lunedì 6 aprile 2009

Processo Eternit: 2000 morti, 5700 parti lese

Dopo il processo Thyssen, un altro dibattimento con al centro gli operai e la morte in fabbrica.


Non è il bilancio di una strage terroristica o di una guerra, almeno non secondo la cultura e il linguaggio corrente. Ma i numeri che abbiamo sotto gli occhi ci raccontano proprio di un bilancio militare.
Al Palazzo di giustizia di Torino almeno mille tra familiari delle vittime e appartenenti a associazioni di lotta alla lavorazione dell'amianto che hanno promosso un presidio. Da Casale Monferrato, dove ha sede l'associazione familiari vittime dell'amianto, sono partiti in mattinata nove pullman.
Tra i primi atti del processo la costituzione come parte civile. Secondo le prime stime saranno almeno 2889 le parti offese ma potrebbero salire a 5700 in rappresentanza delle oltre duemila vittime.
Dopo il processo Thyssen, un altro dibattimento con al centro gli operai e la morte in fabbrica.
Si apre il processo nei confronti della Eternit, azienda produttrice di manufatti in amianto, con stabilimenti a Casale Monferrato, Cavagnolo, Reggio Emilia e Napoli. In occasione della prima udienza preliminare la Cgil, insieme all'Associazione Famigliari Vittime di Amianto, ha organizzato una manifestazione-presidio a partire dalle 9 di fronte al Palazzo di Giustizia.
Alla manifestazione partecipano molti ex lavoratori e cittadini, parti lese nel processo, provenienti soprattutto dalle aree dei quattro stabilimenti, oltre alla presenza dalla Francia di una folta rappresentanza dell'Associazione francese degli Esposti all'Amianto.
Molti gli striscioni srotolati di fronte al tribunale tra cui uno con la scritta "Via l'amianto", "Giustizia" e quello dell'associazione famigliari delle vittime che recita 'Eternit: "fermiamo la strage", quello della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, dell'Associazione Legami d'acciaiò e quello della ThyssenKrupp listato a lutto. E ancora l'Associazione italiana esposti amianto e Medicina democratica.
Bruno Pesce, coordinatore della vertenza amianto per l'associazione vittime: "E' l'inizio di un'altra grande battaglia. In questi anni ne abbiamo fatte tante anche sotto il profilo giuridico ma questa è senz'altro la più importante". L'avvocato torinese Marco Bonetto, coordinatore delle parti civili del processo, ha spiegato: "Non credo che l'offerta di indennizzo cambierà in modo significativo l'andamento di questo processo, sia per il numero di persone sia perchè le parti civili in misura significativa saranno comunque presenti".
Il processo sarà seguito dal social network con un gruppo familiari di vittime costituito su Facebook.
Foto dal Palagiustizia di Torino
Il filmato dell'Istituto Luce: così si lavorava l'amianto negli anni Trenta: CLICCA QUI
Agli atti del processo Eternit in corso di svolgimento a Torino è stato anche allegato un documento originale dell'Istituto Luce girato a Casale Monferrato dove si vedono le lavorazioni dell'amianto negli anni Trenta. Operai e operaie trattano il minerale a mani nude senza alcuna protezione.
Scheda: Eternit, la sostanza cancerogena più aggressiva del '900
L'amianto è stata la più aggressiva sostanza cancerogena del '900: una sola fibra di amianto, 1.300 volte più sottile di un capello, penetrando nei polmoni, può causare tumori devastanti come quello della pleura, che provoca circa mille morti l'anno. Una cifra altissima, come lo è quella delle 2.800 parti offese nell'udienza preliminare di Torino, nel processo contro i vertici dell'Eternit per le morti da amianto.
Fuori legge in Italia dal 1992, l'amianto è stato largamente utilizzato fino agli anni '80 per produrre la miscela cemento-amianto (il cui nome commerciale era Eternit) utilizzata per coibentare edifici, tetti, navi, treni, ma anche come materiale per l'edilizia (contenuto in tegole, pavimenti, tubazioni, vernici, canne fumarie) e poi nelle tute dei vigili del fuoco, nelle auto (sia nelle vernici sia nelle parti meccaniche) e nella fabbricazione di corde, plastica e cartoni.
Se respirate, le polveri di amianto (o asbesto) possono provocare malattie croniche dei polmoni, come l'asbestosi, oppure tumori della pleura, come il mesotelioma pleurico e dei bronchi, e carcinoma polmonare. Conseguenze che possono manifestarsi anche a distanza di decenni. Per questo le morti per amianto che stanno avvenendo in questi anni si devono all'esposizione avvenuta fra 30 e 40 anni fa. In pratica, sta emergendo soltanto adesso il numero reale delle vittime della massiccia esposizione all'amianto avvenuta negli anni '60 e '70 in manifatture e cantieri navali. Il picco dei casi di tumore della pleura dovuto all'amianto è previsto fra oggi e il 2015...
Eternit, il processo più grande d´Europa
Quasi tremila parti offese, a Palagiustizia percorsi obbligati e assistenza medica. Presidio degli esclusi all´esterno. Sono 25 i legali dei due imputati. Tre aule per 1200 posti.
di Lorenza Pleuteri
