«Sono ferie, godetevele». Poi la correzione sui fondi dall'estero
Ci è andato lunedì. Ci è ritornato ieri. E, giura, se ce ne sarà bisogno tornerà «tutti i giorni». Già oggi, fanno sapere fonti governative, il presidente del consiglio sarà di nuovo in Abruzzo.
Silvio Berlusconi anche ieri ha sorvolato in elicottero la regione devastata dalla fortissima scossa di terremoto di domenica notte. Una ricognizione aerea per rendersi conto dei danni al territorio. Prima di atterrare per una conferenza stampa a Coppito, frazione de L'Aquila. L'obiettivo mediatico, uno solo, e Berlusconi lo ripete per tutto il giorno, quasi a convincere anche se stesso: «Non vi lasceremo soli, il governo lavora per voi e la ricostruzione sarà rapida», è la promessa. In serata lo ribadisce, per l'ennesima volta: «I fondi saranno presto disponibili, costruiremo in tempi rapidi ma, soprattutto, in tempi certi». E la ricostruzione «sarà direttamente sotto la responsabilità della presidenza del consiglio». Insomma, non preoccupatevi, che a voi ci penso io, proprio io. Voi, la gente, prima di tutto. People first era lo slogan del G20 di Londra dello scorso venerdì. Berlusconi lo fa suo: «Mi assumo la responsabilità di garantire che non sarete lasciati soli - dice agli sfollati nelle tendopoli che ha visitato - e soprattutto che i lavori saranno fatti». Con quali soldi, ancora non si sa. Di certo al momento ci sono solo i 30 milioni stanziati lunedì per le operazioni urgenti. Contro il miliardo e trecento milioni di euro che, per stessa ammissione del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, servirebbero per «la ricostruzione delle abitazioni civili». Ma per le risorse «strutturali», bisognerà aspettare il consiglio dei ministri di domani, dove si dovrebbero quantificare gli interventi. E anche altri strumenti per aiutare le popolazioni: il ministro Sacconi ha fatto sapere che saranno prorogate le scadenze fiscali per gli abitanti delle zone colpite e che gli ammortizzatori sociali verranno allargati anche ai lavoratori autonomi abruzzesi. I soldi, però, non verranno presi da quelli per la costruzione del ponte sullo Stretto: «La consideriamo un'opera prioritaria - ha detto il premier - quindi lo manderemo avanti nei tempi previsti».
In mezzo agli sfollati, il premier non riesce a trattenersi, e si lascia sfuggire pure una battuta delle sue: «È pasqua, c'è il sole, prendetevi un periodo di vacanza che paghiamo noi». Del resto ci sono gli alberghi, e i «turisti» saranno «serviti e riveriti». E consiglia anche di «portarsi la crema solare». Poi, fa appello all'italico orgoglio per dire no agli aiuti che immediatamente i paesi stranieri si sono offerti di dare al nostro paese: «Ringraziamo i paesi stranieri per la loro solidarietà ma invitiamo a non inviare qui i loro aiuti. Siamo in grado di rispondere da soli alle esigenze, siamo un popolo fiero e di benessere». Il leader del Partito democratico Dario Franceschini, pur non volendo polemizzare, invita invece il premier ad «accettare quegli aiuti». E in serata Berlusconi corregge. Prima arriva la conferma che l'Italia ha chiesto ufficialmente di poter accedere al fondo di solidarietà dell'Unione europea per le catastrofi naturali. Poi il premier annuncia che gli aiuti stranieri «saranno utili per la ricostruzione». Anche perché nel pomeriggio aveva ricevuto una telefonata dal presidente statunitense Barack Obama che offriva il suo aiuto al «paese amico» e, dopo la foto sorridente della scorsa settimana al G20 di Londra, il presidente del consiglio non avrebbe potuto dire di no. Ma a una condizione che, dice Berlusconi, «verrà discussa tra lui e Obama a Washington»: che gli Stati Uniti si prendano la responsabilità della ricostruzione dei beni culturali e delle chiese. Non aiuti indifferenziati insomma, ma una sorta di «adozione mirata». Che, per il resto, basta lui.
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