia-africa-insiemecobas-e.html">
Ci sarebbe da ridere, se non fosse una cosa drammaticamente seria. Il provvedimento vorrebbe contrastare infatti la vendita di merci contraffatte: un fenomeno che coinvolge per lo più cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno, che non hanno possibilità di regolarizzarsi e che per questo esercitano l´ambulantato per sopravvivere. E così, in un paese la cui economia si regge in gran parte sull´industria del falso (di cui l´Italia è il terzo produttore mondiale), un Sindaco colpisce l´ultimo anello della catena, i venditori.
L´ordinanza non ha nulla a che fare con la «legalità». La legalità è una cornice condivisa di regole per garantire la convivenza: ma il provvedimento del Sindaco sembra violare proprio le più elementari regole del diritto. È evidente, infatti, che in presenza di un reato - in questo caso, la vendita di merce contraffatta - si colpisce quel reato, e non il "borsone" che suscita sospetti. Altrettanto ovvia è l´impossibilità di distinguere una borsa "innocua" di un turista da una «inequivocabilmente riconducibile alla vendita
illegale»: a meno di non ricorrere ad espedienti di sapore discriminatorio (e illegale), come il colore della pelle del proprietario. Un´ordinanza mal scritta e giuridicamente indifendibile.

Il Comune è andato avanti nella sua strada, in presenza di forti contestazioni. Ricordiamo infatti che contro l´ordinanza - annunciata già da mesi - avevano fatto sentire la propria voce le associazioni, le comunità straniere, intellettuali di fama nazionale e internazionale. Il Consiglio degli Stranieri, dal canto suo, aveva formulato proposte per affrontare la questione dell´ambulantato: partendo non dalla "persecuzione" dei venditori migranti ma dai loro diritti, dalla regolarizzazione e dall´inserimento lavorativo. Si è scelta la strada dell´intervento repressivo, che in questi mesi ha provocato una spirale di violenza, senza peraltro giungere a risultati apprezzabili. Si è ascoltata una sola voce - quella delle associazioni di categoria dei commercianti - ignorando tutte le altre.
Siamo di fronte ad una scelta molto grave dell´amministrazione. Da parte nostra, garantiremo la più ampia consulenza legale ai cittadini stranieri colpiti dagli effetti del provvedimento. Sin da ora, annunciamo che
presenteremo ricorso, chiedendo al TAR l´annullamento dell´ordinanza.
Per queste ragioni convochiamo per mercoledì 11 marzo alle ore 21:00 una assemblea cittadina per decidere le forme di mobilitazione.

Associazione Africa Insieme - Laboratorio Rebeldia


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