lunedì 6 aprile 2009

La questione immorale: uno Zipponi che va via non fa primavera!

di Francesco Fumarola
Maurizio Zipponi, ex responsabile area lavoro PRC sotto la salottiera segreteria Bertinotti, rimane coerente con se stesso e si candida con l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Su "Liberazione" di Sabato 4 Aprile 2009, ne dà un ampio resoconto Maria R.Calderoni che ha, tra l'altro, il coraggio (raro) di considerarsi "fortemente colpevole" per avere creduto, addirittura "con le lacrime agli occhi", al valore etico-politico del nostro, "ex operaio figlio di operai". Zipponi, attraverso un percorso tutto personale che è possibile godersi grazie al bel pezzo della compagna Calderoni, inconsapevolmente compie un atto di grande "igiene politica", recidendo definitivamente i nodi con una militanza in cui, ed è un fatto, non hai mai creduto se non per scopi di rendita personale. "Igiene politica" praticata anche dalla stessa cronista, che ci dimostra come l'ammissione di un abbaglio non sia qualcosa di cui vergognarsi ma da valorizzare. In che modo? Proviamo a trarre delle considerazioni partendo dalla premessa che ciascuno di noi ha conosciuto o, peggio, conosce un Zipponi appiccicaticcio e baldanzoso: ne siano prova anche gli ultimi due casi di scissione (Vendoliani e Federazione della Sardegna che, non si sa in base a quale cervellotico ragionamento, gode di una sua autonomia sancita per Statuto). Sia chiaro: limitare il dato patologico a chi va via è limitante.
Il problema, ahimè, come i vivi con i morti, sono quelli che rimangono,i tanti Zipponi ovunque collocatisi nei meandri delle strutture di Partito, che non ci pensano proprio a portare via armi e bagagli motu proprio. E così rimangono, si riciclano, persistono annosamente in questa o quell'area per piazzare se stessi al miglior offerente. E così in tanti continuiamo ancora a vedere lo Zipponi di turno indicarci la strada, serioso mentre analizza la fase, in testa nei vari cortei/sciopero del Sabato mattina alla ricerca della telecamera, ad infognare di veline dalle belle parole le speranze dei proletari. Eppure, ed è il male assoluto, non ci basta. Quasi fossimo dei masochisti, anche dopo avere preso mazzate su mazzate, offese su offese, per la gran parte non abbiamo la forza di ribellarci al Zipponi della seggiola accanto, e dire quanto più o meno ha detto la Calderoni: "Ho sbagliato, ora basta!". In troppi non riusciamo a recidere quel cordone ombelicale di "soggezione" che ha senso soltanto per come è impostato il Partito, di massa e non di quadri, dove il vertice, qualunque esso sia, si limita ad offrire disposizioni che la base vista con il secchio e la colla.
In mezzo, scissi tra la volontà di entrare nelle grazie dei dirigenti e la necessità burocratica di stare mezzo passo avanti ad una base da "bere", sta un buon numero di quadri, i famosi intermedi. L'obbligatorietà di affrontare e risolvere, una volta per tutte e senza aspettare più derive arcobaleno che ci liberino dei vari Zipponi, non è più rinviabile. Non è un problema di questione morale, ma di immoralità mascherata e diffusa. Diffusa perchè endemica, mascherata perche dissimulata dalle buone maniere, da quella buona creanza che salva l'approccio formalmente democratico al dibattito per il "rispetto" (un obbligo, pare) che si deve ad ogni compagno, ed affoga la sintesi pura nel mare magnum degli accordicchi e degli sgambetti. Dislocazione, anche spaziale, tra il momento formale ed il momento sostanziale delle decisioni che contano, la "questione immorale" è di per sè legata alla rendita, alla posizione.
Il denaro assurge a strumento per la sua autoriproduzione. La "questione immorale" è perciò stesso una questione positiva, uno scellerato modo di agire politico, che emerge dirompente per finalità di autoconservazione di ceto e si impone sulla moralità dei più attraverso il "doppio petto" del percorso comune da fare insieme per l'unità" (elementi, come si può capire, sempre condivisi e condivisibili). Una furbizia, funzionale ad interessi minoritari e parassitari, che si poggia, strumentalmente, sul "comune sentire". La "questione immorale" affossa la "questione morale" (puramente resistenziale e di testimonianza, negativa perchè passiva) ed assurge a regola, pratica politica, modalità truffaldina dalle sembianze rassicuranti. Occorre spezzare questo circuito maledetto, ma come? A parte la capacità umana di tenere sempre gli occhi aperti e di essere umili come la compagna Calderoni è quando ammette l'abbaglio, i vari Zipponi si smascherano staccando la politica con la "P" maiuscola dall'affare, la legittima rappresentanza istituzionale dalla rendita, la militanza dal "postariello nel partito".
A questo proposito si avanzano alcuni, ma non definitivi, suggerimenti:
1- chiunque ricopra una carica, a qualunque livello, ha l'obbligo di girare il 100% delle quote al Partito, che a sua volta provvederà a remunerarlo per una cifra, al netto delle spese vive per lo svolgimento dell'attività (opportunamente documentate, mirate al raggiungimento del massimo risparmio ed a completo carico del partito) non superiore a quella del salario medio di un operaio (metalmeccanico?);
2- tutte le quote girate devono finire in un fondo di resistenza gestito dal Partito con il quale, oltre alla propaganda ad ogni livello, si finanzia il conflitto sociale nelle sue mobilitazioni territoriali;
3- nessuno può ricoprire ruoli e svolgere funzioni, di qualunque genere e tipo, per un peridio di tempo superiore a cinque anni. Il Partito garantisce, allo scadere del quinquennio ed attraverso i fondi stanziati al punto 2, l'accompagnamento al lavoro del militante, qualora esso se ne trovi momentaneamente sprovvisto.
4- tutte le decisioni, intra ed infra aree/Partiti vanno prese pubblicamente, davanti ai militanti, nelle sedi più appropriate del Partito, e non nelle pizzerie o davanti alle crostate di mammà.
Chi scrive crede fortemente che anche soltanto inziando con questi semplici rimedi, tra i tanti sempre validi e facilmente applicabili, si possa contribuire a smascherare i ciarlatani e gli scaldaseggiola, iniziando a produrre una scrematura naturale tra i tanti Zipponi ed i pochi ma decisivi, per l'etica in politica e la sconfitta della "questione immorale", Maria R. Calderoni.

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