lunedì 13 aprile 2009

Dopo le speculazioni, la strage d'Abruzzo: l'edilizia sotto tiro

La prima responsabilità è della politica che ha reso un bene primario e vitale come la casa alla stregua di un qualsiasi prodotto da supermercato il cui prezzo lo decide il mercato.
E' logico che essendo la casa un bene irrinunciabile ognuno è disposto anche a indebitarsi anche fino a dopo la morte pur di accedere al bene-casa. In questo contesto di "mercato" (sciagura dell'umanità e prima causa di morte dell'umanità nella recente storia capitalista) imprenditori e avventurieri si sono buttati nel business del mattone.
Molti hanno smesso di investire in attività produttive per investire nell'edilizia e nelle speculazioni ad essa annesse. Tanto che appena due anni fa gente improvvisata e legata al mattone come Coppola e Riccucci voleva addirittura scalare RCS e comprarsi il Corriere della Sera. Cosa impensabile fino ad oggi visto l'altissimo valore di investimento ma anche simbolico di quella testata.
E con l'edilizia ci si sono arricchiti anche i politici con mazzette per elargire concessioni, per mutare la destinazione d'uso di terreni, tanto che ogni giunta (rossa, blu o nera che sia) ha dei costruttori di riferimento che foraggiano i candidati a sindaco in cambio di qualche favore.
Senza considerare che l'edilizia è e e rimane uno dei settori del mondo del lavoro più inesplorato, meno controllato, meno sicuro e meno rispettoso dei contratti. Insomma un mondo dove una casta si è arricchita, molti operai sono morti e dove un bene primario è stato portato a prezzi inaccessibili.
E ora la strage abruzzese dove, finite le lacrime e le bugie mediatiche, iniziano ad affiorare le responsabilità di chi ha costruito con sabbia marina in una zona altamente sismica e già distrutta dal terremoto nel 1703.
La magistratura promette la galera, gli imprenditori ammettono che nel settore edilizio ci sono tanti condor assassini. Toccherà al popolo abruzzese controllare che questa gente paghi. red.

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