Aceto Angelina, dipendente dell´Eternit di Casale, nata il 27 luglio 1917 e morta di asbestosi il 23 novembre 2004. Adrignola Domenico, abitante della cittadina epicentro della mattanza, nato il 16 luglio 1953 e deceduto il 24 ottobre 1995 per mesotelioma pleurico dovuto ad esposizione di tipo non professionale. Bastianello Ampelio, lavoratore dello stabilimento di Cavagnolo, nato il 3 febbraio 1925 e spirato il 22 giugno 1984. E via elencando, nel bollettino di guerra che elenca 2.191 caduti e centinai di malati, cifre in perenne aggiornamento perché le fibre dell´asbesto continuano ad uccidere e a innescare il cancro.
Ogni nome, una stilettata al cuore. Ciascuna scheda minima, esistenze ridotte a una riga affogata in 200mila pagine di carte, una famiglia a chiedere giustizia. E un processo monstre destinato a fare storia, in Italia e all´estero. E´ il più grande mai celebrato in Europa. Si apre alle 10 di questa mattina l´udienza preliminare per la strage dell´amianto, un appuntamento che metterà a dura prova la logistica di Palazzo di giustizia. Su Torino caleranno migliaia di persone, i malati in grado di spostarsi e i familiari delle vittime, i rappresentanti di enti e associazioni e sindacati che intendono costituirsi parte civile, i leader di comitati e gruppi italiani ed europei, giornalisti di mezzo continente, osservatori, amministratori da decenni in prima linea. I non ammessi in aula si riuniranno in un presidio. Gli ammessi - coloro i cui cognomi iniziano per lettere che vanno dalla A alla L - verranno identificati e registrati ai computer fatti collocare in cima alla rampa di scale di Palagiustizia. Le transenne definiranno percorsi obbligati, gli operatori di un presidio medico saranno pronti ad accogliere e curare chi dovesse aver bisogno di assistenza.
Dare delle cifre, le dimensioni dell´esercito delle persone che parteciperanno e seguiranno dall´esterno l´udienza, è un azzardo. Le parti offese sono quasi tremila. Ma per ogni morto gli aventi diritti a costituirsi possono diventare tre, quattro, cinque. Gli avvocati sono decine. Solo per l´ex re dell´amianto Stephan Schmidheiny - il magnate svizzero imputato di disastro doloso e omissione dolosa di cautele assieme al barone belga Jean Louis De Cartier - i legali sono 25. Più di metà delle parti offese di Casale sembra intenzionata ad accettare il risarcimento offerto da Mr. Eternit, l´imputato svizzero, circa 30 mila euro in media per vittima. Anche gli eredi del 60 per cento dei residenti potrebbero dire sì agli indennizzi. Per ogni morto vengono aggiunti 20mila euro a persona destinati alla ricerca sul mesotelioma.
L´accusa è sostenuta dai pm Raffaele Guariniello e dai colleghi Sara Panelli e Gianfranco Colace, decisi a chiedere di mandare a giudizio i due accusati. Su tutto, il timore di impicci e di imprevisti. I posti a sedere sono 1.200, distribuiti tra l´aula magna e due delle maxi aule sotterranee. La scansione dei tempi e degli adempimenti non è chiarissima. «Ma sono convinto che ce la faremo - dice Guariniello - ho visto uno straordinario coinvolgimento delle forze dell´ordine, della Croce Rossa e della Protezione Civile, da ringraziare».
L’ira di Casale, dove si muore ancora
di Franca Nebbia
CASALE MONFERRATO - C’è una rabbia che affonda le radici nel tempo ad animare le centinaia di casalesi che questa mattina si sono dati appuntamento davanti al Palazzo di Giustizia di Torino per l’avvio dell’udienza preliminare sulla vicenda Eternit. Una rabbia che ha un unico bersaglio, con due nomi: la famiglia Schmidheiny e il baorone belga Jean Louis Marie Ghisalin De Cartier De Marchienne. Cioè coloro a cui lo stabilimento Eternit, «la fabbrica della morte», ha fatto capo negli ultimi decenni prima della chiusura, avvenuta nel 1986.
Erano gli Anni Settanta e gli studi epidemiologici cominciavano a mettere in evidenza lo stretto legame fra i casi di tumore degli operai dello stabilimento e l’esposizione all’amianto. «I lavoratori - dice Nicola Pondrano, segretario Cgil di Casale ed ex operaio Eternit - vedevano manifesti funebri, sempre più numerosi, affissi ai cancelli e si sentivano dire che l’amianto non faceva male e che era meglio che smettessero di fumare». «C’erano gli elementi per bloccare quella lavorazione così pericolosa, invece si continuava a lavorare e in fabbrica non vennero adottate misure davvero efficaci», racconta un anziano sindacalista.Grazie alla battaglia avviata proprio dalle organizzazioni sindacali, e che venne sostenuta dal Comune, si arrivò a un primo processo,con sentenza nel 1993. I responsabili dell’Eternit casalese, non però i proprietari, furono condannati a pene che andavano da 6 mesi a 3 anni e mezzo, poi ridotte a pochi mesi con la sentenza di Cassazione. Nel frattempo, la gente a Casale continuava a morire. E non solo gli ex operai. E dalla procedura di fallimento della «fabbrica della morte» arrivavarono circa 7 miliardi di lire, distribuiti a 1711 lavoratori (due mesi fa se ne sono aggiunti altri 5,5 milioni di euro), «per risarcimenti che sono una miseria per una vita rubata» dice Romana Pavesi Blasotti, presidente dell’Associazione familiari delle vittime.

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