Salgono a 292 i morti. E la terra trema ancora. Dopo il giorno dei funerali di massa, delle bare che nel silenzio hanno sfilato davanti ai politici rumorosi in cerca di telecamere, si stanno aprendo una serie importante di inchieste sulle responsabilità relative alla messa in sicurezza degli edifici. In particolare quelli pubblici. Come la Casa dello Studente, di proprietà della Regione - che non ne era neppure al corrente - e sotto la quale sono morti schiacciati dalle macerie parecchi ragazzi. O come l'ospedale, che solo dopo 9 anni dalla sua inaugurazione è ora inagibile. E spesso accade che esempi diventino rappresentativi di un sistema più generale, forse anche per il loro significato. Questa cornice calza a pennello con il Catasto dell'Aquila, costruito nel 1974, con la giusta armatura, le proporzioni e i calcoli esatti. Almeno, questo dal timbro "antisisma" che porta sulla pratica collegata. Eppure c'è da scommetterci che si tratta di un falso, perché l'edificio si è sbriciolato, accasciandosi su se stesso. Anche perché si viene a sapere che gli amministratori comunali avevano firmato per un cambio di destinazione, da privato a pubblico, senza poi mettere in sicurezza l'area.
Un altro filone d'inchiesta parla dei materiali utilizzati. Cemento armato fatto con sabbia marina per risparmiare. Oppure scheletri di casa fatti con ferri lisci, con piloni portanti che poggiavano su altri, quasi per caso. Fondamenta molli, travi troppo piccole. Tutto all'insegna del contenimento dei costi, della massimizzazione dei guadagni. "La verità è un dovere verso le vittime e ora controlli sulla ricostruzione"
Il procuratore dell'Aquila: "Pronti a sequestrare le macerie e a sigillare le struttureIn casi come quello dell'ospedale scatta l'obbligatorietà dell'azione penale"Sarà ascoltata la giovane che per paura aveva abbandonato lo studentato"Occorre vigilare sulle infiltrazioni della mafia nella ricostruzione"
di Giuseppe Caporale
L'AQUILA - "Di certo abbiamo il dovere di verificare se alcune palazzine siano davvero state costruite utilizzando sabbia marina, come ci viene segnalato da più parti. O in altri casi ancora senza ferro", dice il procuratore capo Alfredo Rossini. Si lavora in Procura, anche se gli uffici sono diroccati. Anche se non c'è un computer disponibile e il procuratore è stato costretto a scrivere la convalida dei primi 205 morti su un foglietto, a mano. Anche se i magistrati si riuniscono in piazza per evitare pericoli e alcuni agenti della polizia giudiziaria di giorno indagano e di notte dormono in auto. "Lo dobbiamo alle vittime e ai loro parenti - dice il procuratore - oggi finalmente abbiamo trovato anche un ufficio dove sistemarci provvisoriamente".
Procuratore, sarà un'inchiesta complicata.
"Sicuramente. Siamo di fronte ad una vasta tragedia che ha colpito 290 vittime accertate, per ora. Non sappiamo quando si fermerà questo drammatico elenco. Poi l'area coinvolta dal sisma è molto vasta. Ma tutto questo non ci spaventa, focalizzeremo l'attenzione su alcuni palazzi piuttosto che su altri, in base a degli accertamenti preliminari".
Come la casa dello studente, edificio di cui la Regione è proprietaria senza sapere nemmeno di esserlo...
"Certo, ma non mi faccia fare l'elenco, sono elementi sensibili coperti da segreto istruttorio". Indagherete anche sull'ospedale, inagibile per le scosse dopo meno di nove anni dalla sua inaugurazione?
"Non le posso dire di no, mi sembra scontato che in casi come questi scatti l'obbligatorietà dell'azione penale".
Certo, anche il tribunale...
"Lasciamo perdere, non andiamo oltre".
Le macerie, in questi casi, sono il corpo del reato. Le sequestrerete?
