giovedì 2 aprile 2009

Lieberman: no ad uno stato palestinese

Mancava solo la fiducia alla Knesset. Che per 69 a 45, quattro gli astenuti, ha ratificato la nuova formazione di governo sull'asse Netanyahu-Lieberman. Il leader del Likud, nonché capo di governo, ha poi preso la parola per il rituale discorso d'insediamento. Neppure una parola sullo stato Palestinese, sul processo di pace. Una casualità? No, indizio lampante di come, anche con un accordo con il Labour Party, la logica perseguita sia, e sarà, quella degli interessi di Tel Aviv, dell'incremento dello sfruttamento di territori.
Ovviamente dure critiche sono piovute dall'opposizione, dalla stampa, dal mondo arabo non solo palestinese. "Netanyahu ha rivelato sé stesso - ha detto Nabil Abu Rudeina, portavoce dell'Anp - non assumendo alcun impegno sugli obblighi ereditati dal passato e non dicendo ancora una volta nulla sulla soluzione dei due Stati per due popoli. Se Netanyahu proseguirà su questa strada distruggerà ogni possibilità di soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, compromettendo non solo le relazioni bilaterali, ma anche l'agenda regionale sostenuta da Usa, Russia, Ue e Onu attraverso la road map".
E a parlare è l'Anp di Abu Mazen che più volte ha dimostrato di non avere a cuore la Palestina quanto la gestione del potere. E forse proprio da questa dichiarazione si può comprendere, per i pochi che ancora fossero convinti dell'ipotesi dei due popoli-due stati, che oggi non è oggi più percorribile, se mai lo fosse stata in precedenza.
Ed a conferma di ciò proprio oggi il neo-ministro degli esteri Avigdor Lieberman ha dichiarato che Israele non sarà vincolato agli accordi del 2007, quelli della conferenza di pace di Annapolis per la creazione di uno stato palestinese. Insomma, il nuovo vento che spira su Israele certo non porterà pace per i palestinesi, ma ancora guerra e possibili ridiscussioni dei territori, dei loro assetti.

Israele rivendica il sanguinoso raid aereo in Sudan

Il sito ufficiale israeliano Ynet ha reso nota la rivendicazione del raid israeliano di gennaio contro un convoglio in Sudan. "L'attacco aereo israeliano in Sudan lo scorso gennaio contro camion carichi d’armi iraniane dirette a Gaza sarebbe stato effettuato una settimana dopo che era pervenuta a Gerusalemme l’informazione di intelligence sulla natura del convoglio, e ha visto in azione decine tra jet da combattimento e aerei senza pilota. Lo hanno detto fonti della difesa israeliana alla rivista americana Time. In un commento apparso sullo stesso sito si legge che "L’equilibrio del terrore instaurato a metà anni novanta con i due grandi attentati in Argentina all’indomani dell’uccisione dell’allora capo di Hezbollah Abbas al-Musawi spinse Israele a concentrare le sue operazioni solo contro il gruppo Hezbollah, e non contro i suoi padrini Siria e Iran. Ma le recenti operazioni attribuite a Israele contro armi iraniane in Sudan e contro obiettivi in territorio siriano costituiscono un forte indizio che quell’equilibrio del terrore è saltato.

La maggioranza degli israeliani scontenta del nuovo governo

Il 54 per cento degli israeliani non è contento del nuovo governo del premier Benjamin Netanyhau, che ha giurato ieri di fronte alla Knesset. Lo rivela un sondaggio realizzato dall'istituto Dialog e pubblicato oggi dal quotidiano Haaretz. L'opinione pubblica israeliana non gradisce in particolare l'elevato numero di ministri del nuovo governo (ben 30), e ritiene che alcuni di essi non siano all'altezza delle sfide che dovranno affrontare. Secondo il sondaggio, in molti ritengono che la presenza di ministri come Avigdor Lieberman, il leader della destra ultrasionista e nuovo capo della diplomazia, o Yuval Steinitz, il nuovo ministro delle Finanze, non agevolerà il lavoro dell'esecutivo. Appena un 25 per cento si dice soddisfatto della nomina di Lieberman come nuovo ministro degli Esteri. La maggior parte degli israeliani ritiene invece che il leader di Yisrael Beiteinu non sia adatto a rappresentare lo Stato di Israele all'estero, così come sono molti coloro che sostengono che Steinitz non abbia sufficiente esperienza per reggere il ministero delle Finanze in una stagione di crisi come questa.

Il Venezuela conferma che non riallaccerà relazioni diplomatiche con Israele

Il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha dichiarato lunedì alla tv Al-Jazeera che il suo governo non intende riallacciare le relazioni diplomatiche con Israele, definito come un paese “dalla dirigenza genocida subordinata agli Usa”.


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