giovedì 9 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo: dove finisce lo Stato e dove inizia il volontariato

di Francesco Fumarola
Gli effetti dolosi del terremoto in Abruzzo ci consegnano le cosiddette “Istituzioni” letteralmente a pezzi (a venti ore dal sisma, lo Stato non aveva ancora piazzato le tende per permettere ai sopravvissuti di Onna di pernottare; e Bertolaso qualche giorno prima aveva addirittura denunciato il fisico che, in qualche modo, aveva messo in guardia da un imminente e rilevante evento sismico) mentre ci mostra una “società civile” che, pur tra mille contraddizioni e conflittualità interne, si esalta ancora una volta come operosa e solidale, offre di tutto, va a donare il sangue, chiede come fare per essere in qualche modo d’aiuto. Da una parte abbiamo dunque lo Stato, costruzione formale borghese, affaccendata a difendere gli interessi dei suoi Grandi Elettori (i padroni d’Italia: palazzinari, speculatori, banchieri, “capitani coraggiosi”) impegnati da sempre a spezzare le reni alla classe dei proletari ed a fare profitti devastando l'ambiente. Dall’altra, dentro la grossa pentola sociale, stanno quest’ultimi, i subalterni (anche) nel terzo millennio, che, pure arrancando e dimenandosi tra i tanti problemi del vivere quotidiano, provano a rintuzzare gli attacchi padronali, a difendere i territori, e talvolta avanzano pure.
Sopra, lo Stato dei padroni e dei suoi ascari, i parassiti del Capitalismo che, in attesa delle Centrali Nucleari come definitivo colpo di grazia socioambientale, continuano imperterriti a sfondare l'Italia (TAV, estrazioni petrolifere, inceneritori, milioni di metri cubi di nuovo cemento “pianoregolato”).
Sotto, i veri produttori di ricchezza, i salariati, che, sebbene privati di una reale rappresentanza parlamentare, nei momenti più critici si stringono ancora più forte. E proprio quando il bubbone affaristico e l’incapacità dello Stato borghese ad offrire prevenzione ambientale e protezione sociale dopo un sisma mortale stanno per essere scoperchiati dall’indignazione di popolo, ecco profilarsi all’orizzonte la Protezione Civile.
Protezione Civile che funziona come bostik per appiccicare, nei momenti di intenso stress borghese, tutti i pezzi impazziti della società civile, espungendo momentaneamente il conflitto dal mondo reale e richiamando l’unità (una e trina) dello Stato. Lo Stato borghese funzionalizza la Protezione Civile a tutela degli interessi della classe dominante, proprio mentre i suoi scellerati comportamenti di sfruttamento dei territori vengono smascherati dalle centinaia di morti che pesano come macigni sulla coscienza dei padroni e dei suoi lacchè.
In che modo lo Stato trasforma la Protezione Civile in Protezione della Civiltà Borghese?
Semplice. Alla Protezione Civile lo Stato delega il compito di propagandare l’immagine di ciò che non esiste ma che è semplicemente incollato artificiosamente: l’Unità dello Stato nell’assenza di conflitto. E così la Protezione Civile finisce per rappresentare tutta la prevenzione che non c’è, tutto l’aiuto di Stato che non c’è, , tutta l’emergenza che c’è ma che non può essere affrontata dalle Istituzioni senza l’intervento di “tutti”, fascisti compresi (lo vedremo più avanti).
La Protezione Civile diventa così la Protezione del furto , della speculazione e dello scempio. Protezione richiesta dalla borghesia in fase tensiva ed ottenuta, paradossalmente, manipolando con il grimaldello della pena, del senso della colpa e della generosità tutta la società civile. In definitiva, lavorando sulla fiorente industria (anche mediatica) della partecipazione al lutto collettivo la borghesia induce i suoi sottoposti a deporre le armi quel tanto che basta affinchè i mezzi di informazione, ridotti comunque al lumicino, “passino la nuttata” della vibrante (si fa per dire) protesta.