"Certo, anche se dobbiamo decidere se prelevare dei campioni o porre i sigilli alle intere strutture. Vedremo, è ancora prematuro parlarne".
Lei, in qualità di capo della direzione distrettuale antimafia per l'Abruzzo, avvierà anche un controllo sul rischio d'infiltrazione della criminalità organizzata sulla gestione dei fondi della ricostruzione.
"Purtroppo la nostra esperienza ci dice che questo è un altro degli aspetti fondamentali che dovremo verificare. Occorre vigilare prima, magari analizzando a fondo tutte le ditte che parteciperanno alle gare d'appalto, piuttosto che aspettare che si compiano altri reati".
Fino a ieri le riunioni della Procura si sono svolte in piazza Duomo, davanti ad una montagna di detriti. È qui che il capo della Procura ha firmato i documenti necessari per richiedere le prime perizie tecniche. Perizie anche sulle macerie del terremoto che sono il corpo del reato e saranno sequestrate. Dovranno essere analizzate. Ma non subito. Solo dopo che gli inquirenti avranno acquisito agli atti, tutti i documenti utili a ricostruire la storia degli edifici che sono all'attenzione degli investigatori. L'elenco per ora è coperto da segreto, ma alcune sembrano certe: la casa dello studente, il tribunale, l'ospedale e una lunga serie di palazzine divenute - con il terremoto - trappole mortali. La procura probabilmente ascolterà come testimone anche Carmela Tomassetti, studentessa di Celano, che dice di aver abbandonato la "casa dello studente" dopo le scosse del 31 marzo, allarmata da una profonda crepa al secondo piano, più volte segnalata agli organi tecnici dell'azienda del diritto allo studio.
Ad operare le verifiche sui palazzi saranno diversi team composti da tre tecnici, uno della protezione civile, uno dei vigili del fuoco e un perito civile. Man mano che emergeranno elementi di sospetto, sulla qualità dei materiali, sulle tecniche di costruzione, sul rispetto dei progetti e sulla compatibilità geomorfologica, i vigili del fuoco riferiranno agli inquirenti.
Il Catasto col timbro antisisma" E invece si è schiantato subito"
Un tecnico: avrebbe dovuto resistere il 40% in più. L'edificio costruito come un hotelè di proprietà privata. Una firma in Comune ne cambiò la destinazione d'uso
di Attilio Bolzoni
L'AQUILA - È storto, messo di traverso su un dosso. Dietro è come scoppiato, le pareti sputate fuori, l'edificio tagliato a pezzi. Dicono che l'hanno costruito a norma antisismica, alla prima botta si è rotto. Finirà che l'abbatteranno. E tutti i suoi archivi, le cartine, tutte le sue mappe saranno custodite in una tendopoli.
Anche il Catasto, la memoria edilizia della città, ha chiuso per terremoto.
E meno male che aveva quel "marchio di qualità" il fabbricato sghembo e in bilico sulla collina di Villa Gioia, meno male che il palazzo dell'Agenzia del Territorio dell'Aquila l'avevano tirato su dopo il 1974 quando tutti - da quel momento - dovevano rispettare certe regole. L'"armatura" giusta, il calcestruzzo precompresso, le barre di acciaio o di carbonio "interconnesse fra loro". Meno male, se è andata davvero così. Altrimenti cosa sarebbe successo mai in mezzo a questo budello che sale dalla stazione ferroviaria abbandonata fino alla cima del poggio? Altrimenti cosa sarebbe rimasto oggi del Catasto dell'Aquila?
E' sempre più tortuoso il racconto di come hanno costruito questa città e di come hanno scelto certi luoghi per ospitare gli edifici pubblici, ci sono troppi piccoli segreti gelosamente protetti fino a quando il terremoto ha spazzato via tutto. Una storia somiglia all'altra e all'altra ancora, in un groviglio di nomi e di delibere e di "autorizzazioni" che si sono perdute nel tempo e nel silenzio. Questa del Catasto ricorda tanto quella della Casa dello studente dove sono morti sette ragazzi e altri quattro li stanno ancora cercando. Vi ricordate, cos'era inizialmente quel palazzo dove hanno portato gli universitari che vengono qui da ogni parte d'Italia? Era all'origine un deposito di medicinali. Poi, con qualche variante e con qualche firma negli uffici tecnici del Comune, è diventata la Casa dello studente.
Così è avvenuto anche per il Catasto, che una trentina di anni fa era dentro Palazzo Centi dove ora c'è la Presidenza della Regione lesionata. Qualcuno però ha voluto trasferirlo vicino alla stazione ferroviaria. Il fabbricato era già pronto. Cinque piani, un giardino davanti e un piccolo parcheggio alle spalle. Avevano costruito per farci un albergo, poi i fratelli Angelo e Giampiero Ricci, mobilieri dell'Aquila, hanno affittato allo Stato il loro immobile. Un'altra firmetta in Comune, il "cambio di destinazione d'uso" e l'hotel a cinque stelle si è trasformato nel Catasto.
Sono tante le mutazioni improvvise nella vicenda edilizia abruzzese, trasformazioni in corso d'opera che stanno affiorando sospette nei giorni del terremoto.
Un edificio privato non è come un edificio pubblico. A cominciare dalle norme antisismiche. "Quelli pubblici devono avere un coefficiente di protezione per i terremoti del 40% in più rispetto agli altri palazzi" racconta Pietro Di Stefano, funzionario del Provveditorato delle Opere pubbliche dell'Aquila. E' stato costruito così anche il palazzo sgangherato del catasto? "E' fuori asse, tutto sconnesso, chissà", risponde Antonio Perrotti, dirigente generale dell'assessorato Territorio e Ambiente della Regione. E assicura dopo un'ispezione: "Staticamente, è andato".
Al Catasto non c'è anima viva dalla notte di domenica. Il tesoro che c'è lì dentro - planimetrie, tabelle su superfici di terreni, particelle, spessori di muri - bene che andrà finirà in una tenda. A meno che tutto crolli alla prossima scossa. Il palazzo è là, ondeggiante e pronto a scivolare.
Per farvi capire come è stata disegnata L'Aquila, come i suoi ingegneri e gli architetti e i suoi urbanisti hanno impostato l'"organizzazione della città", bisogna salire dalla stazione ferroviaria e vedere da vicino dove c'è il Catasto. E' dentro il budello che porta il nome di via Francesco Filomusi Guelfi e che si arrampica, a destra e a sinistra ci sono scuole medie e scuole d'arte, un istituto magistrale, l'Inps, uno degli ingressi del Tribunale, gli uffici finanziari e l'assessorato all'Ambiente della provincia. Si entra e si esce solo da quel budello, si passa per forza sotto un arco di pietra che fa parte delle mura medievali crollate e rotolate sull'asfalto. "E' una follia avere portato qui il Catasto e tutte quelle altre e quegli altri uffici", dice ancora Di Stefano, il funzionario del Provveditorato delle Opere Pubbliche. Una delle follie edilizie dell'Aquila, una delle tante. Sentite cosa fa sapere il presidente provinciale dell'Associazione costruttori Filiberto Cicchetti: "All'Aquila esistono due città. Un'antica costruita all'interno delle mura e che è crollata, l'altra fuori dalle cinta dove su 12 mila palazzi ne sono venuti giù soltanto due". E annuncia: "Fra due settimane, quando sarà passata la grande paura, dopo i sopralluoghi si accerterà che il novanta per cento delle costruzioni fuori dalle mura sono tutti agibili". E assicura: "In quelle abitazioni sono cadute solo alcuni ninnoli, soprammobli, intonaci". Ninnoli, soprammobili, intonaci. E duecentonovanta morti e quarantamila sfollati.
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