L’azzeramento temporaneo del conflitto illumina di sé la Protezione Civile e le Istituzioni si imbellettano in Parlamento ( l’intervento conciliante di Franceschini coglie applausi a destra e a manca).
Così facendo la Protezione Civile, nella società dello liberoscambismo, diventa l’equivalente emergenziale di ciò che Telethon è per la ricerca scientifica e la Caritas per la solidarietà ordinaria, “di tutti i giorni”. Così come le Istituzioni pensano a far fiorire gli affari dei suoi compari (e si pianificano guerre, si costruiscono bombe e mine antiuomo, si sventrano montagne per farci passare treni ad alta velocità, si internano i disperati del terzo mondo negli ex CPT) disinteressandosi completamente della crescita culturale, scientifica e morale della società e delegando alla “beneficenza” ed al volontariato la risoluzione delle problematiche “inutili”, quelle che non offrono un tornaconto economico-finanziario, allo stesso modo le manchevolezze emergenziali statali vengono volutamente rivestite del guscio vuoto della Protezione Civile.
La Protezione civile che non è Ministero ma Dipartimento, quasi-limite tra il politico ed il sociale in senso stretto, ambito più esterno dello Stato ma più prossimo alla società verace, quella della gente viva in carne ed ossa.
Limite di guscio politicamente vuoto, senza denaro nè capacità di autoproduzione, da riempire con l’afflato associazionista (dal sito ufficiale si legge: “al momento, nell'elenco nazionale del Dipartimento della Protezione civile sono iscritte circa duemila cinquecento organizzazioni tra le quali i cosiddetti "gruppi comunali" sorti in alcune regioni italiane, per un totale di oltre un milione e trecentomila volontari disponibili”).
Come Telethon che avvicina e rende partecipi tutti gli italiani a “reti televisive unificate”, così Bertolaso ha la maglietta blu con lo scudetto al braccio, simbolo formale di unità nazionale. Così come Telethon catalizza le donazioni degli Italiani sotto Natale, allo stesso modo fa la Protezione Civile sotto i cataclismi. Stessa tecnica, stessa finalità: raccogliere il denaro per acquistare beni non acquistabili altrimenti e finalizzati ad uno scopo (scientifico con ricadute sociali nel caso di Telethon, sociali nel caso della Protezione Civile).
Per uno Stato che si è disfatto nel tempo di quasi tutta la sua rete produttiva pubblica (in Italia non esiste più la chimica pubblica e quindi non vi sono più ne farmacie né industrie farmaceutiche pubbliche dove poter attingere per prendere tutti i medicinali ed i sanitari di cui lo Stato ha bisogno nei momenti d’emergenza) il ricorso alle “donazioni dei privati” è una vera e propria manna, dalla Protezione Civile usata due volte: la prima per espletare “fenomenicamente” il proprio compito "salvifico" e, la seconda, per assurgere al ruolo di morfizzatore della critica e del conflitto.
E’ allora normale che, mentre l’ex piduista Silvio Berlusconi, tessera n.1816, avanza l’idea di portare i Bronzi di Riace alla Maddalena, in occasione del prossimo G8 di Luglio, e l’imprenditrice gattara Brambilla (quella della defunta “La TV delle Libertà”, ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Turismo) la sostiene perché il G8 è anche “ una vetrina in cui mostrare tutte le cose per noi più belle'', da parte di Bertolaso sia tutto uno sfavillio di richieste di cose e di beni di prima necessità per alleviare le pene dei cittadini dell’Aquilano. Perché all’Italia svenduta manca di tutto.
Perfino i fascisti di CasaPound, ormai sdoganati dalla parte più marcia del paese, tanto di centrodestra quanto di centrosinistra, tra un’incursione e l’altra sono della partita e comunicano che servono “Coperte, vestiti, pannolini, latte in polvere, casse d’acqua e tutti i beni di prima necessità, che possono servire alle popolazioni gravemente colpite dal terremoto in Abruzzo, verranno raccolti presso i centri di CasaPound Italia presenti su tutto il territorio nazionale, e messi a disposizione delle locali sedi della Protezione Civile.Si invita ulteriormente alla solidarietà fattiva verso i fratelli abruzzesi colpiti dalla tremenda tragedia”.
Sono “gli intrusi del dolore”, come giustamente commenta Maria Grazia Rodotà sul “Corriere”, quelli che sanno cosa significa provocarlo o fiancheggiarlo.
Come Francesco Pazienza, ex ufficiale del SISMI “condannato nel 1988 per aver tentato di depistare le indagini circa la Strage di Bologna, sistemando lo stesso tipo di esplosivo in un treno Milano - Taranto nel 1981. Nel 1990, la sua condanna fu invertita in appello, ma un nuovo processo terminò con una condanna definitiva nel 1995” (fonte Wikipedia), avvistato tra i “volenterosi” (come avrebbe detto il terrorista Bush, l’amico di Berlusconi).
E cosa dire dell’immancabile ed, in questo scenario statale pietoso, meritoria Caritas che, per i versamenti volontari, mette a disposizione i conti correnti con le solite banche private. Nemmeno il popolo di Facebook rimane a guardare e fa a gara per tappare i buchi della disfatta Statale, che non è proprietaria quasi più di niente, figuriamoci di immobili: un’utente scrive che “sono stati messi a disposizione per gli sfollati del terremoto 14 appartamenti, circa 100 posti letto, anche di più forse, in un condominio di Alba Adriatica (TERAMO). Contattate la Sig.ra xxxx”.
Lo Stato svende la propria piattaforma telefonica? Non c’è problema, perché un altro utente Facebook ci fa sapere che “TIM - VODAFONE - WIND - 3 ITA HANNO CREATO IL NUMERO SOLIDALE DOVE MANDARE GLI SMS PER UN GESTO PIU CONCRETO, IL NUMERO E' IL SEGUENTE 48580 UTILIZZATELO.. QUESTO LO POSSIAMO FARE”.
Il terremoto in Abruzzo è tutto questo: viene sancita la ricompattazione straordinaria della società civile a mezzo Protezione Civile. E dopo tutto, perso anche il sentimento della vergogna, che cosa c’è di male se il vanaglorioso Tg1 del riottoso (quasi ex) direttore Riotta ci comunica che ci sono stati “ascolti record in tutte le edizioni del TG1 nella giornata del terremoto in Abruzzo. Il tg1 ha registrato uno share intorno al 30% nelle edizioni delle 6.30, delle 7.00 e delle 8.00 con un picco del 43,1% nell’edizione delle 9.30. La straordinaria delle 11, durata oltre un’ora, ha realizzato uno share del 33%. Nell’edizione delle 13.30 il 32,4% con 5,7 milioni di ascoltatori. La straordinaria dalle 15 alle 16 ha avuto un ascolto del 21%. L’edizione principale delle 20 s’è confermata leader dell’informazione con uno share del 33,9% e con un ascolto medio di 8,7 milioni di ascoltatori e picchi di quasi 10 milioni. Lo speciale TG1 “Porta a Porta” condotto da Bruno Vespa con David Sassoli inviato sulle zone del disastro ha avuto uno share del 27% ed una media di 6,7 milioni di ascoltatori. Record anche per l’edizione on-line del TG1 che raccoglie le offerte di aiuto e di volontariato. Il TG1 è presente in Abruzzo con 8 inviati e 9 operatori dall’alba di lunedì”.
Occorre abbandonare il disgusto andando oltre la semplice partecipazione volontaristica, benché ora necessaria e meritoria. I proletari devono riprendersi lo Stato e lavorare per l’abbattimento dello scarto che divide la società in classi contrapposte. In questo modo non avremo uno Stato più forte ma una società senza la necessità dello Stato. Una società più giusta, più umana, possibilmente con qualche pannolino in proprio.

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